Lambrusco

vitigno lambrusco grasparossa

I vitigni della famiglia dei Lambruschi sono accomunati dall’avere tutti probabili origini selvatiche (vitis silvestris o vitis labrusca, come anche citata da Plinio il Vecchio) in seguito addomesticati ed utilizzati per una gamma molto vasta di vini soprattutto frizzanti tra le province dell’Emilia e della bassa Lombardia (Mantova). I vini ottenuti con i vitigni della famiglia dei Lambruschi hanno tutti un colore rosso rubino brillante, con una spuma rosata. Il bouquet è fragrante ed esprime profumi floreali di viola e aromi di ciliegia, fragola e frutta rossa. Il sorso è fresco, fruttato, equilibrato e armonioso, con finale sapido. I principali Lambruschi utilizzati per la vinificazione sono:

  • Il Lambrusco di Sorbara, che prende il nome dalla frazione di Sorbara del comune di Bomporto, in provincia di Modena. E’ caratterizzato dal fenomeno dell’acinellatura (i chicchi rimangono del diametro di pochi millimetri) e ciò è dovuto ad una anomalia floreale che provoca una sensibile perdita di raccolto. Questa particolare caratteristica del Lambrusco di Sorbara contribuisce a renderlo un vitigno unico, facile da ricordare e soprattutto pregiato, una peculiarità che lo contraddistingue tra tutti gli altri vitigni della famiglia dei Lambruschi.
  • Il Lambrusco Grasparossa prende il suo nome per la particolare caratteristica che in autunno il raspo e pedicelli si arrossano, fenomeno che contribuisce a creare le colorazioni particolarmente suggestive dei vitigni di queste zone all’epoca della vendemmia. Il Lambrusco Grasparossa viene vinificato sia in purezza che in assemblaggio con gli altri Lambruschi, anche a causa della sua bassa produttività. Viene assemblato anche con il Fortana e il Malbo Gentile, ma sempre come vitigno predominante.
  • Il Lambrusco Maestri è la varietà più intensa della famiglia dei Lambruschi, spesso utilizzata come uva da taglio per conferire ai vini maggiore carattere, tannini e acidità. Il nome “Maestri” sembra derivare dalla “Villa Maestri” che si trova nel comune di San Pancrazio in provincia di Parma. I suoi vini sono anche noti come “Lambruschi scuri” e sono caratteristici del Reggiano e del Parmense.
  • Il Lambrusco Marani viene generalmente vinificato in assemblaggio con le altre varietà di Lambrusco per dare ottenere quel vin frizzantino prodotto soprattutto nelle provincie centrali della regione, Parma, Modena e Reggio nell’Emilia. Viene anche coltivato sporadicamente in altre regioni, ma è nell’area del parmigiano che trova le sue migliori espressioni.
  • Il Lambrusco Montericco prende il nome dalla omonima località del comune reggiano di Albinea. A Montericco il microclima è particolarmente temperato rispetto alle colline circostanti e qui il vitigno dà uve tardive e dotate di una buona acidità. Rispetto agli altri lambruschi il Lambrusco Montericco si distingue perché è più delicato, sia come profumi, sia al palato, sia nel colore, meno intenso, tendente al rosato. Questa varietà di Lambrusco è poco diffusa, e viene utilizzata per la produzione del Lambrusco reggiano DOC.
  • Il Lambrusco Oliva ha il nome che deriva probabilmente dalla forma elissoidale dei suoi acini. Oggi il Lambrusco Oliva sopravvive solo in pochi vecchi vigneti della pianura modenese e reggiana. Dalle sue uve si ottiene un mosto poco feccioso, abbastanza colorato e di buona qualità. Si impiega per lo più in uvaggio con gli altri Lambruschi, per conferire struttura al vino.
  • Il Lambrusco Salamino deve il suo nome all’omonima frazione del Comune di Carpi da cui questo vitigno si è poi diffuso in tutto il territorio della provincia di Modena ed in quelle confinanti. Il Lambrusco Salamino viene generalmente vinificato in purezza, anche se non mancano assemblaggi con piccole percentuali del vitigno Ancellotta e Fortana.
  • Il Lambrusco Viadanese è conosciuto anche come “Groppello Ruberti“, dal nome dell’enologo che lo decretò miglior vitigno della provincia. La sua diffusione è maggiormente localizzata nel Mantovano, nella zona delimitata dai fiumi Oglio e Po, ed è alla base dell’uvaggio della Lambrusco Mantovano DOC. Lo si ritrova anche nel Cremonese, oltre che nelle province di Reggio nell’Emilia e Modena, anche se in misura minore.

Lagrein

vitigno lagrein

Il Lagrein è un vitigno autoctono dell’Alto Adige, il cui nome potrebbe far pensare ad una sua origine della Val Lagarina, mentre in realtà è quasi certo che Lagrein derivi da Lagara, colonia della Magna Grecia in cui si produceva un vino conosciuto come “Lagaritanos“. Questo è stato successivamente confermato da ricerche sul DNA condotte anche sui vitigni originari della zona. Fino al XVIII secolo con “Lagrein” di solito si indicava un Lagrein bianco, che è stato probabilmente fin dal Medioevo la più importante varietà della zona. Il Lagrein Rosso (“roter Lagrein“) trova la prima citazione nel 1525. Di questo vitigno si conoscono due biotipi diversi per la diversa forma e dimensione del grappolo: Lagrein a grappolo corto e Lagrein a grappolo lungo. Le zone di coltivazione più antiche per il Lagrein sono le aree intorno a Bolzano, nel quartiere di Gries, che nel corso degli ultimi 100 anni causa la forte espansione della città ne sono stati inglobati. Negli ultimi decenni si sono fatte notare per la qualità della produzione anche le zone orientali di Bolzano (Piani e Rencio) e quelle di Ora (Auer). Soltanto dagli anni 1990 il vino Lagrein viene commercializzato come rosso in purezza (“Dunkel“), con 25.000 ettolitri di vino prodotti annualmente, rispetto ai 3.200 ettolitri come rosato (“Kretzer“). E’ un vino dalla struttura importante e da un contenuto in tannini e antociani di tutto rispetto. Si presta molto bene all’invecchiamento e le versioni più mature si abbinano alla perfezione con i piatti di selvaggina tradizionali della regione di provenienza.

Grignolino

vitigno grignolino

Il Grignolino la cui origine e territorio di eccellenza si trova tra i Colli Astigiani ed Alessandrini, ma è presente anche in alcune zone della provincia di Cuneo e nell’Oltrepò Pavese, dove è conosciuto anche come Barbesino. Il nome Grignolino ha la sua probabile origine dal termine dialettale astigiano “grignòle“, cioè vinaccioli, essendone gli acini di questa varietà particolarmente ricchi. Il Grignolino non è una varietà facile da lavorare e ne risulta un vino dal livello di tannino che contrasta con il suo colore leggero e con la sua struttura piuttosto esile. Infatti, la grande presenza di vinaccioli richiede che le uve vengano sottoposte a pressioni molto leggere, in modo che i semi amari non si rompano, provocando sapori astringenti indesiderati nel vino. In fase di vinificazione si cerca sempre di mantenere il colore rubino chiaro brillante tipico del Grignolino, dovuto anche alla presenza nei grappoli di acini di colore anche molto diverso tra loro, dal rosso, al rosa, al nero e persino al verde, a causa della loro maturazione non uniforme. Viene spesso assemblato con la Barbera e la Freisa per produrre vini dalla colorazione più intensa e maggior equilibrio. La stessa denominazione Grignolino d’Asti DOC stabilisce che il vino possa essere ottenuto da uve Grignolino eventualmente accompagnato da Freisa fino ad un massimo del 10%. Il Grignolino come vino viene considerato inferiore rispetto alle uve nere più pregiate in Piemonte e svolge una funzione destinata al consumo quotidiano, simile a quanto accade per il Dolcetto.

Gaglioppo

vitigno gaglioppo vini

Il Gaglioppo è un vitigno a bacca nera autoctono della Calabria, di probabile origine greca e diffuso prevalentemente nelle aree costiere della regione. Il Gaglioppo è la varietà più coltivata in Calabria e la troviamo in tutti i vini rossi DOC della regione, il più significativo dei quali è il Cirò rosso. L’origine del nome si rifà al dialetto locale, per cui Gaglioppo significa “pugno chiuso”, per via della compattezza del suo grappolo. Grazie alle sue notevoli potenzialità, il Gaglioppo è stata una delle varietà ripristinate dopo la distruzione dei vigneti a causa della fillossera ed il suo vino è diventato oggi uno dei più apprezzati dell’enologia Calabrese. Il Gaglioppo viene coltivato tra le province di Cosenza e Catanzaro, in quella zona molto fertile situata tra la Sila e il mare, ma la sua area di elezione è la provincia di Crotone, soprattutto nella zona di Cirò Marina, dove le antiche rocce a grana medio-grossa a causa dell’erosione si sono sfaldate in lastre sottili, composte da marna e argilla verso l’interno e da sabbia verso il litorale. Questa zona è una delle più calde d’Italia, con clima secco sulla costa mentre, avvicinandosi alla Sila, diventa più piovoso e soggetto a forti escursioni termiche, tormentato dalla calura in estate ma rinfrancato dalle abbondanti piogge autunnali e primaverili e ideale per la viticoltura. Il Gaglioppo resiste bene alla siccità e cresce bene anche in zone costiere dove la salinità del terreno è molto elevata. E’ però molto sensibile ad avversità come la peronospora e l’oidio, che possono comprometterne la sua stessa sopravvivenza. La forma di allevamento tradizionale del Gaglioppo è ad alberello o palmetta. Il Gaglioppo dà un vino rosso rubino con sottili sfumature granate. Il naso si caratterizza con note di frutta rossa matura, di ciliegie e marasche, accompagnate da profumi floreali di violetta e speziate di liquirizia. Al palato si presenta strutturato, con un tannino quasi vellutato e un finale molto persistente. Si abbina a primi piatti elaborati, taglieri di formaggi stagionati e salumi e carni alla griglia.

Dolcetto

vitigno dolcetto

Il Dolcetto è un vitigno la cui origine è contesa tra il Piemonte, in particolare il Monferrato, e la Liguria, dove è conosciuto come Ormeasco. Le prime notizie certe, si collocano attorno al XVIII secolo e registrano la sua presenza ad Acqui e ad Alessandria. Anche l’origine del suo nome non è certa, con l’ipotesi prevalente che ritiene derivi dall’elevata dolcezza dell’uva matura. Infatti il Dolcetto dà vini caratterizzati per la bassa acidità e il bouquet suadente, che risultano molto morbidi al palato. Il Dolcetto è un vitigno che teme particolarmente anche gli sbalzi climatici e predilige quindi un clima mite, ben ventilato, con un’esposizione collinare, proprio come quello che delle colline delle Langhe e del Monferrato. Il Dolcetto vinificato in purezza dà un vino di un intenso colore rosso rubino e sfumature violacee. Al naso è vinoso, con intense note fruttate e floreali di ciliegie, more, prugne, ciclamini e violette. Al palato il Dolcetto rivela grande bevibilità, freschezza e tannini delicati, struttura media e moderato tenore alcolico. E’ un vino rosso di discreta morbidezza, con una persistenza giocata soprattutto su spiccati ricordi di frutti rossi freschi.

Corvina

vitigno corvina

La Corvina è un vitigno a bacca nera coltivato esclusivamente in provincia di Verona, in particolar modo nella Valpolicella e sulla sponda orientale del Lago di Garda. Il suo nome deriva probabilmente al colore dell’acino maturo, che ricorda le piume del corvo, anche se in realtà i suoi vini non hanno una colorazione particolarmente carica. Se coltivata in terreni magri e collinari la Corvina dà vini dai profumi di buona intensità che ricordano i piccoli frutti e le spezie, pepe in particolare. In passato sono stati citati diversi tipi di Corvina, una vera e propria famiglia di vitigni, ma oggi appare chiaro si tratta di biotipi dello stesso vitigno. Il Corvinone, considerato per anni una mutazione della Corvina Veronese, recentemente è stato classificato come varietà a sé stante. La Corvina viene utilizzata nelle DOC Valpolicella, Garda e Bardolino e nella DOCG Bardolino Superiore. La Corvina è usata per produrre l’Amarone della Valpolicella DOCG e il Recioto della Valpolicella DOCG, per dare i quali viene sottoposta ad un appassimento di circa un centinaio di giorni. Il vino ottenuto da vinificazione tradizionale di uve fresche della Corvina ha un bel colore rosso rubino intenso, con profumi dominati dalle note fruttate, in particolare di ciliegia. Nei vini più complessi, con l’invecchiamento, si possono osservare interessanti sfumature speziate e minerali. Al palato ha una grande struttura, buona acidità e tannini eleganti, dando vita ad un insieme armonico e di ottimo equilibrio, che se vinificato con grande cura e in buona concentrazione, può invecchiare per parecchi anni. Dalle uve appassite si ottiene il Recioto della Valpolicella, vino dolce di grande impatto, raffinata dolcezza ed estrema morbidezza e gli Amaroni, grandi rossi strutturati capaci di invecchiare per decenni.

Cannonau

vitigno cannunau

Il vitigno Cannonau è il vitigno a bacca nera più diffuso in Sardegna, dove sembra esservi giunto dalla Spagna, durante il dominio aragonese, attorno al 1400. Il Cannonau presenta affinità morfologiche con diversi vitigni autoctoni di altre regioni, tra cui il Tocai Rosso di Barbarano, la Vernaccia nera di Serrapetrona in Italia ma anche la Grenache francese e la Garnacha o l’Alicante spagnolo. La sua capacità di adattamento ai diversi climi e tipologie di terreno spiega la sua diffusione in aree molto diverse sia dal punto di vista climatico che pedologico. Il Cannonau viene coltivato in tutta la Sardegna, infati la denominazione di origine più importante è la Cannonau di Sardegna DOC, che ne include l’intera superficie e i cui vini devono essere ottenuti da uve Cannonau in purezza, con l’aggiunta di uve provenienti da altri vitigni a bacca nera della regione nella misura massima del 10%. Il vino ottenuto dal Cannonau può presentarsi negli stili fermo, liquoroso o passito ed ha colore rosso rubino più o meno intenso, tendente all’aranciato con l’invecchiamento. Al naso è gradevole, mentre al palato il suo sapore è secco, sapido e caratteristico. Il grado zuccherino dei mosti del Cannonau risulta piuttosto elevato, mentre l’acidità fissa è modesta. Il caratteristico aroma del vino risulta particolarmente accentuato per le uve coltivate sui terreni pesanti di pianura e su quelli sabbiosi delle zone costiere, mentre è più tenue e fine quando le uve provengono da terreni granitici, o se sono vendemmiate precocemente.

Canaiolo nero

vitigno canaiolo nero

Il Canaiolo nero, detto anche semplicemente Canaiolo, è un vitigno molto diffuso nella zona del Chianti, ma più in generale in tutta la Toscana ed è presente in misura minore in alcune regioni confinanti quali Marche, Lazio, Umbria e Liguria. Il Canaiolo faceva parte della ricetta originale del Chianti classico codificata nel 1872 dal Barone Bettino Ricasoli, nelle proporzioni di sette parti di Sangiovese, due di “Cannaiolo”, una di Malvasia. Il suo nome Canaiolo pare derivi dal latino dies caniculares, il periodo più caldo dell’estate (canicola), dalla fine di luglio alla fine di agosto, quando con l’invaiatura le uve cambiano di colore. Vinificato in purezza, il Canaiolo nero dà un vino di colore rosso rubino intenso, elegante, con note floreali ed una buona mineralità. Al palato è di corpo, morbido e vellutato. Ha grande predisposizione ad essere vinificato in uvaggi, soprattutto con il Sangiovese e per questo motivo lo si trova spesso menzionato nei disciplinari di molti importanti vini rossi della Toscana, come il Chianti, il Chianti Classico, il Vino Nobile di Montepulciano, il Torgiano Rosso Riserva, oltre che in quelli delle DOC Carmignano, Colli dell’Etruria Centrale, Montecarlo, Rosso di Montepulciano, San Gimignano.

Brachetto

vitigno brachetto

Il vitigno Brachetto è coltivato nella zona di Acqui Terme, in Piemonte, sin dai tempi antichi. Dopo l’avvento della fillossera ed il calo di interesse per i vini frizzanti dolci, anche la domanda per le uve Brachetto è calata negli anni. La riscoperta delle tipicità locali e dei vitigni autoctoni ha segnato una ripresa di interesse per quest’uva, partita nel 1996 col riconoscimento della DOCG al vino Brachetto d’Acqui. Dal punto di vista ampelografico, l’identificazione del Brachetto non è stata facile. Infatti in Piemonte esistono molte varietà che accomunano le caratteristiche del colore nero della bacca e l’aromaticità, ma anche altre simili al Brachetto ma non aromatiche. Il “Moscato nero” del Roero, detto “Brachettone” ed il “Brachèt” non aromatico del Canavese sono due esempi di specie locali non autorizzate ed in quanto tali non rappresentano sinonimi del Brachetto. Il Brachetto dà vini poco strutturati e poco tannici, con una sensazione pseudocalorica appena accennata. Il vitigno Brachetto è molto aromatico e il suo vino è di colore rosso rubino vivace e fresco, conosciuto ed apprezzato per la sua aromaticità con sentori di rosa e fragole, lamponi rossi e neri, fragoline di bosco e petali di rosa. Il vino da Brachetto va consumato nella sua giovinezza ed è tipicamente servito leggermente freddo, spesso con frutta fresca. E’ molto noto per la sua attitudine alla spumantizzazione con metodo Charmat e il Brachetto spumante è sicuramente la tipologia più conosciuta ed apprezzata dei suoi vini.

Bombino bianco

vitigno bombino bianco vino

Il Bombino bianco è un vitigno largamente coltivato in Puglia, soprattutto nella provincia di Foggia. Nei dintorni di San Severo costituisce un’immensa area viticola, ma lo si trova anche sul Gargano e nella zona di Lucera. Il Bombino bianco è presente anche in Basilicata, nei dintorni di Potenza, dove nella zona di Melfi occupa un posto importante nei vigneti. Il Bombino bianco probabilmente è di origine spagnola, ma risulta presente in Italia da tempo immemorabile. Viene coltivato anche in Molise ed in Campania, dove lo si trova in provincia di Avellino e in Calabria, in quella di Cosenza. Buone superfici coltivate a Bombino bianco si trovano anche nel Lazio, nelle Marche, in Abruzzo e perfino in Emilia-Romagna. In Basilicata ed in Molise il Bombino bianco viene assemblato sia con altri vitigni a bacca bianca, per ottenere vini profumati, ma anche con uve nere, ottenendo dei vini rossi da tavola leggeri, di un colore rosso rubino scarico. In Puglia il Bombino bianco viene vinificato in purezza, dando un vino giallo paglierino, ricco, gradevole, di gusto pulito.

Albana

vitigno albana vino

L’Albana è un vitigno di origini antiche, conosciuto fin dal tempo dell’antica Roma e menzionato negli scritti di Catone e di Plinio il Vecchio. E’ assai verosimile che l’origine del suo nome nel termine latino albus, che richiama il colore bianco. ma che alcuni considerano come riferimento ai Colli Albani, ritenendo che sia quella la zona di provenienza delle uve che i Romani portarono nelle terre attorno al Rubicone. Nel corso degli anni i riferimenti degli studiosi a questo vitigno sono stati assai numerosi e per certi versi fuorvianti, arrivando ad annotare più di 30 termini associati al vitigno. Attualmente sono cinque i tipi (cloni) di Albana più diffusi sono l’Albana della Bagarona (a grappolo medio-grosso), l’Albana della Compadrona (a grappolo grande), l’Albana della Gaiana (a grappolo piccolo), l’Albana della Serra (a grappolo allungato) e l’Albana Gentile di Bertinoro (a grappolo grande), che presentano fra loro differenze morfologiche talvolta anche molto evidenti. I vini Albana vengono tradizionalmente prodotti in quattro tipologie: Secco, Amabile, Dolce e Passito. La versione secca è vino dal colore dorato, piuttosto alcolico e corposo, non particolarmente profumato, che solitamente si beve giovane. Le versioni amabili e dolci non si discostano molto dal secco, se non per la maggiore presenza di zuccheri residui. Il passito (ottenuto in genere su graticci ma anche in pianta) è un vino estremamente interessante, dal gusto pieno, equilibrato e suadente e per gli accattivanti profumi di frutta candita e confettura.

Sicilia

Il territorio

In Sicilia vengono prodotti vini dalla lunga storia come il Marsala, ma anche profumati vini da dessert come il Passito di Pantelleria e la Malvasia delle Lipari, il Moscato di Noto e di Siracusa ma anche robusti vini rossi e interessanti vini bianchi. La superficie vitata della regione è la più vasta in Italia, con più di 100.000 ettari vitati, per due terzi in collina e per il rimanente terzo in zone pianeggianti. La produzione complessiva, che gareggia col Veneto per il primo posto in Italia, si aggira sui 6 milioni di ettolitri l’anno., per la metà vini rossi e rosati e per l’altra metà vini bianchi.

I vitigni

Il vitigno autoctono a bacca nera più conosciuto tra quelli prodotti in Sicilia è il Nero d’Avola, il cui vino è intenso all’olfatto e ha una struttura imponente. Fra le uve a bacca bianca la più nota è lo Zibibbo (o Moscato d’Alessandria), con cui si producono i vini dolci di Pantelleria, oggi considerati fra i migliori d’Italia.  Fra le uve autoctone a bacca bianca più importanti in Sicilia vi sono il Carricante, il Catarratto, il Grecanico, il Grillo, l’Inzolia, la Malvasia di Lipari e il Moscato Bianco. Fra le uve autoctone a bacca nera abbiamo il Frappato, il Nerello Cappuccio e Mascalese e il Perricone. Le principali uve internazionali coltivate in Sicilia sono lo Chardonnay, il Cabernet Sauvignon, il Merlot, il Müller-Thurgau, il Pinot Nero e lo Syrah. In Sicilia si coltivano inoltre anche altre varietà nazionali come Sangiovese, Barbera e Trebbiano Toscano.

I vini e le zone produttive

Il Marsala

Tra i più famosi vini Siciliani un posto speciale spetta sicuramente al Marsala. Questo vino liquoroso è riuscito in passato a contrastare il dominio del Porto, dello Jerez (Sherry) e del Madeira nel mercato dei cosiddetti “vini da viaggio” commercializzati dagli Inglesi. Dopo un secolo di sfolgorante notorietà, il Marsala entrò in un periodo di decadenza, dovuto anche per il calo nel consumo dei vini liquorosi e degli alcolici in genere. Oggi il Marsala, abbandonata l’ingiusta immagine che lo vedeva unicamente relegato all’impiego in cucina, si presenta come un grande vino, capace di straordinaria longevità. Il Marsala è un un vino fortificato (liquoroso) prodotto con uve Grillo, Inzolia, Catarratto e Damaschino. Il Marsala Vergine Stravecchio, con almeno 10 anni di maturazione, è un’esplosione di aromi e sapori, con una persistenza quasi infinita. Il Marsala viene prodotto nei seguenti stili: Fine (almeno 1 anno di maturazione), Superiore (2 anni), Superiore Riserva (4 anni), Vergine o Soleras (5 anni), Vergine Stravecchio o Riserva (10 anni). Esiste inoltre il Marsala Rubino, rosso, prodotto con uve Nero d’Avola, Perricone e Nerello Mascalese.

Pantelleria e Lipari

I vini dolci di Pantelleria e delle Lipari sono tra i più famosi in Italia. Il Moscato e il Passito di Pantelleria vengono prodotti nell’omonima isola, a partire dal vitigno Moscato d’Alessandria, più noto con il nome di Zibibbo. Il Passito di Pantelleria è un vino dolce e profumato, eccellente abbinamento per i formaggi stagionati e la pasticceria siciliana, in particolare quella a base di mandorle. La Malvasia delle Lipari è un vino dolce prodotto nelle isole Eolie (a nord della Sicilia), soprattutto nell’isola di Salina. Il passito è prodotto da uve Malvasia di Lipari con una piccola percentuale di Corinto Nero. La Malvasia delle Lipari è un vino elegante e complesso, dal gusto dolce e raffinato, adatto sia in abbinamento ai formaggi stagionati che con la ricca pasticceria Siciliana, ma viene anche apprezzato da solo come vino da meditazione.

Le altre zone produttive

La Sicilia è nota per i suoi vini dolci e oltre ai già menzionati è opportuno ricordare anche le due DOC Moscato di Noto e Moscato di Siracusa. Per i vini bianchi ricordiamo le DOC di Alcamo e Etna, i cui vini sono noti per la loro particolare longevità. Per i vini rossi ricordiamo il Cerasuolo di Vittoria , unica DOCG della regione, e la DOC Faro, una zona molto interessante anche se poco conosciuta. In quasi tutti i vini rossi Siciliani è presente il Nero d’Avola, mentre tra le uve a bacca bianca più diffuse in Sicilia, il primato spetta al Catarratto e all’Inzolia.

Basilicata

Il territorio

La Basilicata è una piccola regione, prevalentemente montuosa e collinare. Il suo clima è prevalentemente continentale, con caratteristiche tipicamente mediterranee, vale a dire caldo e secco, sia nelle aree costiere che nelle zone più interne della regione. La sua superficie vitata è di soli 4000 ha, equamente suddivisi tra zone collinari e montane, mentre pochissimi vigneti sono presenti nelle poche aree di pianura della regione. La produzione complessiva in vino è di circa 180.000 ha/anno, con prevalenza netta dei vini rossi sui rosati e bianchi.

I vitigni

L’Aglianico è il vitigno principale in Basilicata, con oltre il 60% della superficie vitata ed esso rappresenta il 90% della produzione di Vini DOP e IGP.  Nella Val d’Agri e nella zona di Roccanova si coltivano Merlot, Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Montepulciano. Nella zona di Matera il Primitivo rappresenta il vitigno principale, affiancato anche qui da Merlot e Cabernet Sauvignon. Altri vitigni a bacca rossa presenti in regione sono l’Aleatico e il Bombino Nero. I vitigni a bacca bianca, molto meno diffusi, sono la Malvasia Bianca, la Verdeca, il Bombino Bianco e lo Chardonnay.

I vini e le zone produttive

Vi sono tre aree vitivinicole principali in Basilicata: il Vulture, la Val d’Agri e la zona di Matera, con i pendii collinari che degradano verso il Mar Ionio.

Il Vulture

L’Aglianico del Vulture Superiore DOCG è il vino bandiera dell’enologia della Basilicata. Il suo colore è rosso rubino impenetrabile ed il profumo elegante, con sentori di frutta rossa matura e marasca, ciliegia sotto spirito. Liquirizia, chiodi di garofano, pepe nero e note tostate sono note terziarie caratteristiche del passaggio in barrique, anche se i produttori più legati alla tradizione preferiscono utilizzare botti grandi. L’importante contenuto in acidi e tannini rende questo vino molto longevo, perfetto in abbinamento carni rosse e selvaggina.

La Val d’Agri

La Val d’Agri si trova nel cuore della regione, in provincia di Potenza. In questo territorio molto interessante si trovano due delle quattro DOC lucane. I vigneti crescono in terreni ricchi di sabbia e argilla, in collina, a 600-700 metri di altitudine, dove da agosto fino a metà ottobre riescono a sfruttare le fortissime escursioni termiche. I vini della Val d’Agri, come quelli della Terre dell’Alta Val d’Agri DOC e della zona di Roccanova, come il Grottino di Roccanova DOC, sono rossi, a base di uve Merlot, Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Montepulciano, ricchi di struttura, con sentori di frutti a bacca rossa, spezie e liquirizia.

Il Materano

Il territorio della DOC Matera, con le vigne che degradano verso il Mar Ionio, dà vini rossi potenti a base di Primitivo, dai piacevoli profumi di lamponi, ribes, pepe bianco e note balsamiche, caratterizzati da tannini eleganti, soprattutto se ottenuti da uve Merlot e Cabernet Sauvignon. Il Matera Greco DOC è l’unico vino bianco a denominazione di origine della regione, con i suoi delicati profumi di fiori e pesca bianca e la sua spiccata sapidità.

Puglia

Il territorio

La Puglia è una delle più importanti regioni in Italia per la produzione di vino. Il vino Pugliese, prodotto in grandissima quantità, prendeva per buona parte la via del nord, destinato ad altre regioni italiane o ad altre zone in Europa, per essere utilizzato come vino “da taglio” per rinforzare i vini locali, conferendo colore, struttura e alcol. Da alcuni anni però la situazione è cambiata sostanzialmente e i produttori pugliesi hanno iniziato a dedicarsi alla produzione di qualità, nella consapevolezza dell’enorme potenziale vinicolo della regione. Il Negro Amaro, Il Primitivo e L’Uva di Troia sono varietà che negli ultimi anni hanno guadagnato fama internazionale, diventando simboli della ripresa dei vini della Puglia.

I vitigni

In Puglia si coltivano moltissimi vitigni, sia a bacca bianca che nera. Tra quelli a bacca bianca il Bombino Bianco, la Malvasia Bianca, la Verdeca, il Fiano, il Bianco d’Alessano, il Moscato Bianco e il Pampanuto. Lo Chardonnay, nonostante sia un’uva che non ha legami “storici” con la Puglia è di fatto l’uva bianca più coltivata e diffusa nella regione. Le uve a bacca nera più coltivate in Puglia sono il Negro Amaro, il Primitivo, l’Uva di Troia, la Malvasia Nera (di Lecce e di Brindisi), il Montepulciano, il Sangiovese, l’Aglianico, l’Aleatico, il Bombino Nero, il Susumaniello e l’Ottavianello, nome con il quale nella regione si chiama il vitigno di origine francese Cinsaut. Non mancano i vitigni internazionali come il Merlot e il Cabernet Sauvignon.

I vini e le zone produttive

Il nord e il Tavoliere

A nord di Bari, nella provincia di Foggia e nel Tavoliere, si fa sentire l’influenza delle regioni confinanti e quindi le uve più coltivate sono il Montepulciano e il Sangiovese come vitigni a bacca nera, il Bombino bianco e il Trebbiano toscano a bacca bianca. Vicino a Barletta, nell’area di Castel del Monte, l’Uva di Troia e il Bombino nero danno vini rossi di grande struttura, con le tre recenti DOCG Castel del Monte Bombino Nero DOCG, Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG e Castel del Monte Rosso Riserva DOCG. Il Moscato di Trani DOC nelle versioni dolce naturale e passito è basato sul vitigno Moscato bianco.

Il Salento

L’area vinicola del Salice Salentino prende il nome dall’omonima località in provincia di Lecce. La produzione si concentra prevalentemente sui vini rossi e rosati. Il Salento è infatti una delle aree vinicole italiane più importanti per la produzione di vini rosati. I vini rossi e rosati appartenenti alla DOC Salice Salentino sono prodotti con il vitigno Negro Amaro e la Malvasia Nera. Il Salice Salentino Bianco viene prodotto prevalentemente con uve Chardonnay e Pinot Bianco. Un altro vino interessante della zona è il Salice Salentino Aleatico, prodotto negli stili passito e liquoroso.

Il Primitivo di Manduria

Il Primitivo è l’uva rossa più diffusa della parte centrale della Puglia. Nonostante oggi il Primitivo sia considerato a ragione un’uva autoctona, questa varietà sembra essere geneticamente simile al Plavac Mali della Dalmazia e la ritroviamo in California con il nome di Zinfandel. Il Primitivo deve probabilmente il suo nome al fatto che tende a maturare in anticipo rispetto alle altre varietà. Il Primitivo di Manduria si produce con uve Primitivo in purezza maturato in botte o in barrique. Il Primitivo di Manduria si produce anche nelle versioni dolce naturale e liquoroso, quest’ultimo negli stili dolce e secco.

Altre Zone di Produzione

I vini bianchi della DOC Locorotondo e Martina Franca vengono entrambi prodotti prevalentemente con i vitigni Verdeca e Bianco d’Alessano. Fra le altre aree DOC della Puglia si ricordano quelle di Alezio, Brindisi, Castel del Monte, Copertino, Gioia del Colle, Gravina, Ostuni, San Severo e Squinzano.

Molise

Il territorio

Il Molise è una piccola regione, in parte collinare (45%) e montuosa (55%) con i vigneti che si trovano anch’essi per la metà in collina e per la metà in zone montuose. La superficie vitata totale è di soli 6.400 ettari, situati soprattutto in provincia di Campobasso, con una produzione complessiva di circa 350.000 hl annui. Gli altopiani degli Appennini abruzzesi e sanniti conferiscono alla regione un clima di tipo semi-continentale, con estati calde e inverni freddi e nevosi. Lungo la fascia costiera le temperature sono più miti, con modeste escursioni termiche e scarse precipitazioni. Le zone di riferimento per la coltivazione della vite sono due, la prima, più grande, si snoda lungo la valle del fiume Trigno, al confine con l’Abruzzo e la valle del Biferno, la seconda si colloca invece all’interno, attorno ad Isernia.

I vitigni

Essendo una regione così piccola, i vitigni coltivati in Molise risentono molto dell’influenza delle regioni limitrofe, soprattutto dell’Abruzzo, di cui il territorio del Molise faceva parte fino al 1963. In questa regione i vitigni più interessanti sono a bacca nera, primo fra tutti l’autoctono Tintilia. Gli altri vitigni coltivati sono invece tipici dei territori confinanti, Montepulciano e Aglianico i più importanti a bacca nera, Falanghina, Trebbiano sia Toscano che Abruzzese, Greco, Bombino bianco e Malvasia per i bianchi. Il Sangiovese viene utilizzato in purezza o in uvaggio con il Montepulciano per la produzione del Pentro DOC Rosso. Tra i vitigni internazionali si coltivano in Molise, Chardonnay, Cabernet sauvignon, Merlot e Syrah.

I vini e le zone produttive

La DOC Biferno abbraccia 22 comuni in provincia di Campobasso e attraversati dal fiume da cui prende il nome. I vini Biferno DOC sono prodotti nelle tipologie rosso, anche Superiore e Riserva, rosato e bianco, con i vitigni Montepulciano (70 – 80%) e Aglianico (15 – 20%) per il rosso e il rosato, mentre il bianco viene prodotto con uvaggi a base di Trebbiano toscano (60 – 70%). La Pentro d’Isernia DOC prende il nome dall’antica popolazione dei Pentri, della stirpe dei Sanniti. La zona di produzione si estende su 16 comuni della provincia di Isernia. Il Pentro DOC viene prodotto nelle tipologie rosso e rosato, basati sull’ uvaggio di Montepulciano e Sangiovese e bianco, da Trebbiano toscano (60 – 70%) e Bombino bianco. La DOC Molise comprende la gran parte del territorio regionale, con un grande numero di tipologie sia rosse che bianche e rosate, in tutti gli stili sia fermi che frizzanti e spumantizzati e include tra i vitigni utilizzabili tutti quelli autorizzati nella regione. Il vino Tintilia del Molise prima del 2011 era inserito come tipologia nella DOC Molise. La zona di produzione della attuale DOC dedicata abbraccia gran parte della regione. Le tipologie ammesse dal disciplinare sono il rosso, il rosato e il rosso riserva, tutte a base di uve Tintilia per almeno il 95%.

Campania

Il territorio

La Campania, regione di antichissime tradizioni vitivinicole, in tempi recenti ha saputo dare vita a vini di altissimo livello, a partire sia da vitigni a bacca bianca che a bacca rossa. Geograficamente la coltivazione della vite in Campania è favorita dalla presenza di una superficie per oltre il 50% collinare e per oltre il 30% montuosa, mentre la fascia di pianura rappresenta appena il 15% della superficie della regione. In Campania vi sono più di 25.000 ettari coltivati a vigna e prevale la produzione di uve a bacca nera.

I vitigni

Il patrimonio di vitigni autoctoni della Campania è estremamente ricco, con varietà recentemente riscoperte e valorizzate, da cui provengono i vini più interessanti della regione. Fra le uve a bacca bianca autoctone della Campania si ricordano l’Asprinio, la Falanghina, il Fiano, il Greco, la Coda di Volpe, il Pallagrello Bianco, la Biancolella e la Forastera. Tra le uve autoctone a bacca rossa, l’Aglianico, il Piedirosso (detto Per’e Palummo, ossia Piede di Colombo), lo Sciascinoso, il Pallagrello Nero e il Casavecchia. Questo vitigno, dimenticato per anni e recentemente riscoperto con ottimi risultati, è un’uva dalle eccellenti qualità capace di produrre vini rossi di estrema eleganza e riccamente colorati, avendo un contenuto in antociani superiore a quello dell’Aglianico.

I vini e le zone produttive

Taurasi e Aglianico

La zona di elezione dell’Aglianico è l’Irpinia, in provincia di Avellino, dove si produce il vino che rappresenta la sua massima espressione, il Taurasi DOCG. Conosciuto anche come il “Barolo del Sud“, il Taurasi è un vino molto ricco, concentrato e complesso, elegante e a volte sorprendente. Con l’Aglianico si producono anche gli interessanti vini rossi della Taburno DOC, in provincia di Benevento. L’Aglianico è anche il protagonista dei rossi dell’area della denominazione Sannio DOC, sempre in provincia di Benevento e l’uva principale nella produzione dei vini rossi della DOC Falerno del Massico, in provincia di Caserta.

Greco di Tufo e Fiano di Avellino

Questi due vini sono riusciti ad elevare notevolmente il proprio livello qualitativo, arrivando ad ottenere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG) nel 2003. Il Greco di Tufo DOCG e il Fiano di Avellino DOCG sono senz’altro i vini bianchi più celebri della Campania, assieme a quelli prodotti con l’eccellente Falanghina. Il Greco di Tufo, vino bianco secco di corpo e piuttosto fresco, prende il nome dall’omonima località in Irpinia e si produce anche nella versione spumante. In larga parte viene prodotto con uve del vitigno Greco e in percentuale minore da Coda di Volpe. Più profumato è invece il Fiano di Avellino, che i latini chiamavano Apianum, poiché le api erano solite posarsi sui grappoli appesi ad appassire. E’ un vino elegante e profumato, complesso e di buona struttura, che viene spesso messa in risalto con la maturazione in botte.

Le altre zone di produzione

Tra le altre aree vinicole interessanti della Campania ricordiamo Aversa, patria del celebre Asprinio e del Falerno del Massico DOC. L’area del Vesuvio si caratterizza invece per il Lacryma Christi, vino secco prodotto nelle versioni bianco, rosso e rosato. Di particolare interesse è l’Isola d’Ischia, con i suoi vini bianchi profumati da uve Forastera e Biancolella e i rossi prodotti con il vitigno autoctono Piedirosso.

Lazio

Il territorio

Il Lazio, con la sua superficie vitata di quasi 28.000 ettari, produce oltre 2 milioni di ettolitri di vino, numeri quindi di tutto rispetto.  La regione è per il 50% collinare e la rimanente parte è suddivisa a metà tra pianura e zone montuose ed i vigneti si collocano per il 70% in collina e il 30% in zone pianeggianti. Il territorio del Lazio si compone di terreni vulcanici, laghi, zone collinari e pianure bonificate come l’Agro Pontino, che danno vita a diverse tipologie di vino. In Lazio si producono sicuramente molti vini bianchi, uno fra tutti il Frascati, la prima DOCG d’Italia, ma anche rossi importanti, come Il Cesanese, che con la DOCG Cesanese del Piglio è un’eccellenza tra i vini rossi. Ricordiamo poi il Moscato di Terracina, l’Aleatico di Gradoli, l’Est! Est!! Est!!!​ di Montefiascone e moltissimi altri.

I vitigni

Tra i vitigni a bacca nera il più importante è il Cesanese, è alla base di vini di assoluta eccellenza, oltre al Montepulciano, al Ciliegiolo al Merlot, al Cabernet Sauvignon ed in alcuni casi anche alla Barbera. I vini bianchi sono invece ottenuti soprattutto con Malvasie e Trebbiani, tra cui ricordiamo la Malvasia Bianca Lunga, la Malvasia bianca di Candia, la Malvasia del Lazio (con i cloni Bellone, Cacchione e Bonvino bianco), il Trebbiano Giallo e Trebbiano Toscano e il Trebbiano del Lazio. Il Grechetto è un vitigno coltivato soprattutto nelle zone del Viterbese ai confini con l’Umbria.

I vini e le zone produttive

La zona vinicola più importante del Lazio è rappresentata dai rilievi che si innalzano a sud-est di Roma, denominati Castelli Romani, costellati di borghi medievali e ville, vigne e boschi. Qui predominano le uve a bacca bianca come la Malvasia del Lazio e il Trebbiano giallo, ma anche il Bellone e altre varietà locali. Tra quelle a bacca nera si ricordano il Cesanese, il Sangiovese e il Montepulciano, ma anche il Merlot, il Ciliegiolo e il Bombino Nero. La DOC Castelli Romani è il punto di riferimento della zona, ma ricordiamo anche la Montecompatri Colonna DOC, la Zagarolo DOC, la Cori DOC e altre.

In Ciociaria, tra Roma e Frosinone, vi è la zona del Cesanese, vitigno autoctono a bacca nera con il quale si producono vini rossi di grande struttura, come il Cesanese del Piglio DOCG, il Cesanese di Affile e di Olevano Romano, entrambi vini DOC. Negli uvaggi il Cesanese è spesso affiancato da Barbera, Montepulciano e Sangiovese. La quarta denominazione della zona è la Genazzano DOC, nelle tipologie bianco e rosso.

In provincia di Latina prevalgono i vini rossi, come ad esempio nella Aprilia DOC. Nel territorio costiero che va da Latina a Terracina vi è la denominazione Circeo DOC, con riferimento al promontorio che caratterizza il suo paesaggio.

In provincia di Viterbo, sui terreni di origine vulcanica attorno al Lago di Bolsena, si coltivano soprattutto uve bianche come il Trebbiano Toscano e Giallo, oltre alla Malvasia del Lazio. Il vino più famoso è qui l’Est! Est!! Est!!!​ di Montefiascone DOC, mentre tra i vini rossi ricordiamo l’Aleatico di Gradoli DOC. Le altre due denominazioni della zona sono la Tarquinia DOC e la Cerveteri DOC, che ricadono però nella provincia di Roma.

I vigneti della provincia di Rieti si trovano sulla fascia pedemontana dell’Appennino. Qui la DOC Colli della Sabina è condivisa con la provincia di Roma, e comprende quasi per intero la riva destra del Tevere.

Umbria

Il territorio

L’Umbria è una delle regioni d’Italia più suggestive e affascinanti, sulle cui colline dominano incontrastati l’olivo e la vite. L’olio d’oliva e il vino sono i due fondamentali pilastri della cultura enogastronomica della regione, collinare al 71% e montuosa per la restante parte. Il clima della regione ha presenta inverni non molto freddi ed estati calde ed asciutte, con forti escursioni termiche, piovosità ben distribuita e gelate poco frequenti, una situazione particolarmente adatta alla viticoltura. La superficie vitata è di 13.000 ettari, posti per il 70% in collina e il 30% in montagna (quote superiori ai 500 m.s.l.m.). La produzione complessiva annuale in vino è di circa 900.000 hl, di cui circa il 50% bianco.

I vitigni

In Umbria si coltivano uve sia bianche che nere, con una produzione di vino divisa quasi equamente fra vini bianchi e vini rossi. Il Grechetto, autoctono dell’Umbria è il vitigno a bacca bianca più importante. Diffuso in tutta la regione, si utilizza sia per vini bianchi in purezza che per assemblaggi, ad esempio con lo Chardonnay. Il Sagrantino, coltivato solo nell’area di Montefalco, produce i vini rossi più rappresentativi di tutta l’Umbria. Altre uve a bacca bianca sono la Malvasia Bianca, il Trebbiano Toscano, il Verdello, il Canaiolo Bianco e il Procanico. Le altre uve a bacca nera presenti in Umbria sono il Sangiovese, il Ciliegiolo, il Canaiolo Nero, il Montepulciano, la Barbera. Il Gamay fu introdotto nell’area del Lago Trasimeno oltre un secolo fa. Vitigni internazionali come lo Chardonnay, il Sauvignon, il Pinot Bianco e il Riesling, oltre a Merlot, Cabernet Sauvignon, Pinot Nero e Cabernet Franc, sono anch’essi presenti in regione.

I vini e le zone produttive

Torgiano e Torgiano Riserva

Torgiano si trova a pochi chilometri a sud di Perugia. Questa è stata la prima zona dell’Umbria ad ottenere sia il riconoscimento come DOC, nel 1968 che come DOCG nel 1990. Il Torgiano Rosso Riserva DOCG viene prodotto prevalentemente con uve dei vitigni Sangiovese e Canaiolo Nero. I vini DOC di Torgiano sono molti, sia bianchi, che rossi, rosati e spumanti. Il Torgiano bianco è prodotto con Trebbiano Toscano e Grechetto e si affianca ai monovarietali basati su Chardonnay, Pinot Grigio e Riesling Italico. Il Torgiano rosso DOC è prodotto con Sangiovese, Canaiolo Nero e in piccola parte Trebbiano Toscano. Vi sono poi i vini varietali prodotti con il Cabernet Sauvignon e il Pinot Nero. Il Torgiano rosato è prodotto con lo stesso uvaggio del Torgiano Rosso.

Montefalco e Sagrantino di Montefalco

Montefalco, a circa 40 chilometri ad est di Perugia, come la vicina Torgiano ospita sul suo territorio le omonime denominazioni DOC e DOCG. Ai vini prodotti esclusivamente con il Sagrantino è riconosciuta la DOCG, nelle versioni secco e passito. Il Sagrantino è un vino robusto e possente, con una carica tannica notevole e una rilevante ricchezza organolettica, capace di produrre vini apprezzati in tutto il mondo. A Montefalco si producono anche vini DOC nelle tipologie bianco e rosso. Il Montefalco Bianco è prodotto con Grechetto e Trebbiano Toscano, mentre il Montefalco Rosso è prodotto con uve Sangiovese e Sagrantino ed è disponibile anche nella tipologia riserva.

Orvieto

Orvieto nel passato rappresentava uno dei pochi grandi nomi dell’enologia italiana, ma la sua fama era dovuta più alle quantità prodotte e alla diffusione del vino sui mercati che alla sua qualità. Nel recente passato i vini Orivetani, soprattutto i bianchi e i “Muffati“, passiti prodotti con uve attaccate dalla muffa nobile “Botrytis Cinerea“ sono ovunque conosciuti ed apprezzati. Il Procanico è il nome con cui è noto in zona il Trebbiano Toscano, ma anche il Verdello, il Grechetto, il Drupeggio (sinonimo del Canaiolo Bianco) e la Malvasia Toscana sono i vitigni coltivati nel territorio. I bianchi sono prodotti anche nelle versioni Classico, Superiore e Classico Superiore. I rossi (Rosso Orvietano DOC), sono presenti sia come assemblaggi che come vini monovarietali e vengono prodotti con i vitigni Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot Nero, Ciliegiolo, Canaiolo Nero e Aleatico.

Colli del Trasimeno

L’area dei Colli del Trasimeno, ad ovest di Perugia, comprende comuni limitrofi al Lago Trasimeno. Le uve a bacca bianca che si coltivano in questa zona sono il Grechetto, il Trebbiano Toscano, la Malvasia del Chianti, il Verdello e il Verdicchio. Il Grechetto è l’unico vino monovarietale bianco prodotto in questa zona. Fra le uve a bacca nera troviamo il Sangiovese, il Gamay, il Ciliegiolo, il Cabernet Sauvignon e il Merlot. Il Gamay, introdotto nella zona del Trasimeno oltre un secolo fa, oggi è così diffuso da essere considerata quasi un vitigno autoctono. I Gamay dei Colli del Trasimeno sono tra i migliori rossi DOC di quest’area.

Le altre zone di produzione dell’Umbria

Le altre zone di interesse enologico dell’Umbria sono i Colli Amerini, con i vini rossi da Sangiovese, Montepulciano, Ciliegiolo, Canaiolo Nero, Barbera e Merlot. Assisi, nota in particolare per il Grechetto vinificato in purezza, i Colli Martani, che danno sia vini bianchi che rossi, ma soprattutto il Grechetto di Todi. La zona del Lago di Corbara, nelle vicinanze di Orvieto, produce vini rossi tra i quali Merlot, Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero, vinificati anche in purezza. Tra Perugia e il confine settentrionale dell’Umbria c’è la DOC Colli Altotiberini, con vini sia bianchi che rossi, mentre a sud di Perugia la DOC Colli Perugini, che raggiunge parte della provincia di Terni, sempre con vini bianchi e rossi.

Marche

Il territorio

Le Marche è una regione dal territorio molto variegato, collinare per il 70% e montuoso per il 30%. Le fasce pianeggianti sono limitate a piccole aree lungo la costa e lungo il corso dei fiumi. Il clima delle Marche è molto vario, in funzione della disposizione e dell’altitudine dei rilievi, più mediterraneo lungo la costa e verso sud e più continentale all’interno e verso nord, dove vi sono escursioni termiche maggiori e maggiore rischio di gelate. Le caratteristiche del suo territorio rendono le Marche una regione particolarmente votata per la viticoltura, infatti i suoi 19.000 ettari vitati sono disposti quasi totalmente in zone collinari e assicurano una produzione superiore al milione di ettolitri di vino all’anno.

I vitigni

I vitigni coltivati nelle Marche sono per il 60% a bacca bianca. Il Verdicchio è quello più conosciuto, oggi fra le più interessanti uve autoctone a bacca bianca d’Italia. E’ un vitigno di grande versatilità, capace di dare vini complessi e di grande struttura. Tra i vitigni bacca nera i più importanti troviamo il Montepulciano e il Sangiovese. Nelle Marche si coltivano anche vitigni autoctoni molto caratteristici, come il Lacrima e la Vernaccia nera. In regione si coltiva anche lo Chardonnay, oltre al Ciliegiolo, la Passerina, il Pecorino, il Trebbiano toscano e la Malvasia bianca lunga.

Vini e zone produttive

Verdicchio dei Castelli di Jesi e Matelica

Il Verdicchio è l’uva più celebre delle Marche, protagonista assoluta delle zone dei Castelli di Jesi e di Matelica. Le due DOC, che individuano le zone in cui tradizionalmente viene prodotto il vino Verdicchio, sono accompagnate da due corrispondenti DOCG dedicate alle tipologie riserva. Il Verdicchio è un’uva estremamente versatile, che oltre alla produzione di vini secchi viene utilizzata anche per vini passiti e spumanti. A seconda dello stile di vinificazione le caratteristiche dei vini da Verdicchio sono piuttosto varie, da leggeri e freschi, fino a robusti e strutturati, adatti anche alla maturazione in botte.

Rosso Conero e Rosso Piceno

I vini rossi più conosciuti delle Marche vengono prodotti con i vitigni Montepulciano e Sangiovese. Il Rosso Conero nel 2004 ha ottenuto la DOCG nella versione riserva, prendendo il nome di Conero DOCG. La zona del Conero beneficia dell’influsso delle brezze marine, che assieme alla composizione calcarea del suolo consentono di ottenere un vino rosso unico nel suo genere. Il Rosso Piceno viene invece prodotto più a sud in una zona piuttosto vasta che giunge fino ai confini della provincia di Pesaro. Il Montepulciano è presente per almeno l’85% in entrambi i vini.

Vernaccia di Serrapetrona

La Vernaccia nera viene coltivata a Serrapetrona, in provincia di Macerata, per una superficie totale dei vigneti di appena 45 ettari. Il suo vino è stato il primo nelle Marche a ottenere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG). La Vernaccia di Serrapetrona è uno spumante rosso nelle versioni secco e dolce, prodotto utilizzando un sistema piuttosto particolare. Dopo la vendemmia, una parte delle uve vengono vinificate in rosso, mentre una parte viene lasciata ad appassire in modo da concentrare la quantità di zuccheri. Le uve passite sono quindi pigiate e il mosto si aggiunge al primo vino, provocando una seconda fermentazione. La spumantizzazione avviene con il metodo Charmat, ottenendo un vino con la caratteristica spuma rosa e un aroma inconfondibile.

Altre Zone di Produzione delle Marche

La Lacrima di Morro d’Alba è un vino rosso prodotto dalle uve del Lacrima, vitigno aromatico che dona ai vini un profumo inconfondibile. Lo si trova sia come vino fermo che frizzante ed anche in versione passita. Il Bianchello del Metauro è un vino prodotto in  provincia di Pesaro con l’uva Bianchello, nome con cui in zona viene chiamato il Biancame e il Falerio dei Colli Ascolani, basato principalmente sui vitigni Trebbiano Toscano, Passerina, Pecorino. Nelle zone di Offida e di Esino si producono vini bianchi, rossi e spumanti. Fra i bianchi, particolarmente interessanti sono quelli prodotti con l’uva Pecorino e Passerina. Con il vitigno Maceratino si producono invece i vini bianchi del Colli Maceratesi.

Emilia-Romagna

Il territorio

L’Emilia-Romagna è una delle più grandi regioni vitivinicole italiane, con i suoi circa 50.000 ettari vitati. La superficie regionale è pianeggiante per circa il 50% del territorio, mentre la restante parte è per la metà collinare e metà montuosa (nell’Appennino Tosco-Emiliano si arriva ai superare i 2000 msl). La distribuzione della superficie coltivata a vite è per circa il 75% in pianura, 20% nelle zone collinari e per il 5% in montagna, ossia a quote comprese tra i 400 e i 600 msl. Clima e caratteristiche peculiari del territorio danno origine alle diverse zone vinicole, passando dall’appennino alle zone più miti della Riviera Romagnola. La regione è divisa in due aree geografiche e culturali distinte, con l’Emilia nella parte occidentale della regione e la Romagna nella parte orientale. Le due aree si distinguono sia per la diversa cucina che per le uve che si coltivano e quindi i vini che se ne ricavano.  Mentre l’Emilia è la patria indiscussa dei “Lambruschi”, vini rossi frizzanti, in Romagna si producono prevalentemente vini fermi con uve Sangiovese, Albana, Pignoletto e altre.

I vitigni

In Emilia, nella zona di Piacenza, i vitigni più diffusi sono a bacca nera, come la Barbera e la Croatina, che caratterizzano la Gutturnio DOC. Tra i vitigni a bacca bianca la Malvasia di Candia aromatica e il Moscato bianco, oltre all’autoctono Ortrugo. I vitigni internazionali coltivati in questa parte della regione sono lo Chardonnay, il Pinot bianco e il Pinot grigio, oltre al Riesling Italico e al Müller-Thurgau. In provincia di Parma si ha una prevalenza dei vini bianchi sui rossi, ma i vitigni coltivati sono gli stessi. Reggio-Emilia e Modena sono le zone del Lambrusco, nelle varietà Lambrusco Salamino, Lambrusco Maestri, Lambrusco Marani, Lambrusco Montericco. L’Ancellotta è un altro vitigno a bacca nera della zona. Il Lambrusco di Sorbara e il Lambrusco Grasparossa sono invece più diffusi nel Modenese. Nel Bolognese si coltivano i vitigni a bacca bianca Montù e Pignoletto, nelle denominazioni Reno DOC Colli Bolognesi Classico Pignoletto DOCG. A Ferrara il vitigno a bacca nera Fortana (noto anche come Uva d’Oro), la cui DOC di riferimento è la Bosco Eliceo.

In Romagna il vitigno più importante è il Sangiovese, seguito da Trebbiano Romagnolo, il vitigno a bacca bianca più diffuso in Romagna, il Pagadebit e l’Albana, protagonista della denominazione Albana di Romagna DOCG, nella zona di Faenza. Le zone vitivinicole più importanti in Romagna sono le colline intorno a Faenza, la zona collinare di Forlì, le colline attorno a Cesena e Rimini.

Vini e zone produttive

I Lambruschi

L’Emilia è la patria del Lambrusco, prodotto a partire dalla provincia di Parma fino a divenire il protagonista quasi assoluto nella zona compresa tra Reggio Emilia e Modena. I Lambruschi sono vini frizzanti, secchi o amabili, che si sposano a meraviglia con i piatti della cucina Emiliana, soprattutto con i tipici salumi locali. Importante è il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, prodotto nelle aree collinari nei pressi del borgo medievale di Castelvetro, in provincia di Modena.

Il Sangiovese di Romagna

La Romagna è famosa per il vino rosso prodotto con il vitigno Sangiovese. Il suo nome sembra voler dire “Sangue di Giove”, dal monte Giove, che si trova nei pressi di Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini. Il Sangiovese di Romagna può presentarsi come un vino leggero e immediato, ma anche come vino più corposo, dal gusto secco e deciso. Il Sangiovese di Romagna è stato il primo vino rosso della regione ad ottenere la Denominazione d’Origine Controllata (DOC) e il suo territorio di produzione è piuttosto vasto, dalla provincia di Bologna fino alla costa orientale del mare Adriatico.

Le altre zone di produzione

Sui Colli Piacentini si produce il Gutturnio, con uve Barbera e Croatina, qui detta Bonarda. Il Vin Santo di Vigoleno viene prodotto in quantità limitate da uve bianche aromatiche e non aromatiche. Nel Reggiano, in particolare nella zona dei Colli di Scandiano e Canossa, oltre ai Lambruschi si producono interessanti vini anche da uve internazionali. Nella zona dei Colli Bolognesi si produce il Pignoletto e vini da uve internazionali, in quest’area piuttosto diffuse. L’Albana di Romagna è stato il primo vino bianco italiano a ricevere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG). Il riconoscimento del più alto livello di qualità a questi vini è dovuto soprattutto ai i migliori vini prodotti con questa uva, ottenuti con rese molto più basse di quelle previste dal disciplinare, una scelta adottata solamente dai migliori produttori. Di particolare interesse è la versione passita, che si impone come una delle migliori a livello nazionale.