Matera DOC

La Matera DOC è una piccola denominazione della Basilicata. Ricca di storia vitivinicola, la storia di Matera risale al 1300 aC, ben prima dell’era Romana, ai tempi dei Lucani, popolo locale. La denominazione prende il nome sia dalla città dei Sassi che dall’intera provincia che si estende lungo la costa ionica fino alla Murgia. La DOC Matera, istituita nel 2005, comprende a produrre sei tipologie di vino. I vini rossi includono un rosso prodotto prevalentemente con uve dei vitigni Sangiovese, Aglianico e Primitivo, con una piccola percentuale di altre uve autoctone e non aromatiche autorizzate nella regione Basilicata. Il Moro di Matera è costituito da un uvaggio più internazionale: un taglio bordolese di Cabernet Sauvignon (60%) e Merlot (10%), con la parte rimanente costituita da Primitivo (20%) e altre uve locali. Il Primitivo in purezza deve contenere almeno il 90% di questa varietà. I principali vini bianchi sono un varietale composto dall’85% di Greco Bianco con una piccola percentuale di altre uve bianche autoctone, un vino bianco base composto da Malvasia Bianca di Basilicata, Greco Bianco e piccole quantità di altre uve bianche autoctone, e uno spumante con la stessa composizione del bianco ed un ulteriore processo di rifermentazione naturale.

Aglianico del Vulture DOC

La denominazione Aglianico del Vulture DOC si riferisce al vino rosso proveniente dalla Basilicata, ottenuto dalle uve Aglianico coltivate attorno al Monte Vulture, un vulcano estinto che domina il paesaggio della Basilicata settentrionale. Tannico e corposo, è uno dei più grandi vini del sud d’Italia ed è stato soprannominato il “Barolo del Sud”, un soprannome che condivide con la sua controparte campana, il Taurasi DOCG Per 32 anni l’Aglianico del Vulture è rimasto l’unico vino DOC della Basilicata, fino a quando nel 2003 è arrivata la Terre dell’Alta Val d’Agri DOC. Nell’agosto 2010 la tipologia superiore del vino è stata promossa ad Aglianico del Vulture Superiore DOCG. Per essere ammesso alla denominazione DOC, i vini devono essere prodotti esclusivamente da uve del vitigno Aglianico, una varietà le cui bucce spesse e la naturale alte acidità lo rendono ideale per il caldo clima mediterraneo della Basilicata. Le uve Aglianico maturano molto tardi nella stagione e necessitano di un’estate lunga, calda e asciutta per sviluppare la piena complessità fenolica e maturare il loro corredo di tannini. Il classico vino Aglianico del Vulture DOC è ricco e potente e richiede alcuni anni di maturazione prima di rivelare le sue qualità più accattivanti. Gli esempi meglio strutturati e più equilibrati migliorano per oltre un decennio conservati in bottiglia. Quando sono giovani, questi vini si fanno notare per i loro alti tannini, l’acidità e la concentrazione in aromi di frutta rossa. Durante la maturazione prendono sfumature più minerali, di catrame, spezie e cioccolato fondente, trasformandosi in vini rossi complessi e raffinati, capaci di dimostrare equilibrio e profondità. I vini Aglianico del Vulture DOC devono essere invecchiati per almeno un anno (due anni per le riserve) prima di venire immessi in commercio, con sempre più vini fattti maturare per del tempo in botti di rovere per ottenere maggiore complessità. Lo spumante rosso Aglianico del Vulture si distingue dai robusti vini fermi della zona. Questo vino si ottiene da uve raccolte precocemente per conservarne la freschezza e l’acidità richieste per la spumantizzazione. Viene realizzato sia nella tipologia secco che dolce. Secondo il disciplinare, glli spumanti dopo la fermentazione secondaria devono essere invecchiati per almeno un anno prima di essere immessi sul mercato. Le temperature di servizio per questi vini variano anche in funzione dell’età del vino: quelli più giovani vanno serviti più freschi, mentre i vini più maturi si esprimono al meglio a temperatura ambiente. L’Aglianico è diventato ormai il vitigno più importante ed esportato della Basilicata. Negli ultimi anni i vigneti della regione, in particolare quelli che producono vini Aglianico, hanno dimostrato di essere quasi due volte più redditizi rispetto agli oliveti, l’altro tipo di coltivazione che domina le regioni del sud Italia.

Montepulciano d’Abruzzo DOC

La zona geografica della denominazione Montepulciano d’Abruzzo DOC comprende la fascia collinare litoranea e quella della collina interna della provincia di Pescara delimitata ad est dal mare adriatico ed a nord-ovest dal massiccio del Gran Sasso.  La gran parte dell’Abruzzo occidentale è troppo montuosa per la viticoltura, quindi di fatto la maggior parte dei vini Montepulciano d’Abruzzo provengono dalle colline, dalle pianure e dalle zone costiere. La DOC Montepulciano d’Abruzzo è stata creata nell’ormai lontano 1968 e al giorno d’oggi il Montepulciano d’Abruzzo DOC è uno dei vini più famosi d’Italia e diffuso in tutto il mondo. E’ un vino rosso classico, rotondo e profumato con sentori di prugna, ottenuto da uve del vitigno Montepulciano. È spesso confuso con il Vino Nobile di Montepulciano, che è un vino toscano (prende in questo caso il nome dal comune di origine), prodotto con uve del vitigno Sangiovese. I migliori esempi di Montepulciano d’Abruzzo provengono dalle colline della provincia di Teramo e fanno riferimento alla denominazione Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG. Il Montepulciano è uno dei vitigni a bacca nera più famosi d’Italia, presente in Abruzzo dalla metà del XVIII secolo. E’ un’uva che dà buone rese, vini dal colore intenso (che varia dal rubino al viola a seconda dell’annata e le particolari tecniche di vinificazione utilizzate), bassa acidità e tannini morbidi e discreti. La DOC Montepulciano d’Abruzzo include cinque sottozone identificate come aree di provenienza di vini Montepulciano d’Abruzzo di particolare qualità. La sottozona può essere menzionata in etichetta come parte del titolo di denominazione. Esse sono: Alto Tirino, Casauria, Teate, Terre dei Peligni e Terre dei Vestini. La versione Riserva del Montepulciano d’Abruzzo DOC deve trascorrere almeno tre anni di invecchiamento (almeno sei mesi dei quali devono essere in rovere) prima di essere immesso sul mercato. I vini da Montepulciano hanno la capacità di invecchiare molto bene se vinificati in maniera corretta.

Vermentino nero

vitigno vermentino nero

Il Vermentino nero è un vitigno probabilmente originario delle colline della fascia costiera dell’alta Toscana (Massa-Carrara e bassa Lunigiana), dove è tuttora coltivato in rispetto alla lunga tradizione locale. Secondo alcuni studiosi si tratterebbe di una mutazione del Vermentino bianco, anche per la somiglianza di molte caratteristiche ampelografiche. Dopo essere stato quasi estinto nell’immediato secondo dopoguerra, verso la fine degli anni Ottanta è stato riscoperto grazie alla lungimiranza di alcuni produttori della zona di Massa e così poi altre realtà della stessa provincia ne hanno ripreso la coltivazione, proponendolo in uvaggio ma anche sue versioni in purezza. Lo possiamo trovare come vitigno complementare nel Colli di Luni Rosso DOC ed entra a far parte dell’uvaggio del Rosso Toscana IGT (per la provincia di Massa-Carrara) e del Rosso e Rosato della Val di Magra IGT. Dalla vinificazione delle uve Vermentino Nero si ottiene un vino di colore rosso rubino, fragrante e fruttato al naso, con palato di media struttura e discreta persistenza.

Rondinella

vitigno rossese

La Rondinella è un vitigno autoctono della provincia di Verona le cui origini rimangono tuttora sconosciute. Riconosciuto dagli ampelografi soltanto alla fine dell’800 nell’area veronese, deve il suo nome con tutta probabilità al colore nero-bluastro dei suoi acini, che ricorda appunto il piumaggio della rondine. In genere è vinificato in uvaggio con le altre varietà della provincia di Verona, soprattutto in Valpolicella e nell’area di Bardolino, ossia Corvina, Corvinone e Molinara. Tali uvaggi sono alla base dei vini di Valpolicella e Bardolino, Amarone in primis. Grazie alla sua capacità di accumulare zuccheri, il vitigno viene impiegato, oltre che nell’Amarone, anche nell’uvaggio del Recioto della Valpolicella. L’appassimento infatti concentra le sostanze aromatiche e zuccherine che si riflettono in vini dall’alto tenore alcolico ed estremamente ricchi di profumi. I vini nei quali la Rondinella esprime il suo potenziale sono caratterizzati da un colore rosso rubino intenso, con lievi sfumature purpuree. Al naso hanno bouquet fruttato e complesso, con note di frutti rossi maturi, ciliegie, tabacco e spezie. Il tannino è suadente ma deciso e la loro struttura complessa.

Pugnitello

Il Pugnitello è un antico vitigno a bacca nera coltivato in Toscana, che viene chiamato così per la forma del suo grappolo, che richiama ad un piccolo pugno. E’ stato riscoperto in tempi recenti e studiato in collaborazione con le Università di Firenze e Pisa, nei vigneti sperimentali di San Felice (Vitiarium), a partire dal 1987, come attività di ricerca e sperimentazione tesa a salvare e valorizzare alcuni vitigni autoctoni toscani destinati all’estinzione. Tra i vitigni sotto esame una vera scoperta è stato proprio il Pugnitello. Non vi sono notizie certe relative alla sua provenienza, ma si pensa che possa provenire della provincia di Grosseto. Ha qualche somiglianza morfologica con il Montepulciano, dal quale si differenzia però per la produttività più bassa e per la diversa forma del grappolo. Non è presente esplicitamente in alcuna denominazione DOP, ma lo possiamo trovare in molte IGT toscane. Dal vitigno Pugnitello si ottiene un vino di colore rosso rubino molto intenso con tonalità violacee., che al naso si presenta leggermente erbaceo mentre al palato rivela un gusto pieno, elevata gradazione alcolica, buona acidità e tannini di elevata finezza.

Terre Tollesi o Tullum DOCG

La DOCG Terre Tollesi (anche conosciuta come Tullum) è una delle DOCG di più recente istituzione, essendo stata creata nel 2019 a partire dalla già esistente DOC. La piccola zona della denominazione circonda Tollo, una piccola città collinare a 5 km dalla costa adriatica. Il fiume Pescara, il cui corso determina la maggior parte delle collocazioni e delle caratteristiche dei distretti vinicoli dell’Abruzzo, si trova poco più a nord. La città di Chieti è il comune di vino più vicino a Tollo e si trova sulle rive meridionali di questo fiume (vedi anche Terre di Chieti IGT). I vigneti coprono buona parte del terreno intorno alla città, disposti sulle verdi colline ondulate e ricoperte di foreste che si insinuano verso la costa. La più parte delle viti sono allevate a pergola abruzzese o a tendone, più limitatamente a guyot o spalliera. La Terre Tollesi o Tullum DOCG  comprende quattro tipologie di vino, due bianchi, basati sui vitigni autoctoni Passerina e Pecorino, due rossi (uno di base e uno riserva) entrambi basati sul vitigno Montepulciano e uno spumante bianco, elaborato sulla base del vitigno Chardonnay (min.60%), alla composizione del quale possono anche concorrere altri vitigni a bacca bianca autorizzati per la coltivazione nella regione Abruzzo. Lo Chardonnay è diffuso a Tollo come in altre zone d’Italia, ma qui il suo utilizzo è limitato alla spumantizzazione. Il Rosso Riserva deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno 2 anni, di cui almeno 6 mesi in legno. Dal punto di vista organolettico, i vini rossi presentano un colore rubino intenso, con lievi sfumature violacee, colore che tende al granato con l’invecchiamento. Il loro bouquet di profumi tipico è quello dei frutti rossi, del vegetale e delle spezie. Al palato il sapore è secco, giustamente tannico, con una buona struttura che conferisce al vino armonia ed eleganza. I vini bianchi sono di colore giallo paglierino tenue, con sentori floreali e fruttati, intensi, freschi e piacevoli e rispondono pienamente ai caratteri tipici e peculiari della varietà.

 

Vino Nobile di Montepulciano DOCG

La zona del Vino Nobile ricade interamente nel comune di Montepulciano, in provincia di Siena. Tutto il territorio adibito alla produzione del Vino Nobile di Montepulciano è compreso nell’area collinare da 250 a 600 metri di altitudine. La denominazione Vino Nobile di Montepulciano DOCG è riservata ai vini rosso e rosso riserva, ottenuti a partire da uve del vitigno Sangiovese (chiamato in zona Prugnolo gentile) per almeno il 70% e per max. 30% di uve di vitigni a bacca nera e a bacca bianca (max.5%) esclusi i vitigni aromatici ad eccezione della Malvasia Bianca Lunga. Tra i vitigni complementari sono state nel tempo individuate diverse varietà ad uva nera, sia autoctoni (Canaiolo nero, Mammolo) che internazionali, in grado di esaltare le potenzialità del territorio e del vitigno base. Il Vino Nobile di Montepulciano DOCG deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno due anni, dei quali almeno uno in recipienti di legno. Il Vino Nobile di Montepulciano riserva DOCG deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di almeno tre anni di cui min. uno in recipienti di legno e 6 mesi di in bottiglia. Il Vino Nobile di Montepulciano DOCG si presenta di colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l’invecchiamento. Ha un profumo intenso ed a volte etereo, con caratteristiche note fruttate di amarena, floreali di viola) e speziate. Al palato è molto strutturato, equilibrato ed elegante, con una tannicità piuttosto marcata che contribuisce alla buona longevità del vino.

Vernaccia di Serrapetrona DOCG

La zona della denominazione Vernaccia di Serrapetrona DOCG comprende il territorio del comune di Serrapetrona e in parte quello dei comuni di Belforte del Chienti e di San Severino Marche, in provincia di Macerata, nelle Marche. La denominazione Vernaccia di Serrapetrona DOCG è riservata al vino spumante ottenuto da uve del vitigno Vernaccia nera per almeno l’85%. La spumantizzazione della Vernaccia di Serrapetrona DOCG segue un procedimento unico nel suo genere, che comporta tre differenti fermentazioni. Subito dopo la raccolta delle uve, viene effettuata la prima fermentazione del vino base. Una parte delle uve viene messa ad appassire fino a gennaio, quando viene infine pigiata ed il mosto ottenuto aggiunto al vino base di cui sopra. Parte così la seconda fermentazione alcolica, più lenta, e dopo due mesi essa termina lasciando spazio al processo di maturazione che riduce la presenza di acidi e tannini attraverso la precipitazione tartarica e la fermentazione malolattica. Il vino così ottenuto è poi portato in autoclave e, con l’aggiunta di zuccheri e lieviti avviene la terza fermentazione con trattenimento della CO2 disciolta nel vino, ossia la cosiddetta “presa di spuma”, con il metodo “charmat”. Il vino, a 5 atmosfere di sovrapressione diviene così divenuto dopo altri 2 mesi lo spumante Vernaccia di Serrapetrona DOCG. A seconda del residuo zuccherino si ottiene la versione “dolce” o “ secca” dello spumante. La Vernaccia di Serrapetrona DOCG è di colore rosso rubino non troppo intenso, che tende a volgere a toni di granato, spuma rossa, viva, con perlage sottile e persistente. Il profumo è aromatico e vinoso, ricorda la frutta rossa matura, le marmellate, i fiori appassiti. Il gusto è morbido ed equilibrato, con tannini poco pronunciati e nel finale si nota un piacevole retrogusto amarognolo, tipico dell’uva utilizzata.

Valtellina Superiore DOCG

La denominazione Valtellina Superiore DOCG comprende l’intera Valtellina, una regione geografica alpina che corrisponde al bacino idrico del fiume Adda a monte del lago di Como, in Lombardia. Essa è dedicata ai vini rossi, fermi e secchi, prodotti con il vitigno Nebbiolo (localmente chiamato “Chiavennasca“) per almeno il 90% del totale. All’interno dell’area di produzione del vino Valtellina Superiore DOCG si individuano le sottozone Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno, Valgella. Il periodo minimo di affinamento del Valtellina Superiore DOCG è di ventiquattro mesi, dei quali almeno dodici in botti di legno. I vini possono portare la qualificazione “riserva” se sottoposti ad un periodo di invecchiamento di almeno tre anni. Il vino Valtellina Superiore DOCG ha colore rosso rubino tendente al granato;il suo profumo è caratteristico, persistente e sottile gradevole. Al palato risulta asciutto e leggermente tannico, vellutato, armonico e caratteristico.

Prugnolo gentile

vitigno prugnolo gentile

Il vitigno Prugnolo Gentile  corrisponde al Sangiovese grosso, una varietà locale del Sangiovese, che viene chiamato Prugnolo nella zona di Montalcino. Costituisce la base per la produzione dei vini rossi di Montepulciano (Vino nobile di Montepulciano DOCG, Rosso di Montepulciano DOC). Per maggiori dettagli sul Prugnolo gentile, consulta la scheda del vitigno Sangiovese.

Suvereto DOCG

La zona della denominazione Suvereto DOCG comprende l’intero territorio del comune di Suvereto, in provincia di Livorno (Toscana). La denominazione include le seguenti tipologie di vino:

  • Suvereto DOCG, da Cabernet Sauvignon e Merlot in proporzioni variabili;
  • Suvereto Sangiovese DOCG, da  Sangiovese min. 85%;
  • Suvereto Merlot DOCG, da Merlot min. 85%;
  • Suvereto Cabernet Sauvignon DOCG: Cabernet Sauvignon min. 85%

I vini DOCG Suvereto , Suvereto Sangiovese, Suvereto Merlot e Suvereto Cabernet Sauvignon, devono avere un titolo alcolometrico minimo di 13,00% e venir sottoposti ad affinamento per un periodo non inferiore a 24 mesi di cui almeno 18 in contenitori di rovere, possono ottenere la qualifica «riserva». I vini sono caratterizzati da un modesto tenore di acidità. Il loro colore è rosso rubino, intenso e profondo, che con l’invecchiamento evolve verso il granato. Il profumo è intenso, elegante, ampio, con note caratteristiche dei vitigni di provenienza. Il sapore è caldo ed asciutto, giustamente tannico, con note speziate e sentore di legno nei prodotti invecchiati, che si arricchiscono con il tempo, di profumi, aromi e sapori più intensi, consistenti e persistenti.

Sforzato di Valtellina o Sfursat di Valtellina DOCG

La denominazione di origine Sforzato di Valtellina DOCG comprende l’intero territorio vitivinicolo della Valtellina, in provincia di Sondrio. Le origini della viticoltura in Valtellina sono molto lontane nel tempo e risalgono all’epoca romana se non addirittura pre-romana o longobarda. I primi abitatori della valle furono i Liguri a cui seguirono gli Etruschi, ed entrambi i popoli conoscevano la coltura della vite. Lo Sforzato di Valtellina, detto anche “Sfursat” è un vino rosso fermo, prodotto con uve Nebbiolo (localmente chiamato “Chiavennasca“. La vinificazione dello Sforzato di Valtellina DOCG si effettua a partire da uve sottoposte ad appassimento, la cui pigiatura può essere effettuata solo a partire dal 10 dicembre dell’anno di raccolta. Per lo Sforzato di Valtellina DOCG è previsto un periodo di affinamento minimo di venti mesi, dei quali almeno 12 in botti di legno. Lo Sforzato è dunque il risultato della vinificazione di uve lungamente appassite, che arrivano a perdere per disidratazione naturale fino al 30% del volume dell’acqua contenuta. Già la vendemmia deve essere seguita da una attenta cernita dei grappoli maturi (con circa 18%-20% di zuccheri), assolutamente sani e con acini ben divisi. Poi i grappoli vengono posti a riposo al freddo invernale per un periodo che a seconda dell’annata si può protrarre fino alla fine di gennaio o in casi particolari anche fino a febbraio/marzo. Gli acini concentrano i propri succhi fino al raggiungimento del 26% – 27% di concentrazione zuccherina. In epoche passate per l’appassimento si ricorreva a stuoie o strati di paglia collocati a terra in appositi stanzoni, per lo più il solaio della casa. Oggi si utilizzano graticci di canne sovrapponibili o in piccoli plateaux in locali asciutti e ben ventilati. Il vino ottenuto, lo Sforzato di Valtellina DOCG, ha colore rosso rubino con eventuali riflessi granati. Al naso è intenso ed ampio, con sentori di frutti maturi. Al palato ha grande morbidezza, è asciutto, strutturato e di carattere, con eventuale percezione di legno.

Scanzo o Moscato di Scanzo DOCG

La denominazione Moscato di Scanzo DOCG comprende un piccolissimo territorio, situato attorno all’antico borgo di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo. La denominazione  è dedicata al vino dolce, passito, prodotto con uve Moscato di Scanzo in purezza, vitigno autoctono aromatico coltivato sa secoli in questa zona.  L’appassimento delle uve, condotto con mezzi idonei, deve essere protratto fino a raggiungere un tenore zuccherino di almeno 280 g/l e per un periodo non inferiore ai 21 giorni, per una resa massima dell’uva in vino del 30%. Il vino a denominazione di origine Moscato di Scanzo DOCG deve essere sottoposto ad un periodo di affinamento di minimo due anni. Il Moscato di Scanzo DOCG così ottenuto è un vino dal colore rosso rubino, più o meno intenso, che può tendere al cerasuolo con riflessi granati. Al naso è delicato, intenso, persistente, caratteristico. in bocca risulta dolce, gradevole, armonico, con un leggero retrogusto di mandorla.

Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG

La denominazione Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG comprende sette comuni, che formano un piccolo comprensorio viticolo nel Monferrato astigiano, situato sulla riva sinistra del Tanaro, in un’area di basse colline ampiamente boschive. Il Ruchè è un vitigno autoctono dei più rari coltivati tradizionalmente nel Monferrato astigiano, strettamente legato a questo territorio e non si trova in altre zone se non in modo occasionale. Un tempo era utilizzato anche come uva da mensa per il suo carattere aromatico e l’elevata concentrazione di zucchero a maturazione e per la preparazione di vini dolci per uso familiare. La vinificazione in purezza e l’introduzione di una tipologia di vino secco e di alta qualità è un fatto più recente, che data agli anni sessanta del ventesimo secolo. Il vino rosso a denominazione di origine Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG viene prodotti con uve del vitigno Ruchè per minimo del 90%, Barbera e Brachetto per un massimo del 10%.

 

 

Nerello mascalese

vitigno nerello mascalese

Il Nerello mascalese è un vitigno a bacca nera che cresce prevalentemente su terreni costituiti per la gran parte da sabbie vulcaniche, nella zona dell’Etna e di Torre Faro, frazione del comune di Messina. Viene detto anche Negrello e Niuriddu mascalisi in siciliano. Il nome Nerello è legato al colore intenso delle sue uve, mentre “mascalese” deriva dal fatto che da secoli viene coltivato nella Contea di Mascali.  Il Nerello mascalese concorre per l’80-100% all’uvaggio del vino Etna rosso DOC e per il 45-60% a quello del vino Faro DOC. Autoctono delle pendici dell’Etna, l’origine del Nerello Mascalese si perde nella notte dei tempi.  Il nome Nerello è legato al olore intenso delle sue uve, mentre “mascalese” deriva dal fatto che da secoli viene coltivato nella Contea di Mascali. Nella zona etnea tra Mascali e Randazzo si possono ancora trovare antichissime vigne ad alberello di Nerello Mascalese, aggrappate alla montagna su terrazze nere di pietra lavica, senza un sesto d’impianto geometrico delle viti. Questo avveniva perché sull’Etna in passato era molto diffusa la pratica di allevamento della vite per propaggine, che consisteva nell’interrare un tralcio della vite per ottenere la moltiplicazione per propagazione della pianta. Questo metodo antico ci permette di ammirare ancora oggi in questi vigneti una cospicua presenza di viti a piede franco. I vini prodotti con il Nerello mascalese hanno gradazione alcolica elevata (13-14°) e hanno una particolare predisposizione all’invecchiamento. I vini hanno poi una grande variabilità di caratteristiche organolettiche a seconda della zona di coltivazione. Il Nerello mascalese, infatti, come anche il Nebbiolo e il Pinot nero, ha una notevole sensibilità all’annata e al territorio di provenienza.

Roero DOCG

Il Roero è una zona geografica e storica del Piemonte, situata nella parte nord-orientale della provincia di Cuneo, che si estende alla sinistra del fiume Tanaro. Da sempre in questo areale, composto da 19 comuni, vengono coltivati principalmente due vitigni, il Nebbiolo e l’Arneis. Il Nebbiolo si è ben adattato sui versanti più ripidi delle colline, nei terreni più magri e sabbiosi, dove si ottiene un vino fragrante e profumato, elegante e generoso di sensazioni a partire da un bel colore invitante rosso rubino intenso. Su queste colline, fin dal 1400 viene un vitigno a bacca bianca, l’Arneis che acquista profumi sottili ed eleganti che richiamano i fiori bianchi e suggestioni di frutta fresca che vanno dalla mela alla pesca alla nocciola. La denominazione di origine Roero DOCG è riservata ai vini delle seguenti tipologie:

  • Roero;
  • Roero riserva;
  • Roero Arneis;
  • Roero Arneis spumante.

La tipologia di vino Roero DOCG senza altra specificazione è prodotta vinificando uve del vitigno Nebbiolo per un minimo del 95%. La tipologia Roero Arneis DOCG è un vino bianco ottenuto dalle uve del vitigno Arneis per un minimo del 95%. I vini delle tipologie Roero e Roero riserva devono essere sottoposti ad un periodo di affinamento minimo rispettivamente di 20 e 32 mesi, dei quali almeno 6 in legno.

Recioto della Valpolicella DOCG

La denominazione Recioto della Valpolicella DOCG interessa la stessa dell’Amarone, ossia l’intera fascia pedemontana della provincia di Verona, dal lago di Garda fino quasi al confine con la provincia di Vicenza. In questa zona una serie di vallate e di colline entrano nella pianura disegnando la
“forma di una mano”, per cui si possono individuare alcune caratteristiche particolari dove il clima ed il suolo hanno un ruolo fondamentale. La protezione della catena dei monti Lessini a Nord, la vicinanza del lago di Garda e l’esposizione a sud dei terreni rendono il clima complessivamente mite e non troppo piovoso. All’interno della denominazione, la sottozona “Classico” è quella più antica, che comprende i comuni di Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambrogio, e San Pietro in Cariano. La sottozona Valpantena comprende invece l’omonima vallata che da Verona sale verso i Monti Lessini passando da Poiano, Quinto di Valpantena, Marzana e Grezzana (di fatto la parte più a est della denominazione). Il Recioto della Valpolicella è un vino rosso dolce che si ricava per fermentazione delle uve passite dei vitigni tipici della Valpolicella, ossia la Corvina (45-95%), la Rondinella (5-30%) e il Corvinone (fino al 50% max in sostituzione della Corvina). L’appassimento, della durata di circa 3 mesi , veniva tradizionalmente condotto sui graticci utilizzati per la coltivazione del bacco da seta (detti arèle). Questa pratica è oggi totalmente in disuso, e le moderne cantine dispongono di locali idonei (fruttai), opportunamente ventilati (anche con ventilazione forzata) dove le uve riposano in basse cassette di plastica e sono al riparo dal rischio di umidità che porterebbe alla formazione di muffe. Per l’affinamento la tradizione vuole che si impieghino piccole botti di rovere e che la durata sia uguale o superiore a quella dell’Amarone, ossia minimo 3 anni. Il Recioto della Valpolicella è un vino passito di grande intensità, di colore rubino granato scuro, di grande corpo e struttura. Il tenore alcolico è solitamente elevato e la presenza di polialcoli e sostanze estrattive in grande quantità (in conseguenza dell’appassimento delle uve) lo rende un vino morbido e piacevole. I tannini sono solitamente di trama molto fitta, smussati dagli anni di affinamento in legno ed eleganti. Gli abbinamenti tradizionali del Recioto della Valpolicella DOCG sono la piccola pasticceria e le crostate di frutta rossa. L’intensità e la struttura del Recioto della Valpolicella DOCG gli rendono possibile uno dei più difficili abbinamenti di un vino, ossia col cioccolato. Interessante anche l’abbinamento con in formaggi a lunga stagionatura.

Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG

Il territorio della denominazione Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG si trova a cavallo delle province di Taranto e Brindisi, ed è suddiviso in due zone distinte, l’Arco Jonico e la penisola Salentina. L’Arco Jonico interessa maggiormente la zona costiera e si estende a partire dalla costa ionica fino ad arrivare alla base delle Murge, ad ovest fino alla Fossa Bradanica e ad est fino al contatto con il Salento Nord Occidentale. Il Salento o Penisola salentina risulta l’area predominante e si presenta come un territorio alquanto complesso in cui si alternano superfici quasi pianeggianti (nelle aree localizzate tra Lecce e Brindisi) a rilievi calcarei (serre salentine). La denominazione Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG è riservata ai vini rossi passiti, prodotti con uve del vitigno Primitivo (100%), che possono essere sottoposte a pratiche di appassimento sulla pianta, su graticci, in cassette all’aperto o in locali anche dotati di sistemi per il controllo di temperatura e umidità, dotati anche eventualmente di ventilazione forzata. Il Primitivo di Manduria Dolce Naturale DOCG è un vino di colore rosso rubino scuro e intenso, con sfumature tendenti al granato; il suo profumo è ampio, complesso, talvolta con sentore di prugna; al palato è dolce, vellutato, caratteristico. Si abbina con dolci tradizionali e formaggi di lunga stagionatura, è anche un eccellente vino da meditazione.

Piave Malanotte o Malanotte del Piave DOCG

La denominazione Piave Malanotte o Malanotte del Piave DOCG prende il nome da Borgo Malanotte, un borgo medievale sito in Tezze di Piave (TV), cuore della produzione di questo vino. In questo territorio la presenza della coltura della vite risale a tempi antichissimi, ma fu soltanto negli anni ‘50 che i produttori della zona presero coscienza delle peculiarità del prodotto e delle sue potenzialità e nel 1971 il vino “Malanotte” viene riconosciuto come tipologia Raboso Piave Malanotte all’interno della denominazione Piave DOC. La forte caratterizzazione di questo vino lo ha portato ad ottenere nel 2010 il riconoscimento della Piave Malanotte o Malanotte del Piave DOCG. Il vino Piave Malanotte o Malanotte del Piave DOCG viene ottenuto a partire dai vitigni Raboso Piave per almeno il 70% e Raboso veronese fino al 30%. La zona di produzione della Piave Malanotte o Malanotte del Piave DOCG si trova in media-bassa pianura, lungo il fiume Piave, caratterizzata da un clima tipicamente temperato, con estati calde e inverni mai troppo freddi. Il Raboso Piave e Raboso veronese sono da sempre considerati un vitigni di difficile gestione, a causa della maturazione molto tardiva ma soprattutto dell’elevato contenuto in acido malico e tartarico, accompagnato da tannini difficili irruenti e da note vegetali non sempre gradevoli. Quando si riesce a controllare la produzione e la qualità dell’uva, sono in grado di dare dei vini di grande carattere e qualità. Il Piave Malanotte o Malanotte del Piave DOCG ha un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei, tendente al granato con l’invecchiamento. Il profumo è tipico di marasca, mora, ciliegia, mirtillo. Con la maturazione, sviluppa note balsamiche di menta ed eucalipto. Il sapore è austero, sapido, caratteristico, la tannicità elevata ma elegante e se viene invecchiato in botte può avere sentori di tostatura. Gli elevati contenuti in acidità, tannini e sostanze aromatiche vengono gestiti con il taglio tradizionale di vino ottenuto da uve appassite in graticci. Tale tecnica pratica consente di ammorbidire la spigolosità originaria del Raboso, dando la morbidezza necessaria senza per questo togliere le note di freschezza e fragranza che caratterizzano il Malanotte del Piave DOCG.