Molinara

vitigno molinara

La Molinara è un vitigno autoctono della provincia di Verona, in particolare della Valpolicella, ma viene anche coltivato nelle zone a cavallo tra il Veneto e la Lombardia. La Molinara ha origini incerte e pare che il suo nome derivi dal termine dialettale ”mulinara” (da mulino), per via del fatto che gli acini di quest’uva sono abbondantemente pruinosi così da sembrare quasi spolverati di farina. Più frequentemente l’uva “Molinara” si vinifica insieme ad altri vitigni per dare i noti vini della Valpolicella. E’ a partire dal 1800 che questo vitigno viene infatti coltivato nella Valpolicella, in Valpantena e nella Valle d’Illasi ed in queste zone ha assunto nomi diversi come “Rossara” o “Rossanella” nella zona del Garda, o come “Brepon” in Valpantena e molte volte chiamato anche “Ua salà” (uva salata, per via del sapore sapido). Dal 2008 si è aperto un dibattito tra i vari produttori, che vede contrapposti innovatori e tradizionalisti, sull’obbligatorietà dell’impiego della Molinara nel disciplinare del Valpolicella DOC. Alla fine si è arrivati ad una specie di compromesso, ossia è stata tolta l’obbligatorietà dell’uso dell’uva Molinara, che nel disciplinare è divenuta uva ”consentita”, ottenendo il benestare dal Ministero dell’Agricoltura. La Molinara vinificata in purezza dà un vino di un colore rosso cerasuolo, delicato e profumi freschi e fruttati, con note di frutti di bosco in evidenza. Il vino ha un corpo leggero, alcolicità e acidità limitate e si fa notare per la sua marcata sapidità. Durante la fermentazione si tende a lasciare le bucce a contatto con il mosto solo per un breve periodo, ottenendo un vino dal colore rosa abbastanza carico.

Fumin

vitigno fumin

Il Fumin è un vitigno autoctono a bacca nera della Valle d’Aosta e il suo nome pare derivi dal profumo affumicato che ne caratterizza il suo vino che. Tempo addietro il vitigno Fumin veniva utilizzato principalmente per dare colore e acidità ai vini meno strutturati, mentre più recentemente viene anche vinificato in purezza, ottenendo ottimi risultati. Nel passato i vigneti in Valle d’Aosta venivano generalmente popolati con vitigni autoctoni caratterizzati per la loro predisposizione all’altitudine e pertanto il concetto stesso di un vino proveniente da un’unica varietà era pressoché sconosciuto. Ancora oggi il Fumin è piuttosto diffuso nei vecchi vigneti di Aymavilles, in associazione con il Petit rouge. L’interesse per questa varietà è in continuo aumento, in seguito al riconoscimento di una specifica tipologia all’interno della Valle d’Aosta DOC. Il Fumin è pertanto l’uva base del vino rosso Valle d’Aosta Fumin DOC, concorre alla produzione di altre tipologie di vino all’interno della denominazione ed è il protagonista di molti nuovi impianti nella zona di coltivazione, che si estende da Saint-Vincent a Villeneuve, soprattutto sul versante sinistro della Dora Baltea, fino a un’altitudine di circa 600-650 metri. Le del vitigno Fumin in purezza danno un vino rosso longevo, corposo, che ben si sposa anche con le barriques di rovere francese, motivo per il quale questa vecchia perla dell’enologia locale è stata riscoperta e valorizzata. Il vino del Fumin ha colorazione rosso rubino scuro ed intenso; il suo profumo è ampio, intenso, leggermente erbaceo, e si arricchisce con la maturazione; al palato è di gusto asciutto, austero, di buona acidità. E’ un vino che non si presta ad essere bevuto giovane, ma deve essere destinato all’affinamento, al meglio dopo alcuni anni di maturazione in legno.

Offida DOCG

La zona di produzione della Offida DOCG si trova nella parte sud delle Marche, a cavallo tra le province di Ascoli Piceno e Fermo, nell’area che va dal litorale alla medio alta collina. L’altitudine dei vigneti coltivati è compresa tra 50 e 650 msl. Le tipologie di vino previste dalla denominazione Offida DOCG sono: Offida rosso DOCG, Offida Passerina DOCG e Offida Pecorino DOCG, quest’ultime due entrambe bianche. I vini sono prodotti a partire da uve dei vitigni Montepulciano (min.85%) per il rosso, Passerina (min.85%) e Pecorino (min.85%) per le due altre tipologie. Il vino Offida Passerina DOCG ha colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, un buon livello di acidità, all’olfatto si riscontrano note floreali (fiori bianchi), fruttate di ananas, sentori di anice e salvia. Al palato è fresco, minerale, sapido, dotato di lunga persistenza. Il vino Offida Passerina ha un colore giallo paglierino intenso. Al naso si riscontrano note di frutta a polpa gialla e sentori agrumati. Al palato è fresco, minerale, sapido, dotato di lunga persistenza. Il vino Offida rosso ha colore rosso rubino con tendenza al granato. Al naso spiccano note di frutti rossi e sentori di liquirizia e cioccolato. Al palato è morbido e ampio, dotato di lunga persistenza. L’Offida rosso DOCG può essere immesso al consumo solo dopo un periodo di affinamento obbligatorio di min. 24 mesi di cui almeno 12 in legno e 3 mesi in bottiglia.

Morellino di Scansano DOCG

La denominazione di origine Morellino di Scansano DOCG è ubicata in una zona che comprende la fascia collinare della provincia di Grosseto tra i fiumi Ombrone e Albegna, che include l’intero territorio del comune di Scansano e parte dei territori comunali di Manciano, Magliano in Toscana, Grosseto, Campagnatico, Semproniano e Roccalbegna, nella provincia di Grosseto. Essa è riservata ai vini prodotti con uve del vitigno Sangiovese (localmente chiamato Morellino) per almeno l’85% e per la parte rimanente da altri vitigni a bacca nera, non aromatici, idonei alla coltivazione nella regione Toscana. Il vino Morellino di Scansano ha raggiunto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata nel 1978, e nel 2006 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Il vino Morellino di Scansano DOCG, se destinato ad essere qualificato con la menzione Riserva, deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore ad anni due, di cui almeno uno in botte di legno. Entrambe le tipologie presentano un modesto tenore di acidità. Il colore è rosso rubino che con la maturazione, soprattutto nella tipologia riserva evolve verso il granato. Al naso il profumo è intenso e complesso, con note di frutti di bosco. Nella tipologia riserva si riconoscono sentori di legno e note speziate e di frutta più matura. Al palato la tipologia base si presenta asciutta, calda e leggermente tannica. Nella tipologia Riserva si registra una persistenza maggiore.

Montefalco Sagrantino DOCG

La denominazione di origine Montefalco Sagrantino DOCG è comprende terreni situati nel territorio del comune di Montefalco e in parte del territorio dei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria, ubicati in provincia di Perugia. Si tratta di una zona molto piccola con terreni che degradano dolcemente lungo i profili collinari con altitudini dai 220 ai 472 m. s.l.m. dei rilievi collinari più elevati, presidiati da antichi borghi medievali. Il vino Montefalco Sagrantino DOCG viene prodotto a partire dalle uve dell’omonimo vitigno, nelle tipologie Secco e Passito. Viene sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 33 mesi, di cui, per la sola tipologia Secco, almeno dodici mesi in botti di rovere di qualsiasi dimensione. Per la versione Passito viene ammessa, oltre all’appassimento naturale, la pratica del controllo dell’umidità. Il colore dei vini Montefalco Sagrantino DOCG nella versione secca è rosso rubino intenso, talvolta con riflessi violacei e tendente al granato con l’invecchiamento. Il profumo è delicato, caratteristico, che ricorda quello delle more di rovo prugna e cuoio che si legano perfettamente con la vaniglia data dal legno; il sapore è asciutto e armonico, morbido e vellutato. Il Sagrantino è un vino da lungo invecchiamento grazie al suo corredo di antiossidanti naturali ed evolve fino ad 10-15 anni. Il colore del Passito è rosso rubino carico, talvolta con riflessi violacei e tendente al granato con l’invecchiamento, mentre il profumo è ampio, delicato, caratteristico che ricorda quello delle more di rovo e di frutta rossa in confettura; al palato è dolce, armonico e gradevole.

Montecucco Sangiovese DOCG

La zona di produzione della denominazione Montecucco Sangiovese DOCG si trova nella parte meridionale della Toscana e in particolare nel lembo orientale della provincia di Grosseto, in una vasta area che si estende dalle pendici del monte Amiata fino agli ultimi rilievi prima della città di Grosseto, con un prolungamento in direzione nord e nord-est, fino ai confini con la provincia di Siena, delimitati in parte dal corso del fiume Ombrone e del suo affluente Orcia. Tale zona comprende i comuni di Cinigiano, Civitella Paganico, Campagnatico, Castel del Piano, Roccalbegna, Arcidosso e Seggiano, in provincia di Grosseto. La denominazione di origine Montecucco Sangiovese DOCG è riservata ai vini prodotti con uve del vitigno Sangiovese per almeno il 90%. La DOCG Montecucco Sangiovese è riferita alle tipologie Rosso base e Riserva. I vini presentano un modesto tenore di acidità (4,5 g/l) e presentano un colore rosso rubino intenso, che sfuma al granato nei vini più maturi come quelli con qualifica Riserva. I profumi sono fruttati e delicati, con note di piccoli frutti rossi, mentre al sapore risultano armonici, asciutti, leggermente tannici. Nella Riserva l’intensità del profilo aromatico aumenta ed aumenta la sua complessità, ampiezza ed eleganza, con sentori di piccoli frutti accompagnati da evidenti note speziate, ed al palato si amplia la sensazione di lunghezza, di corpo e di volume. Queste caratteristiche sono direttamente influenzate dalla gradazione naturale più elevata delle uve, nonché dall’affinamento e dall’invecchiamento dei vini. I vini Montecucco Sangiovese sono affinati per un minimo di 2 anni di cui almeno 12 mesi in contenitori di legno e 6 mesi in bottiglia. La tipologia “riserva” prevede invece un invecchiamento minimo di 3 anni, di cui almeno 24 mesi in contenitori di legno e 6 mesi in bottiglia.

Elba Aleatico Passito o Aleatico Passito dell’Elba DOCG

L’Isola d’Elba, la maggiore dell’Arcipelago toscano,  è la terza isola italiana per estensione. La morfologia del suo territorio è prevalentemente collinare con un massiccio rilievo montuoso, nella sua parte occidentale, che supera i 1000 m. di altitudine. La fascia di altitudine ideale per la coltivazione della vite si estende dal livello del mare fino ai 450 m. Le temperature alte ed il clima assolato nel mese di settembre hanno favorito la pratica dell’appassimento al sole per breve periodo (10-20 giorni), tipico della viticoltura delle isole mediterranee. La denominazione di origine Elba Aleatico Passito DOCG è riservata ai vini prodotti con uve del vitigno Aleatico in purezza, nel territorio dell’Isola e vinificati dopo appassimento, con una resa media dell’uva in vino non superiore al 35%, con un contenuto zuccherino dei mosti non inferiore al 30%. L’Aleatico Passito dell’Elba è un vino di colore rosso rubino intenso, di elevata consistenza, intenso e complesso al naso, con profumo di ciliegie sciroppate, prugne e note speziate di cannella e chiodi di garofano. Al palato è dolce e corposo, con un caratteristico retrogusto di mandorle e ricordi di frutti rossi e spezie.

Conero DOCG

Il Conero  è un rilievo montuoso che si inoltra nel mare e le retrostanti colline, caratterizzate da una morfologia dolce ed omogenea, sono ideali per la viticoltura. Vi si coltivano varietà di vite non necessariamente autoctone, ma che hanno eletto come habitat questa parte delle colline del Monte Conero, grazie al clima temperato ed ai terreni che contribuiscono ad esaltare le loro intrinseche potenzialità dei vitigni. I vini della denominazione di origine Conero DOCG sono prodotti con uve dei vitigni Montepulciano per min.85% e Sangiovese per max.15%. La zona di produzione del vino Conero DOCG comprende l’intero territorio comunale di Ancona, Offagna, Camerano, Sirolo, Numana e parte dei comuni di Castelfidardo ed Osimo. Il riferimento geografico è il promontorio del monte Conero che si erge sul mare Adriatico e le colline che discendono dallo stesso verso l’entroterra. Il vino Conero DOCG ha colore rosso rubino intenso, al naso è gradevole, fruttato con note speziate, al palato è secco, sapido, giustamente tannico e di corpo. Il vino prima di essere immesso al consumo deve essere sottoposto ad un periodo d’invecchiamento di almeno 2 anni. L’eventuale maturazione in legno ne migliora la morbidezza, crea maggiore equilibrio ed affinamento della nota olfattiva.

Colli di Conegliano DOCG

Il territorio della denominazione Colli di Conegliano DOCG si trova tra i dolci rilievi collinari nel Veneto Orientale, con le Dolomiti Bellunesi che distano pochi chilometri in direzione nord, mentre Venezia solo qualche decina di chilometri, in direzione sud. Tutta la zona ha una grande vocazione viticola, sia per uve a bacca bianca sia per uve a bacca nera. Le montagne formano una barriera naturale all’ingresso di correnti d’aria fredda, mentre la vicinanza al mare mitiga il clima che si può definire temperato. I venti favoriscono l’inversione termica e contribuiscono ad asciugare le viti che si difendono così in modo naturale dalle malattie fungine. Il vino Colli di Conegliano bianco è a base di Manzoni bianco, un vitigno frutto dell’incrocio fra Pinot bianco e Riesling renano. Nel vino si unisce a Pinot bianco, Chardonnay, Sauvignon e Riesling, in diverse percentuali. Ne esce un vino elegante, di buon corpo e grande personalità. Il Colli di Conegliano rosso è costituito da un uvaggio fra Cabernet sauvignon, Merlot e Cabernet franc, insieme con il Marzemino e l’Incrocio Manzoni 2.15. Ha un carattere deciso, ottima struttura, e diviene sontuoso ed austero con l’invecchiamento. L’affinamento in botti dura almeno 6 mesi, ma per la riserva si arriva a 12 mesi. Il Colli di Conegliano Refrontolo è un vino rosso fermo prodotto quasi interamente con uve Marzemino, che gli conferiscono note vinose e sapore caldo, di corpo ed asciutto. L’affinamento dura fino a 12 mesi in botti di rovere. La versione passita invece presenta le sensazioni olfattive tipiche dell’appassimento naturale che si protrae fino a Natale e da cui si ottengono un vino dolce, armonico e vellutato, di corpo e dai profumi intensi di frutti di sottobosco. Il Torchiato di Fregona è una rarità enologica che si ottiene da uve appartenenti a diversi vitigni, fra cui la Boschera, da secoli coltivato quasi esclusivamente a Fregona. Esso presenta un grappolo molto spargolo che gli consente di resistere a lungo all’appassimento sui graticci. Il vino ha un colore giallo dorato intenso, un profumo intenso dal gusto dolce di miele e frutta appassita.

Chianti Classico DOCG

La denominazione di origine Chianti Classico DOCG rappresenta la zona più antica del Chianti, posta a cavallo tra le province di Firenze (con 30.400 ettari) e Siena (con 41.400 ettari). Essa include i comuni di Greve in Chianti, Castellina in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti. Vi rientrano invece parzialmente i comuni di San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle. La zona di produzione del Chianti Classico è la prima al mondo ad essere stata definita per legge, con un bando del 1716 del granduca di Toscana Cosimo III. Il bando specificava i confini delle zone entro i quali potevano essere prodotti i vini Chianti ed istituiva una congregazione di vigilanza sulla produzione la spedizione, il controllo contro le frodi ed il commercio dei vini (una sorta di progenitore dei Consorzi). Fino a tutto il 1700 il Chianti veniva prodotto utilizzando solo le uve del vitigno Sangiovese. Risale ai primi dell’800 la pratica di mescolare varietà diverse di uve per migliorare la qualità del vino prodotto. In quel periodo vennero sperimentati diversi uvaggi, ma fu il barone Bettino Ricasoli, tra il 1834 ed il 1837 a divulgare la composizione da lui ritenuta più idonea per ottenere un vino rosso piacevole, frizzante e di pronta beva e che sarebbe poi diventata la base della composizione ufficiale del vino Chianti: 70% di Sangioveto (denominazione locale per il Sangiovese), 15% di Canaiolo, 15% di Malvasia e l’applicazione della pratica del governo all’uso Toscano, che consiste nel prendere una parte di uva, la più sana e matura, meglio Sangiovese che Canaiolo, raccoglierla in anticipo e lasciare i grappoli per sei settimane, disposti su graticci, all’aria perchè appassiscano. Pigiate, queste uve producono un mosto che aggiunto al vino che ha appena terminato la fermentazione ed ha bruciato tutti gli zuccheri fa partire una seconda fermentazione, prolungata sino a primavera.

Il vitigno di riferimento per la DOCG Chianti Classico rimane ancor oggi il Sangiovese, che deve essere presente per almeno l’80% delle uve utilizzate per la produzione del Chianti classico. Il Sangiovese è un’uva molto sensibile ai fattori esterni ed ha la capacità di modificare i propri profumi a seconda del terreno in cui viene coltivato. Il Chianti Classico ha il bouquet floreale di giaggiolo e mammola propri del terreno arenario di questa zona che costituisce l’elemento organolettico caratterizzante, con aroma di frutti di bosco che gli deriva invece dalla componente calcarea del suolo.

Le tipologie previste dalla denominazione sono il Chianti Classico, il Chianti Classico Riserva e il Chianti Classico Gran Selezione. Le tipologie propongono un affinamento di durata crescente, limitato ad un anno per la tipologia base, di 24 mesi per la riserva e di 30 mesi per la Gran selezione.

Cesanese del Piglio DOCG

La denominazione di origine Cesanese del Piglio (o Piglio) DOCG, è riservata ai vini prodotti da uve dei vitigni Cesanese di Affile e/o Cesanese comune 90% minimo e vitigni complementari, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, per non più del 10%. La zona di produzione della denominazione di origine Cesanese del Piglio DOCG ricade nella provincia di Frosinone e comprende un territorio di alta e media collina, situato sulle pendici dei Monti Ernici. La zona include tutto il territorio comunale di Piglio e Serrone e parte del territorio di Acuto, Anagni e Paliano. Qui, nelle ampie vallate in particolare dell’alta valle del Sacco, sono ubicati i vigneti del Cesanese del Piglio.

La denominazione di origine Cesanese del Piglio (o Piglio) DOCG è comprende 3 tipologie di vino rosso (“base”, “Superiore” e “Riserva”) che hanno le seguenti caratteristiche:

  • Cesanese del Piglio: buona struttura sia a livello di tannini che di polifenoli, che conferiscono al vino carattere di pienezza di corpo, assenza di ruvidezza e buona longevità. Il vino presenta un colore rosso rubino con riflessi violetti, odore intenso con sentori fiorali e fruttati (bacche e drupe) tipici delle cultivar, sapore secco armonico di giusto corpo.
  • Il Cesanese del Piglio Superiore ha le stesse caratteristiche organolettiche del Cesanese del Piglio base, ma presenta una gradazione alcolica minima di 13° rispetto ai 12° della versione base, inoltre può essere messo in commercio a partire dal 1. Luglio dell’anno successivo alla vendemmia (1. Febbraio per la versione base)
  • Cesanese del Piglio Riserva. La tipologia Cesanese del Piglio Superiore se sottoposta ad un periodo di invecchiamento non inferiore a 20 mesi, di cui 6 mesi di affinamento in bottiglia e con un titolo alcolometrico minimo di 14,00% vol, può fregiarsi della menzione aggiuntiva “Riserva”. Le caratteristiche organolettiche del Cesanese del Piglio Riserva sono analoghe a quelle del Cesanese del Piglio Superiore fatta salva la possibilità di un leggero sentore di legno se per l’affinamento sono stati usati contenitori di questo materiale.

Al palato tutti i vini presentano un’acidità normale, un amaro poco percepibile, poca astringenza, buona struttura (a volte tendente al debole nella tipologia di base), che contribuiscono al loro equilibrio gustativo.

Cerasuolo di Vittoria DOCG

La denominazione di origine Cerasuolo di Vittoria DOCG è riservata ai vini rossi prodotti a partire da uve dei vitigni di Nero d’Avola (Calabrese) per il 50-70% e Frappato dal 30% al 50%. 50% al 70% di Nero d’Avola e dal 30%. La zona di produzione del Cerasuolo di Vittoria DOCG e del Cerasuolo di Vittoria Classico DOCG comprende una vasta area produttiva, che include territori ricadenti in tre province limitrofe Ragusa, Caltanissetta e Catania. La zona è delimitata a nord dal complesso dei monti Erei, a sud dal mar Mediterraneo , ad est dai rilievi dei monti Iblei ed ad ovest dalle colline centro-meridionali della provincia di Caltanissetta. I vini Cerasuolo di Vittoria DOCG e Cerasuolo di Vittoria Classico DOCG, dal punto di vista organolettico, presentano un colore tipico, dal rosso ciliegia al rosso violaceo, che con l’invecchiamento tende al granato; un profumo dal floreale al fruttato per il Cerasuolo di Vittoria, che si connota decisamente di ciliegia nel Cerasuolo di Vittoria classico; un sapore secco, pieno, morbido ed armonico.

Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG

La denominazione Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG è riservata ai vini ottenuti da uve del vitigno Uva di Troia (min.90%). L’area della denominazione di origine Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG trae l’appellativo dal famoso castello federiciano oggi patrimonio dell’UNESCO ed è parzialmente inclusa nel Parco Naturale dell’Alta Murgia. La zona di produzione si trova a cavallo tra la provincia di Bari e quella di Barletta-Andria-Trani e comprende il territorio comunale di Minervino Murge e in parte i territori comunali di Andria, Corato, Trani, Ruvo, Terlizzi, Bitonto, Palo del Colle e Toritto e completamente l’isola amministrativa D’Ameli del comune di Binetto. L’Uva di Troia è un vitigno a maturazione tardiva, non facile da coltivare, perché molto esigente in termini climatici. Non è un caso che la sua diffusione sia storicamente sempre stata limitata a un’area piuttosto ristretta. Il vino Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG prima dell’immissione al consumo deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento di almeno due anni di cui almeno uno in legno. Il vino Castel del Monte Nero di Troia Riserva DOCG ha un colore rosso rubino intenso e profondo. Al naso esprime aromi fruttati di prugna, more, note speziate di liquirizia e note balsamiche. Al palato ha buona struttura, con tannicità fitta e importante e buona freschezza. Il finale è lungo e persistente. La presenza di tannini e acidità predispone il vino a lunghi invecchiamenti, che mettono in luce belle note d’evoluzione verso complessi aromi terziari.

Carmignano DOCG

La denominazione Carmignano DOCG è riservata al vino rosso, fermo, che si ottiene vinificando uve del vitigno Sangiovese (min.50%), Canaiolo nero (max.20%), Cabernet Franc e Cabernet sauvignon (10-20%) e una eventuale aggiunta di uve bianche (max.10%) dei vitigni Trebbiano toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del Chianti. La zona di produzione è situata sui terreni collinari dei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano, in provincia di Prato. La storia vitivinicola del territorio è molto antica e risale al tempo degli Etruschi. Il nome Carmignano fu per la prima volta ufficializzato con il bando del 1716 dal Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici che fissava in modo chiaro e inequivocabile i confini del comprensorio di produzione del “vino Carmignano”. Il territorio di Carmignano è particolarmente vocato per la coltivazione della vite, grazie ad un ambiente adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole per tutte le funzioni vegetative e produttive della pianta. Il lungo periodo vegetativo, le elevate escursioni termiche, la ventilazione dei pendii, le precipitazioni ben distribuite anche nel periodo estivo,  favorisce la maturazione delle uve e facilita la costanza di qualità in tutte le annate. Ne risulta un vino rosso da invecchiamento, strutturato e al tempo stesso elegante ed armonico con un bouquet fine ed intenso.

Brunello di Montalcino DOCG

Il Brunello di Montalcino è uno dei vini più pregiati d’Italia e il più famoso tra quelli prodotti in Toscana. La sua zona di produzione è limitata al solo comune di Montalcino, in provincia di Siena, cosa che contribuisce, vista la limitata superficie vitata a disposizione, a renderlo un vino molto ricercato a livello mondiale. Nel 1960 il Brunello di Montalcino è il promo vino ad essere insignito della DOC, e consegue la DOCG nel 1980. L’origine del Brunello di Montalcino risale alla seconda metà dell’800, quando Ferruccio Santi di Montalcino selezionò ed incominciò a vinificare uve di una varietà di Sangiovese conosciuta localmente come “Brunello” per via del colore scuro degli acini. Il Brunello di Montalcino DOCG è un vino che richiede lunghi periodi di invecchiamento prima della messa in commercio: cinque anni dal momento della vendemmia (che diventano sei per la versione “riserva“) di cui almeno due anni in botti di rovere, e per un tempo non inferiore ad altri quattro mesi in bottiglia (sei mesi per la riserva). E’ un vino di grande longevità, che richiede lungo affinamento prima di arrivare al top del suo livello qualitativo. Ci sono esempi di Brunelli invecchiati per periodi che vanno da 10 a 30 anni e più. Il titolo minimo in alcool è di 12° (o 12,5 se specificata la menzione “vigna”). Il Brunello di Montalcino nel bicchiere ha una tonalità rosso rubino, leggermente tendente al granato con l’invecchiamento. Ha un profumo è decisamente intenso e persistente, con sentori fruttati e di vaniglia ma anche di legno aromatico e sottobosco. Al palato è tannico e caldo, armonico, persistente e robusto. Va servito a temperatura ambiente (circa 18-22°C), in bicchieri grandi e dalla luce ampia, che consentano la percezione del suo complesso ed articolato bouquet. Nel caso di vini d’annata è preferibile prima decantarli e caraffarli in modo tale che si possano riossigenare adeguatamente, liberandosi al contempo del deposito sul fondo.

Brachetto d’Acqui o Acqui DOCG

La denominazione Brachetto d’Acqui DOCG include i vini Brachetto d’Acqui, Brachetto d’Acqui spumante e Brachetto d’Acqui passito, ottenuti a partire da uve del vitigno Brachetto (min.97%) e provenienti dalla zona di produzione che prende il nome dal comune di Acqui Terme, situata a cavallo delle province di Alessandria ed Asti. La spumantizzazione può avvenire sia in autoclave (Charmat) che in bottiglia, anche se la prima è la più comune e opportuna, come per tutti i vitigni aromatici, come è anche il Brachetto. Il Brachetto è un vitigno aromatico e come tale trasmette al vino i profumi presenti nelle uve mature, detti anche aromi varietali. Tali aromi si manifestano in forma di note muschiate, caratteristiche del vitigno, accompagnate talvolta da profumi terziari di vaniglia e tostatura nel passito. Il Brachetto ha una colorazione rosso rubino piuttosto chiara, a volte tendente al rosato. Al palato è morbido e delicato.

Bardolino Superiore DOCG

Il Bardolino superiore DOCG è un vino rosso fermo e secco, prodotto in una zona piuttosto ampia che si estende dalla parte meridionale della sponda est del Lago di Garda in direzione di Verona. Le colline che la caratterizzano hanno avuto origine dai ghiacciai che modellarono il territorio. I terreni dei versanti rivolti a nord sono normalmente ricoperti di boschi, mentre gli altri, grazie alla felice esposizione, ospitano vigneti e oliveti. All’interno di quest’area il clima è influenzato dalla presenza della grande massa d’acqua del lago di Garda e a nord, dal massiccio del monte Baldo e dalla vallata del fiume Adige. I vini sono ottenuti da uve Corvina, Rondinella e Molinara ed un eventuale concorso di uve a bacca rossa, non aromatiche, ammessi alla coltivazione per la provincia di Verona. La zona di coltivazione delle uve per i vini Bardolino superiore DOCG comprende, per la sottozona più antica della menzione “Classico” i comuni di Bardolino, Garda, Lazise, Affi, Costermano, Cavaion, mentre per l’indicazione generica una zona limitrofa più ampia. Ai vini venne consentito l’uso della menzione “Superiore” per quelli provenienti da vigneti particolarmente vocati, gestiti con rese più contenute per ottenere uve più zuccherine e idonee ad un più lungo invecchiamento. La DOCG viene assegnata al Bardolino superiore nel 2001. Il Bardolino Superiore DOCG raggiunge con l ‘affinamento la pienezza di profumi e sapori, mantenendo al tempo stesso le caratteristiche di freschezza e di bevibilità che lo caratterizzano. E’ un vino rosso rubino con riflessi granati, profumi speziati provenienti sia dalle varietà di vitigni – la Corvina in particolare – sia dalla composizione dei suoli e di grande freschezza gustativa.

Barbera del Monferrato Superiore DOCG

La denominazione Barbera del Monferrato superiore DOCG è posta a cavallo tra le province di Asti e di Alessandria, in una zona di produzione che si sovrappone in buona parte con quella del Barbera d’Asti, ma che comprende aree al centro del cosiddetto bacino terziario piemontese che non sono comprese nel disciplinare del Barbera d’Asti.

Il vino Barbera del Monferrato superiore DOCG deve essere prodotto a partire da uve del vitigno Barbera per almeno l’85%, con i vitigni Freisa, Grignolino e Dolcetto, da soli o congiuntamente per un massimo del 15%. I vini Barbera del Monferrato superiore DOCG devono essere sottoposti ad un periodo di affinamento minimo di 14 mesi, di cui almeno 6 in botti di legno.

La presenza del vitigno Barbera nel Monferrato è nota da lunghissimo tempo, con testimonianze specifiche che datano a più di 200 anni fa. Sebbene diffuso in tutto il Piemonte meridionale la Barbera è particolarmente diffusa in questa area, dove rappresenta la varietà principale. La Barbera inoltre è da sempre il vino più prodotto e quello che rappresenta al meglio lo spirito del territorio. Il sistema di potatura più largamente utilizzato nell’Astigiano, e nello specifico per la Barbera è il Guyot, questo perché ha permesso di adattare al meglio questo vitigno alle condizioni climatiche della zona e di ottenere la migliore qualità dell’uva.

Il vino Barbera del Monferrato superiore DOCG si presenta di colore rosso rubino cupo, che tende al granato con l’invecchiamento. Al naso è intenso e complesso, con note fruttate di ciliegia, mora e frutti rossi e può presentare note di tostatura, spezie e leggero sottofondo etereo. Al palato risulta di corpo, giustamente tannico e persistente.

Barbera d’Asti DOCG

La denominazione Barbera d’Asti DOCG comprende i vini Barbera d’Asti e Barbera d’Asti superiore, anche con indicazione delle sottozone Nizza, Tinella, Colli Astiani o Astiano. I vini devono essere composti da uve almeno per il 90% provenienti dal vitigno Barbera, mentre per il rimanente 10% possono essere provenienti da vitigni a bacca nera autorizzati per la regione Piemonte. La zona di produzione è piuttosto vasta e comprende numerosi comuni delle province di Asti e di Alessandria. La vinificazione prevede per le tipologie “superiore” e ove sia indicata la “menzione vigna” un affinamento minimo di 14 mesi di cui almeno 6 in botti di legno.

La presenza del vitigno Barbera nell’Astigiano è nota da lunghissimo tempo, con testimonianze specifiche che datano a più di 200 anni fa. Sebbene diffuso in tutto il Piemonte meridionale la Barbera è particolarmente diffusa in questa area, dove rappresenta la varietà principale. La Barbera d’Asti inoltre è da sempre il vino più prodotto e quello che rappresenta al meglio lo spirito del territorio. Il sistema di potatura più largamente utilizzato nell’Astigiano, e nello specifico per la Barbera è il Guyot, questo perché ha permesso di adattare al meglio questo vitigno alle condizioni climatiche della zona e di ottenere la migliore qualità dell’uva.

Il vino “Barbera d’Asti DOCG” si presenta di colore rosso rubino cupo, che tende al granato con l’invecchiamento. Al naso è intenso e complesso, con note fruttate di ciliegia, mora e frutti rossi. Le versioni sottoposte ad affinamento in legno possono presentare note di tostatura, spezie e leggero sottofondo etereo. Al palato risulta di corpo, giustamente tannico e persistente.

Bagnoli Friularo DOCG

La denominazione Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli DOCG si trova a sud di Padova, nel Conselvano, e comprende diversi comuni posti attorno alla zona produttiva classica, costituita dall’area del comune di Bagnoli di Sopra. La vicinanza dei Colli Euganei garantisce una ventilazione serale e mattutina che permette di mitigare il calore estivo e in primavera di salvaguardare dalle brinate. Inoltre durante il periodo della maturazione vi sono spesso escursioni termiche importanti che provocano incrementi delle sostanze fenoliche e colore nella bacca. I vini della DOCG sono basati sul vitigno Friularo, soprannome locale del Raboso Piave. La coltivazione del vitigno Raboso Piave nel territorio di Bagnoli ha origini antichissime essendo la zona legata sin dall’epoca dell’antica Roma alla coltivazione dell’uva. Il documento più antico che fa diretto riferimento al Friularo di Bagnoli, assieme ai nomi degli altri è un manoscritto del 1774 in cui il Friularo compare come il vitigno più costoso e richiesto. La DOCG esiste dal 2011 ed è basata su di una tipologia delle preesistente Bagnoli DOC. La Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli DOCG comprende le seguenti tipologie:

Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli DOCG (anche nelle tipologie riserva e vendemmia tardiva),
Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli DOCG classico (anche nelle tipologie riserva e vendemmia tardiva),
Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli DOCG passito,
Bagnoli Friularo o Friularo di Bagnoli DOCG classico passito

I vini della denominazione sono prodotti al  90% dal vitigno Raboso Piave (localmente detto “Friularo”) e al 10% da uve a bacca nera idonee alla coltivazione nella Provincia di Padova. L’affinamento minimo previsto per le versioni secche è di 12 mesi, per le riserve almeno 24 mesi di cui 12 in botti di legno. I vini presentano colore rosso rubino intenso con riflessi violacei che evolve al granato con la maturazione. All’olfatto presentano profumi di frutta rossa come la marasca, la prugna, la ciliegia. Con la maturazione si sviluppano note frutta sotto spirito, di spezie come cacao, cannella, vaniglia e di profumi terziari più intensi se la maturazione avviene in botte di rovere. In bocca hanno un carattere rustico varietale, caratterizzata dalla netta tannicità ed acidità tipiche del Raboso.