Valpolicella DOC

La zona di produzione della Valpolicella DOC copre l’intera fascia pedemontana della provincia di Verona estendendosi dal lago di Garda fino quasi al confine con la provincia di Vicenza. La zona è costituita da una serie di vallate e di colline che entrano nella pianura disegnando una caratteristica forma di una mano, con caratteristiche comuni e proprie della Valpolicella come il clima ed il suolo. I vini della Valpolicella sono caratterizzati dall’uso di varietà autoctone dal territorio. La Corvina è la varietà più importante presente nell’uvaggio del “Valpolicella” e conferisce struttura e corpo. La Rondinella risulta invece particolarmente importante per l’apporto di colore che riesce ad assicurare al vino. I vini prodotti sono mediamente alcolici, ben strutturati e con un quadro polifenolico interessante. Il Valpolicella giovane è un vino fine, dal colore rosso rubino, dal profumo vinoso, sottile, con toni di ciliegia e rosa, dal sapore fresco, secco o alquanto morbido, piacevolmente tannico amarognolo e vivace. Il Valpolicella Superiore, proveniente da uve scelte, deve avere un affinamento minimo di un anno e può così presentarsi con il caratteristico colore rubino con alcune note granate; il profumo lievemente etereo e di vaniglia; il sapore affinato, armonico, secco e vellutato.

Piave DOC

La zona di produzione della DOC Piave si trova tra la fascia collinare Trevigiana ed il Friuli, con il Montello a nord e la laguna veneziana a sud, lungo l’asse del fiume Piave. Il nome della denominazione deriva da quello del fiume Piave che ne attraversa il territorio. L’intera area riconducibile all’attuale zona DOC Piave era interessata alla coltura della vite già in epoca preromana, ma le prime testimonianze concrete sulla viticoltura nella zona risalgono alla dominazione asburgica: ai primi del ‘900 la provincia di Treviso per consistenza del vigneto e produzione di vini, era al secondo posto tra le province venete. I vini rossi della DOC Piave sono caratterizzati da elevata struttura, grande equilibrio fra le diverse componenti e un’elevata morbidezza al palato. Il loro colore è rosso rubino più o meno intenso, con riflessi violacei, talvolta granati con l’invecchiamento. Il profumo è fragrante e intenso e, a seconda dei vitigni, si possono riscontrare i sentori di frutti rossi, ciliegia, frutta matura, note speziate, erba fresca o secca, tabacco o di tostato. I vini bianchi e aromatici, ottenuti con produzioni più elevate, presentano minori livelli di gradazioni zuccherine e tenori acidi e sono caratterizzati da profumi floreali, di frutta e di crosta di pane fresco.

Colli Euganei DOC

I Colli Euganei sono colline di origine vulcanica che si elevano nella pianura padana nei pressi delle città termali di Abano Terme e Montegrotto Terme, in provincia di Padova, all’interno del Parco dei Colli Euganei, isola naturalistica di quasi 19.000 ha. La zona, per la maggior parte collinare, consente ai produttori di scegliere per ogni tipologia di vitigno le esposizioni e le giaciture più idonee a far risaltare le qualità specifiche. Infatti, a seconda dell’esposizione “più o meno fresca”, la scelta enologica cambia passando da uve destinate a vini bianchi, a base spumante o a uve per vini, sia bianchi che rossi, giovani e fruttati nei terreni ad esposizione prevalentemente a nord, ad uve per ottenere vini più strutturati e riserve per i versanti a sud. La combinazione tra natura del terreno e fattori climatici fanno dei Colli Euganei un territorio altamente vocato alla produzione di vini di pregio. I vini rossi sono caratterizzati da un colore rosso rubino più o meno intenso, con riflessi violacei, talvolta granati con l’invecchiamento. Il profumo è fragrante, caratteristico, intenso. A seconda dei vitigni si possono riscontrare sentori di frutti rossi, ciliegia, frutta matura, note speziate, erba fresca o secca, tabacco o di tostato. I vini rossi dei Colli Euganei presentano un’ottimale maturazione fenolica, che, grazie anche ad un ottimale rapporto tra zuccheri e acidi, permette di ottenere vini caratterizzati da elevata struttura, un grande equilibrio fra le diverse componenti e
un’elevata morbidezza al palato. I vini di varietà a bacca bianca come il Moscato, il Serprino, il Pinello, lo Chardonnay offrono produzioni contenute dal punto di vista quantitativo associate ad elevate gradazioni zuccherine e buoni equilibri acidi. La maturazione delle uve è buona. I vini ottenuti sono caratterizzati da profumi floreali, di frutta e di crosta di pane fresco. I vini bianchi giovani presentano un carattere fresco molto apprezzato specialmente dai consumatori più giovani. Tra i vini bianchi aromatici, il Moscato, molto caratteristico della zona, presenta un peculiare equilibrio di estratti e zuccheri e vengono esaltate le note di pesca, banana, citronella geranio, salvia, rosa. Non a caso la zona di produzione è tra le rare zone viticole nel Veneto dove si ottengono le massime espressioni dei moscati nei quali, a seconda della tipologia di suolo e delle esposizioni, vengono esaltate le note di pera, banana, citronella, geranio, salvia, rosa.

Colli Berici DOC

I Colli Berici costituiscono la caratteristica paesaggistica più rilevante a sud di Vicenza, con un caratteristico profilo ondulato e di altezze modeste (300-400 metri). La coltura della vite nei Colli Berici risale all’epoca romana, ma si sviluppò soprattutto dopo l’anno 1000. Cronache raccontano che sin dal XIII secolo tutta la parte nord dei Colli Berici era interamente coltivata a vite, così come le colline di Barbarano. L’avvento della Repubblica Veneta diede un forte impulso alla viticoltura e a partire dai primi anni dell’Ottocento, accanto ai due vitigni autoctoni Garganega e Tocai rosso sono stati importati vitigni internazionali provenienti dalla Francia e in particolare dalla zona di Bordeaux, che messi a dimora nei Colli Berici hanno sviluppato nel tempo caratteristiche peculiari in relazione al terreno e al clima. Il Cabernet franc dei Colli Berici è stato il primo Cabernet DOC in Italia. La punta di diamante dell’enologia berica è il vino Tai Rosso che deriva dal vitigno Tocai rosso, della stessa natura genetica del Cannonau sardo, del Grenache francese e della Garnacha spagnola, ma che nel Vicentino ha trovato un areale adatto alla sua coltivazione e una propria identità. Coltivato nella zona di più antica tradizione, costituita dal Comune di Barbarano e dai comuni limitrofi, è identificato con il nome Barbarano rosso. La Garganega è l’altra varietà autoctona dei Colli Berici, particolarmente duttile dal punto di vista enologico che in questi colli dà origine a vini fermi di colore giallo paglierino con delicato profumo fruttato, dal sapore asciutto, abbastanza fresco e sapido. I vini bianchi dei Colli Berici sono caratterizzati da sentori fruttati, floreali e minerali che al palato si rivelano abbastanza freschi e sapidi. Fra questi il Sauvignon, che all’analisi sensoriale si rivela fresco, floreale e fruttato con buona sapidità, note tipiche di peperone e foglie di pomodoro. I vitigni internazionali a bacca nera danno origine nella zona dei Colli Berici a vini rossi di buon corpo e morbidezza con colorazione che varia dal rosso rubino al granato, più o meno concentrato a seconda della micro area di produzione. Il tenore alcolico e il corredo polifenolico risultano in generale piuttosto elevati, ma ben bilanciati a favore dell’equilibrio complessivo. In particolare il Tai Rosso fa percepire all’olfatto aromi primari e varietali, in particolare la freschezza della frutta a bacca rossa e la fragranza dei fiori di ibisco: le note aromatiche predominanti sono quelle del lampone e della rosa canina. Il sapore è asciutto, fresco e morbido con sentori di frutti di bosco, spezie e retrogusto di mandorle e prugna.

Breganze DOC

L’area della DOC Breganze è costituita dal bacino ad anfiteatro compreso tra i fiumi Astico e Brenta, il cui margine settentrionale confina con le aree montagnose delle prime pendici dell’Altopiano di Asiago. La vite era presente nella zona della DOC Breganze sia in epoca preistorica che durante la dominazione romana, ma trova le prime testimonianze scritte nel periodo della Repubblica di Venezia, durante il quale i vini di Breganze ed in particolare il Vespaiolo entrano nei racconti degli avvenimenti del tempo. La DOC Breganze include i vini “Breganze Rosso”, “Breganze Cabernet”, “Breganze Pinot Nero”, “Breganze Bianco”, “Breganze Pinot Bianco”, Breganze Vespaiolo” ed altri, fino ad arrivare a 16 tipologie complessive. Dal 1995 la gamma dei vini è completata con il Torcolato, gemma enologica delle pedemontana vicentina. L’emblema della denominazione Breganze è il vitigno Vespaiolo, vinificato in tre versioni, fermo, spumante e passito. In quest’ultimo caso prende il nome di Torcolato. L’uva Vespaiola deve il suo nome alla dolcezza dei suoi succhi, particolarmente amati dalle vespe. Il vino Vespaiolo che se ne ottiene presenta un’interessante predisposizione all’invecchiamento ed è caratterizzato da un colore giallo paglierino con riflessi verdognoli in gioventù, profumo di buona intensità, elegante e non aggressivo, con sentori floreali e fruttati come l’acacia e gli agrumi. In bocca presenta una freschezza invidiabile per la presenza di una naturale acidità. Il Torcolato è ottenuto dai grappoli appassiti di uva Vespaiola, si presenta con un colore giallo oro carico, con fragranze che richiamano il miele e l’uva passa. Il suo gusto dolce-non dolce, armonico, vellutato, pieno e rotondo ricorda la frutta matura, il miele e l’uva sultanina. E’ un vino “da meditazione”, ottimo da solo ma eccellente a fine pasto con dolci secchi, dà il massimo sui formaggi erborinati. In generale i vini bianchi della DOC Breganze sono caratterizzati da sentori fruttati, floreali e minerali che al palato si rivelano abbastanza freschi, sapidi e delicati. L’area della denominazione si è dimostrata particolarmente vocata alla coltivazione dei vitigni internazionali a bacca rossa, in particolare il merlot e cabernet, che vi vengono coltivati fin dal diciassettesimo secolo, oltre al Pinot Nero che per le
caratteristiche organolettiche si erge tra i migliori d’Italia. I vini rossi in generale evidenziano una interessante mineralità, una buona struttura, con morbidezza ed intensità notevoli, una colorazione dal rosso rubino al rosso mattone, al granato con l’invecchiamento. Il tenore alcolico e il corredo polifenolico sono elevati, ma ben bilanciati a favore di un ottimo equilibrio complessivo.

Montefalco DOC

La zona  della Montefalco DOC ricade in provincia di Perugia, al centro dell’ Umbria, e abbraccia l’ intero territorio comunale di Montefalco e parte dei comuni di Bevagna, Giano dell’ Umbria, Gualdo Cattaneo e Castel Ritaldi. Si tratta di una zona molto piccola, con terreni che digradano dolcemente lungo i profili dei rilievi collinari più elevati presidiati da antichi borghi medievali. La pendenza degli appezzamenti vitati e l’esposizione generale è variabile, tanto da creare un ampio ventaglio di microclimi e condizioni di coltivazione. Il vino DOC Montefalco Rosso deve essere ottenuto da uve Sangiovese dal 60% al 70%, e Sagrantino dal 10 al 15%, e altri vitigni a bacca rossa coltivati localmente. Il vino Montefalco Bianco DOC deve essere ottenuto da Grechetto (min. 50%), Trebbiano toscano (20%-35%) e altri vitigni a bacca bianca. Il Montefalco Rosso presenta un colore rosso rubino intenso e brillante con sfumature violacee. Ha un odore delicato, caratteristico, con note di frutta matura; sapore asciutto e di buon corpo. L’aroma è molto persistente al naso con tipici sentori di frutti di bosco, lampone e mirtillo che si legano perfettamente con la vaniglia data dal legno. Il gusto è pieno e leggermente tannico. E’ un vino con capacità di invecchiamento che può evolvere in bottiglia, se ben conservato, per 5 e più anni. Il Montefalco bianco presenta un colore giallo paglierino con riflessi dorati. Le caratteristiche organolettiche che ne risultano sono: odore leggermente vinoso, fine, con note fruttate e floreali; sapore caratteristico, sapido, secco e leggermente fruttato. L’aroma è intenso. Il gusto è persistente. E’ un vino buono in gioventù ed ha una capacità di invecchiamento di due o tre anni.

Trentino DOC

La zona di produzione della denominazione DOC Trentino e Trentino Superiore si estende tra i comuni viticoli della provincia di Trento, nella Valle dell’Adige, nella Valle di Cembra, nella Vallagarina, nella Valle del Sarca, nella Valsugana e nelle Valli Giudicarie. L’area è prevalentemente montuosa o collinare, con il 70% del territorio trentino al di sopra dei 1.000 di quota. I terreni vitati per la produzione del vino DOC Trentino e Trentino Superiore varia dai 70 ai 600/700 m s.l.m. La coltivazione della vite e la produzione di vino fanno da sempre parte del bagaglio culturale della regione, come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici e documenti storici che coprono un arco temporale che va dall’Età del Bronzo ai giorni nostri. Nella zona della denominazione DOC Trentino e Trentino Superiore vengono coltivati sia vitigni autoctoni, quali Lagrein, Marzemino, Moscato giallo, Moscato rosa, Müller-Thurgau, Nosiola, Rebo e Traminer aromatico che varietà internazionali, quali Cabernet, Chardonnay, Merlot, Pinot bianco, Pinot grigio, Pinot nero, Riesling e Sauvignon. La vinificazione avviene di norma in purezza con indicazione del nome della varietà, fatta eccezione per la tipologia rosso (bordolese), bianco e rosato/kretzer. Nella produzione del Vino Santo del Trentino DOC le uve Nosiola, dopo la raccolta, vengono sottoposte ad appassimento fino al momento della pigiatura la quale può avvenire dal 1° marzo successivo alla raccolta per il “Trentino Superiore Vino Santo“ e di norma dal 1° febbraio successivo alla raccolta per il “Trentino Vino Santo”. Per ottenimento dei vini recanti la menzione “vendemmia tardiva” viene invece praticato un più o meno prolungato appassimento delle uve sulla vite.

Teroldego Rotaliano DOC

La zona di produzione della denominazione Teroldego Rotaliano DOC comprende un’area di circa 1.200 ettari sulla destra del fiume Adige, di fronte pareti montuose che sovrastano gli abitati di Mezzolombardo e Mezzocorona, attraversata dal torrente Noce, denominata “Campo Rotaliano“. I vigneti sono ubicati ad una quota d 200 – 250 m s.l.m. La coltivazione della vite e la produzione di vino fanno da sempre parte del bagaglio culturale della regione e testimonianze sull’attività viticola ed enologica in epoca romana sono state ritrovate anche all’interno della zona di produzione del vino in questione. La prime citazioni del vitigno Teroldego in provincia di Trento risalgono al 1480 e riconducono il vino Teroldego alla zona di produzione del “Teroldego Rotaliano”, documentato sin dal XV/XVI secolo. Il vitigno idoneo alla produzione del vino Teroldego Rotaliano DOC è quindi rappresentato dalla varietà Teroldego; le forme di allevamento sono quelle tradizionali della zona: pergola semplice, pergola doppia sono le più comuni, accanto a forme a spalliera verticale (Guyot, cordone speronato, ecc.). Di colore rosso scuro con riflessi granati, il Teroldego Rotaliano DOC presenta al naso fragranze di frutta matura che richiamano la mora selvatica, il mirtillo e il lampone. Al palato risulta forte, possente, quasi carnoso e avvolgente nella struttura solida e compatta. Si abbina ai prodotti tipici della gastronomia trentina, quali carni rosse, salumi e formaggi a lunga stagionatura.

Montecucco DOC

La zona  della DOC Montecucco ricade nella parte meridionale della Toscana e, in particolare, nel lembo orientale della provincia di Grosseto, in una vasta area che si estende dalle pendici del monte Amiata fino agli ultimi rilievi prima della città di Grosseto, con un prolungamento in direzione nord e nord-est, fino ai confini con la provincia di Siena, delimitati in parte dal corso del fiume Ombrone e del suo affluente Orcia. L’area comprende tutto o parte del territorio di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano, con esclusione del fondo valle. La DOC Montecucco è riferita alle tipologie di vino Bianco e Rosso , al Rosso con menzione “Riserva”, al tipo Rosato, al Vermentino, ed ai tradizionali Vin Santo e Vin Santo Occhio di Pernice. I vitigni idonei alla produzione dei vini della Montecucco DOC sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area geografica considerata, e cioè, in primis, i vitigni autoctoni Sangiovese, Ciliegiolo, Trebbiano toscano, Vermentino, Malvasia bianca lunga e Grechetto, affiancati da varietà eventualmente presenti tra i vitigni complementari, come ad esempio Canaiolo nero, Colorino, Syrah, Alicante, Merlot, Cabernet Sauvignon, Petit verdot e Montepulciano. I vini rossi presentano un colore rosso rubino intenso, talora con riflessi violacei nei vini giovani, che sfuma al granato nei vini più maturi come quelli con qualifica Riserva, comunque influenzato, nella tonalità, dalla percentuale di Sangiovese presente. I vini bianchi presentano un colore giallo paglierino, profumi delicati, freschi, con note floreali e fruttate più o meno accentuate, la cui ricchezza è in funzione della percentuale di Vermentino presente. Il Vin Santo si presenta con un colore dal giallo dorato fino all’ambrato intenso, un profumo ricco e complesso, etereo, intenso, con evidenti note di frutta matura, di uva passa e candita, mentre al gusto denota sensazioni vellutate, rotonde, con una notevole lunghezza e persistenza. Il Vin Santo occhio di pernice è caratterizzato, invece, da un colore tra l’ambrato ed il topazio intenso, con un’ampia unghia rossiccia che si fa marrone con l’età, profumi intensi e ricchi di frutta matura con note che richiamano il cioccolato e la liquirizia, mentre al palato è morbido, vellutato, molto rotondo ed ampio, con retrogusto dolce ed una notevole lunghezza e persistenza delle note retro olfattive.

Cortona DOC

La DOC Cortona è riferita principalmente a tre tipologie di vino, rosso, bianco e Vin Santo. I vitigni idonei alla produzione del vino Cortona DOC sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area di produzione, sangiovese, merlot e syrah tra i rossi, chardonnay, sauvignon, grechetto e trebbiano toscano tra i bianchi. Questi vitigni danno vita anche a tipologie distinte riferite alle singole uve vinificate in purezza. I vini presentano caratteristiche chimico-fisiche equilibrate in tutte le tipologie; un elemento di spicco e di identità può essere rilevato nel rapporto che si crea tra una notevole dotazione in polifenoli, da una parte, appaiata da un’ottima capacità di mantenere valori elevati della struttura acida dei vini (ruolo rilevante degli strati argillosi ai fini del mantenimento di una riserva idrica elevata nel sottosuolo, pur in presenza di notevoli valori della temperatura estiva). Questa doppia valenza, in particolare nei grandi vini rossi, consente di raggiungere notevoli livelli di eleganza in vini di alta capacità di invecchiamento. Al sapore e all’odore si riscontrano aromi caratteristici ed armonici con caratteristico retrogusto nella tipologia Vin Santo.

Colline Lucchesi DOC

La DOC Colline Lucchesi è fra le primissime in Toscana, risalendo al 1968, inizialmente con la sola versione Rosso. Come altri vitigni della Toscana il vitigno Sangiovese, chiamato dai lucchesi “Sangioveto”, è stato abbinato da tempo ai vari Canaiolo, Ciliegiolo e Colorino, Merlot, Syrah, nonché ad una piccola parte di Moscati e Aleatici. Nel 1985 veniva riconosciuta la DOC Colline Lucchesi anche al Bianco: accanto al tradizionale Trebbiano Toscano, troviamo il Vermentino, il Greco e il Grechetto, la Malvasia del Chianti (sinonimo lucchese di Malvasia Bianca Lunga) con l’aggiunta di Chardonnay e Sauvignon nonché di una piccola parte di vitigni a bacca bianca locali. Oggi, oltre ai tradizionali rossi e bianchi, si producono alcuni vini fermentati in purezza da singoli vitigni Sangiovese e Merlot, oltre al Vermentino e Sauvignon. A questi si aggiunge il Vin Santo, che le aziende di Lucca hanno sempre prodotto e ne facevano un vanto da offrire agli amici, oggi anch’esso è DOC e anche se prodotto in limitate quantità viene a comporre un ventaglio di prodotti di qualità che danno l’immagine di un ambiente, di una tradizione di valori a cui i viticoltori lucchesi non intendono rinunciare.

Bolgheri DOC

La coltivazione della vite nel territorio di Bolgheri, nel comune di Castagneto Carducci, ha origini antichissime, e testimonianze della sua presenza derivano dagli Etruschi e poi dai Romani. Testimonianze più recenti risalgono al periodo medievale per la presenza di numerosi monasteri e domini ecclesiastici. Le scelte viticole degli ultimi decenni furono effettuate non solo in base al terroir, ma soprattutto in base alla cultura vinicola francese con particolare attenzione ai metodi di vinificazione e ai vitigni usati in Francia. La consacrazione ufficiale del vino Sassicaia avviene nel 1978 quando la rivista Decanter pubblica una degustazione comparata di cabernet del mondo ed il Sassicaia si piazza al primo posto. Ma il Sassicaia non rimane un fenomeno isolato e, a partire dagli anni ’80, viene affiancato da numerosi altri vini di famose aziende che ottengono una enorme messe di riconoscimenti. I vitigni della DOC Bolgheri, sia a bacca nera che bianca, si sono rivelati come la migliore scelta qualitativa per l’area. Le pratiche relative all’elaborazione dei vini sono quelle consolidate in zona per la vinificazione in rosso, adeguatamente differenziate per i vini base e la tipologia superiore, riferita quest’ultima a vini maggiormente strutturati, la cui elaborazione comporta determinati periodi di invecchiamento e affinamento in botte e in bottiglia obbligatori. Per la vinificazione in bianco e rosato le pratiche sono adeguate all’ottenimento di vini freschi sapidi e armonici.

Etna DOC

La denominazione Etna DOC italiano è basata sul territorio alle pendici dell’Etna, il vulcano attivo di 3330 metri che domina l’angolo nord-orientale della Sicilia. La tipologia più comune di vino dell’Etna è l’Etna Rosso DOC, di base, prodotto prevalentemente da uve del vitigno Nerello Mascalese con aggiunta fino al 20% di Nerello Cappuccio (noto anche come Nerello Mantellato). L’Etna bianco DOC è invece composto per almeno il 60 percento da uve Carricante, cui si aggiunge il Catarratto, l’ uva bianca più diffusa della Sicilia e altri vitigni presenti in quantità minori, tra cui il Trebbiano e la Minnella. Esiste anche un rosato basato anch’esso su Nerello Mascalese e Nerello Capuccio. La zona vinicola dell’Etna si sviluppa attorno al lato orientale del vulcano, dal comune di Randazzo a nord fino a Santa Maria di Licodia a sud. I terreni della zona partono dal livello del mare per arrivare a più di 1200 metri. I vigneti dell’Etna sono oggi tra i più alti d’Italia e anche del mondo, accanto solo a quelli dell’Alto Adige.

Primitivo di Manduria DOC

Il Primitivo di Manduria DOC è un vino rosso fondamentale per la  Puglia. Oltre ai vini secchi, c’è anche una versione dolce del vino, il Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG. Il Primitivo, vitigno da cui provengono questi vini, è originario di questa parte d’Italia. Manduria è la casa spirituale del Primitivo, anche se alcuni studiosi ritengano che la varietà sia arrivata dalla Croazia. È l’unica area viticola in Italia specializzata in questo vitigno. Negli Stati Uniti, la California è anch’essa un importante centro per questa varietà, localmente nota come Zinfandel. Il Primitivo ha questo nome perché l’uva matura presto, analogamente al Tempranillo in Spagna (temprano significa “presto” in spagnolo). Le uve, scure di colore di questa varietà producono vini altrettanto scuri e intensi nei tannini. Per questo motivo, i vini da Primitivo hanno bisogno di alcuni anni di affinamento in bottiglia o in botte prima di essere apprezzati. La zona di produzione dei vini Primitivo di Manduria DOC si estende verso est dalla città di Taranto, lungo la costa del Golfo di Taranto per circa 40 km. I suoi confini settentrionali sono marcati da quelli del villaggio di Francavilla Fontana. Il clima qui è quello tipico della Puglia meridionale, caldo, secco e con una topografia costiera piuttosto piatta, in gran parte costituita da pianure che degradano dolcemente verso il mare. I vigneti in questa zona sono antichi e condividono la terra con le estensioni di uliveti. Il Primitivo di Manduria DOC, nella versione secca, ha raramente più di 8 g/l e una gradazione alcolica finale minimo del 13,5%. Questo è il più alto requisito minimo in alcol per una denominazione di vino secco non fortificato al mondo.

Moscato di Trani DOC

Le denominazione Moscato di Trani DOC è stata introdotta in Puglia nel settembre 1974 e da allora è divenuta una delle DOC più importanti nella regione. Il Moscato di Trani DOC è probabilmente il meno famoso nel panorama delle denominazioni DOC e DOCG specifiche per i Moscati in Italia e viene oscurato dalla fama del più conosciuto Moscato d’Asti. Il vitigno principe utilizzato per produrre questi vini bianchi è il Moscato Bianco (conosciuto anche come Moscato di Canelli e all’estero come Muscat Blanc a Petit Grains). Questa varietà di vite è solo una delle tante appartenenti alla diffusa e complessa famiglia delle uve Moscato. Nella zona della Moscato di Trani DOC predomina un clima caldo e soleggiato, così come nelle regioni meridionali francesi come il Languedoc Roussillon, anch’esse caratterizzate dalla presenza di questo vitigno. L’area vitivinicola di Trani si sovrappone sostanzialmente con le zone del Rosso Canosa e di Castel del Monte e il suo confine meridionale è in gran parte formato dal confine settentrionale con la DOC Gravina. La città costiera di Trani, che si trova nel cuore della Moscato di Trani DOC, sia idealmente che geograficamente, è stata a lungo un importante centro vinicolo, grazie anche al suo porto commerciale. Infatti, fin dai tempi antichi, i vini provenienti da tutta la regione venivano portati a Trani e il nome della città nel dialetto locale ricorda le locande che popolavano i quartieri portuali.

Castel del Monte DOC

La Castel del Monte DOC è una denominazione della  Puglia, importante per i suoi vini rossi (anche se viene prodotta anche una piccola quantità di bianco e rosé) ottenuti dalle uve del vitigno Uva di Troia, vinificato assieme a uve Aglianico e occasionalmente Bombino Nero. Il Castel del Monte bianco, meno noto e prodotto in piccole quantità, si ottiene principalmente da Bombino Bianco, Chardonnay e il poco conosciuto Pampanuto. Il “castello sul colle” a cui fa riferimento il nome della denominazione Castel del Monte è una fortificazione ottagonale del XIII secolo con una vista imponente sul paesaggio circostante. Nel corso dei secoli il castello (patrimonio mondiale dell’UNESCO) è stato utilizzato come prigione, lazzaretto per la peste e infine fonte di marmo e pietra per l’ediliza locale dei tempi passati. La collina su cui sorge è quasi perfettamente al centro dell’area interessata dalla denominazione, che si estende da Canosa di Puglia a Grumo Appula (una distanza di quasi 60 km). L’Uva di Troia, il vitigno a bacca nera su cui si basano la maggior parte dei vini rossi di Castel del Monte, è una varietà locale in grado di dare vini di alta qualità, tra i più caratteristici del sud Italia. Il vitigno possiede un buon equilibrio di zuccheri e acidi, ma sfortunatamente, le basse rese e la sensibilità alla peronospora ne hanno limitato la diffusione e quindi non ha mai goduto dello stesso tipo di popolarità delle più famose uve da vino della Puglia, quali Negroamaro e Primitivo. Fortunatamente, l’evoluzione dell’enologia in Puglia verso una produzione vinicola orientata alla qualità ha portato nuova luce al futuro dell’Uva di Troia. Nel 2011, i vini Uva di Troia di Castel del Monte sono stati inclusi tra i migliori della Puglia e hanno ottenuto lo status di DOCG. In quell’anno, tre varietà di vino rosso di Castel del Monte hanno ottenuto tre DOCG indipendenti: La Castel del Monte Bombino Nero DOCG, la Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG e la Castel del Monte Rosso Riserva DOCG. Allo stesso tempo, il ministero dell’agricoltura italiano ha attuato l’ accorpamento della denominazione Rosso Canosa DOC nella zona di produzione della Castel del Monte DOC, come richiesto dai produttori di vino locali.

Grignolino del Monferrato Casalese DOC

Il Monferrato casalese o basso Monferrato è un sistema collinare compreso tra i 120 e i 350 metri, che attraversa il comune di Vignale Monferrato. Le Alpi ed il mare (rispettivamente a circa 130 e 90 km) influenzano il clima del Monferrato e lo rendono ottimale per la pianta della vite. Per la denominazione si prevede oltre al Grignolino la possibile aggiunta fino al 10% di Freisa. I vigneti devono essere impiantati con sistema di allevamento a potatura di tipo tradizionale e quindi a guyot. Il Grignolino del Monferrato Casalese DOC è presente in un’unica tipologia. Il suo colore: è rosso rubino chiaro, con tendenza all’arancione per l’invecchiamento; al naso si presenta caratteristico e delicato, mentre al palato risulta asciutto, leggermente tannico, gradevolmente amarognolo, persistente con retrogusto caratteristico.

Dolcetto d’Alba DOC

Il comprensorio produttivo della denominazione Dolcetto d’Alba DOC si estende su 35 comuni attorno ad Alba. Le colline vitate del sud del Piemonte, poste alla destra del fiume Tanaro, da secoli accolgono la vite di Dolcetto, che sugli stessi pendii ha tratto la propria origine. Le Langhe sono letteralmente “Langues“, delle lingue di terra che si estendono in un vivace gioco di profili, modulati dal mutare delle stagioni. Nei terreni di Langa il Dolcetto trova il suo habitat ideale: infatti le marne argillose donano un vino fresco ed elegante. La sua coltivazione si può dividere in due fasce principali: una che comprende i territori della zona del Barolo e Barbaresco, dove si ottengono vini più strutturati; l’altra che parte da Alba per salire verso la Valle Belbo dove la struttura geologica origine dolcetti più fini e leggeri. Questo suo essere vino “quotidiano” porta il Dolcetto ad essere giustamente considerato il vino dell’amicizia, dal carattere semplice e rustico con colore rosso rubino più o meno intenso in relazione alla tipologia dei terreni e profondi riflessi violacei, molto marcati. Il suo profumo è vinoso e fragrante con invitanti sentori di fruttato nei quali si riconoscono la ciliegia e la prugna; il sapore è decisamente secco e asciutto, di modesta acidità, amarognolo delicato e invitante.

Tintilia del Molise DOC

La DOC Tintilia del Molise è una delle più recenti denominazioni del Molise, approvata alla fine del 2011, quasi 30 anni dopo le prime due DOC della regione. Le tipologie di vino incluse in questa denominazione sono rossi varietali basati sul vitigno Tintilia, autoctono a bacca nera del Molise. Dopo la Valle d’Aosta, il Molise è la regione più piccola d’Italia e anche dal punto di vista vitivinicolo la produzione è assai limitata. Per questo anche il numero delle denominazioni DOC presenti in regione è limitato a quattro. La DOC Tintilia del Molise nasce nel 2011, nello sforzo di dare vita al maggior numero possibile di denominazioni prima del passaggio di consegne all’Unione Europea dell’autorità per il riconoscimento DOP e IGP. Il Tintilia è un vitigno a bacca nera dalle origini tanto antiche quanto incerte ed era fino all’epoca moderna la varietà più diffusa in Molise. A causa delle sue basse rese, la coltivazione del Tintilia fu in gran parte abbandonata dopo la seconda guerra mondiale. Solo negli negli anni ’90 grazie ad alcuni produttori più lungimiranti e all’introduzione della DOC regionale “Molise” nel 1998, il Tintilia ha iniziato a ricevere la dovuta attenzione, ma nonostante ciò i vini di questa tipologia sono ancora relativamente rari. I vini da Tintilia sono caratterizzati dal colore rosso rubino intenso, sono strutturati, con tannini evidenti. Il loro contenuto alcolico è elevato, e al naso sono fruttati e speziati, con riconoscimenti di prugne, amarene, liquirizia e pepe nero.

Lacrima di Morro d’Alba DOC

La denominazione Lacrima di Morro d’Alba DOC comprende l’intera area dei Comuni di Morro d’Alba, Monte S. Vito, S. Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia, con esclusione delle aree di fondo valle e dei versanti delle colline del comune di Senigallia prospicienti il mare e compresi tra il litorale e la sede autostradale. La DOC Lacrima di Morro d’Alba è riferita a 3 tipologie di vino rosso (“base”, “Superiore” e “Passito”), tutte ottenute da uve del vitigno Lacrima per almeno l’85%. Le uve di Lacrima, durante la fase di fermentazione, rilasciano antociani, tannini e sostanze aromatiche, tra cui il geraniolo, che conferisce il piacevole profumo di rosa. Nello specifico le singole tipologie di vino si caratterizzano come segue:

  • «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d’Alba»: buona struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, di colore rosso rubino intenso con notevoli ed evidenti sfumature violacee. Se consumato giovane si nota un delicato e caratteristico profumo di rosa. Con l’invecchiamento i toni passano invece ad un fruttato-floreale di fragola, ciliegia, more di rovo, mirtilli, viola e violetta.
  • «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d’Alba» “Superiore”: ottima struttura e presenza di buone dotazioni polifenoliche e tanniche polimerizzate, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo, assenza di ruvidezza e buona longevità. Il prodotto presenta un colore rosso rubino con riflessi violetti, odore intenso con sentori fruttato-floreale di fragola, ciliegia, more di rovo, mirtilli, viola e violetta. Il sapore è secco ed armonico di giusto corpo.
  • «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d’Alba» “Passito”: vino da dessert e da meditazione ben strutturato, di colore rosso più o meno intenso, talvolta tendente al granato con l’invecchiamento, dall’odore caratteristico più o meno intenso e dal sapore armonico e vellutato, da secco a dolce in relazione al tenore di zuccheri residui.