Montepulciano

A Montepulciano, in provincia di Siena, Il Vino Nobile di Montepulciano DOCG è prodotto con l’uva Prugnolo Gentile (nome con il quale viene chiamato il Sangiovese Grosso), al quale si aggiunge del Canaiolo Nero e facoltativamente ed in minor misura il Mammolo e il Colorino, oltre ad altre uve permesse dal disciplinare. Il Nobile di Montepulciano era noto già nel 1500 per la sua qualità, e fu anche ampiamente decantato da Sante Lancerio, il bottigliere di Papa Paolo III Farnese (1534-1559). Negli anni 1960 si iniziò a riscoprire il Nobile ed iniziò un processo di recupero dell’immagine che ebbe il suo compimento nel 1980, quando il Vino Nobile di Montepulciano fu riconosciuto come DOCG.

Montalcino

Il comune di Montalcino, in provincia di Siena, è famoso perché vi si produce il Brunello, il più prestigioso tra i vini toscani prodotti sulla base del Sangiovese. Brunello si chiama a Montalcino l’uva Sangiovese Grosso con la quale viene prodotto, inizialmente ad opera di Ferruccio Biondi Santi, che può a tutti gli effetti considerarsi il creatore di questo vino. Il Brunello di Montalcino, oggi riconosciuto come DOCG, viene prodotto con Sangiovese grosso in purezza e può essere immesso al consumo solo dopo 5 anni dalla vendemmia (6 per la riserva), con un periodo minimo di maturazione in botte di due anni.

Romagna

La Romagna è una zona storica posta ad est di Bologna, che comprende parte dei territori di quattro province, Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Vi possono individuare due zone principali, una pre-collinare, che si estende dalle falde delle ultime formazioni collinari degli Appennini fino alla via Emilia, e una più prettamente collinare. La Romagna è famosa per il vino rosso prodotto con le uve del vitigno Sangiovese. Il Sangiovese di Romagna è un vino che può presentarsi in tipologie diverse da vini leggeri fino a vini di buona struttura, dal gusto secco e deciso. L’Albana di Romagna è stato il primo vino bianco italiano a ricevere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG). Il riconoscimento del più alto livello di qualità a questi vini è dovuto soprattutto ai i migliori vini prodotti con questa uva, ottenuti con rese molto più basse di quelle previste dal disciplinare, una scelta adottata solamente dai migliori produttori. Di particolare interesse è la versione passita, che si impone come una delle migliori a livello nazionale.

Carso

La zona del Carso comprende la provincia di Trieste e in parte quella di Gorizia. I vini del Carso presentano caratteristiche organolettiche particolari, sicuramente sono dovute per una buona parte al territorio. Nel Carso il terreno è caratterizzato dalle “terre rosse”, strati argillosi che coprono anche di pochi centimetri il terreno calcareo sottostante. Le famose “doline” sono tipici avvallamenti carsici di forma circolare con sezione a ciotola o imbuto. La parte inferiore è piatta per cui nel fondo delle doline possono si possono praticare coltivazioni diverse, tra cui anche la vite. Le condizioni morfologiche e la pendenza dei versanti giocano qui un ruolo importante, creando situazioni di microclima molto diverse tra loro. Le modeste precipitazioni, la forte permeabilità del terreno e i forti venti (Bora) fanno sì che il deficit idrico sia piuttosto elevato, soprattutto nel periodo estivo. Nel Carso si coltivano soprattutto vitigni autoctoni, tra i quali la Vitovska è il più rappresentativo tra quelli a bacca bianca, mentre il Terrano, uva a bacca nera caratteristica per il suo tannino deciso e la spiccata acidità, dà il vino rosso più tradizionalmente legato al territorio.

Friuli Grave

La zona delle Grave coincide con quella della denominazione Friuli Grave DOC, la più vasta della regione, che si estende dalla provincia di Udine verso ovest, fino a quella di Pordenone. Il suo nome deriva dal terreno, ricco di sassi e ghiaia, ideale per produrre ottimi vini. Essa rappresenta oltre due terzi della produzione regionale di vino. I vini delle Grave hanno in generale minore complessità rispetto a quelli del Collio o dei Colli Orientali del Friuli, tuttavia il livello medio di qualità dei vini della denominazione è tra i più alti in Italia. Nelle Grave si producono vini bianchi da uve Chardonnay, Sauvignon Blanc e Tocai Friulano, mentre la produzione di vini rossi si basa prevalentemente sulle uve internazionali Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc e sul vitigno autoctono Refosco dal Peduncolo Rosso.

Colli Orientali del Friuli e Collio

Il Collio è situato nella parte orientale della regione, in provincia di Gorizia, fino al confine con la Slovenia, ed è particolarmente famoso per i suoi vini bianchi. Tocai Friulano e Ribolla gialla sono i vitigni più importanti che vi si coltivano, affiancati da vitigni internazionali come Chardonnay e Sauvignon. Con queste uve si producono sia vini varietali che interessanti assemblaggi, che permettono di fondere armoniosamente le caratteristiche delle diverse varietà di uva. Nel Collio si producono anche vini rossi, in particolare con uve Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. La zona dei Colli Orientali del Friuli è la seconda per fama ed importanza del Friuli-Venezia Giulia, e si trova più a nord-ovest, in provincia di Udine. Qui si produce uno dei vini passiti più ricercati e celebri d’Italia, il Picolit. Un altro vino dolce si produce dalle uve del Verduzzo Friulano, sia passite che di vendemmia tardiva. Come nel Collio, la produzione dei Colli Orientali del Friuli riguarda prevalentemente vini bianchi, in modo particolare da uve Tocai Friulano, Sauvignon e Chardonnay.  I vini rossi dei Colli Orientali del Friuli provengono da uve di vitigni internazionali, come Merlot, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Pinot Nero, mentre fra le uve autoctone a bacca nera risultano molto interessanti lo Schioppettino, il Refosco dal Peduncolo Rosso, il Tazzelenghe e il Pignolo.

Conegliano-Valdobbiadene

Conegliano Valdobbiadene rappresenta la zona storica del Prosecco, che qui si identifica con l’omonima DOCG. Il Prosecco, da quando è stata creata la DOC che ingloba la maggior parte dei territori del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, è rapidamente arrivato a raggiungere primati da record in termini di quantità sui mercati mondiali. Se si ricerca la qualità, il Conegliano-Valdobbiadene Prosecco DOCG è il vino da scegliere, soprattutto quello proveniente dalla limitatissima sottozona di Cartizze, nel tradizionale stile extra-dry. Con la denominazione Colli di Conegliano DOCG, questa zona vinicola di eccellenza ci propone vini rossi di grandissima struttura, basati su vitigni internazionali, e i due passiti Refrontolo e Torchiato di Fregona, vini dolci rispettivamente rosso, dal vitigno Marzemino, e bianco, prodotto a partire dalle stesse uve del prosecco.

Campo Rotaliano

La zona denominata “Campo Rotaliano” rappresenta l’area di produzione del vino Teroldego Rotaliano DOC e comprende un’area di circa 1.200 ettari sulla destra del fiume Adige, di fronte pareti montuose che sovrastano gli abitati di Mezzolombardo e Mezzocorona, attraversata dal torrente Noce. I vigneti sono ubicati ad una quota d 200 – 250 m s.l.m. Il vitigno idoneo alla produzione del vino Teroldego Rotaliano DOC è quindi rappresentato dalla varietà Teroldego. Di colore rosso scuro con riflessi granati, il Teroldego Rotaliano DOC presenta al naso fragranze di frutta matura che richiamano la mora selvatica, il mirtillo e il lampone. Al palato risulta forte, possente, quasi carnoso e avvolgente nella struttura solida e compatta.

Valcalepio

La zona geografica della DOC Valcalepio comprende il territorio dell’area collinare a nord-ovest della città di Bergamo, delimitato a nord dalle Orobie, ad est dal lago d’Iseo ed a ovest dal monte Canto. I vitigni della DOC Valcalepio affiancano al tradizionale Moscato di Scanzo, utilizzato per la produzione di vini dolci passiti (Moscato dio Scanzo DOCG), vitigni a bacca nera internazionali (Merlot, Cabernet) e a bacca bianca quali Chardonnay, Pinot bianco e Pinot grigio, per dare origine alle tipologie bianco, rosso e rosso riserva.

Oltrepò Pavese

L’area della Oltrepò Pavese DOC si inserisce nella fascia appenninica che dal Piemonte si spinge verso l’Emilia-Romagna, un lembo di terra collinoso a sud della Lombardia noto per essere il punto d’incontro di quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna. I vitigni tradizionalmente coltivati nell’area sono la Barbera, il Riesling, la Croatina. Il Pinot Nero è però il vitigno più conosciuto tra quelli coltivati nell’Oltrepò Pavese. Vinificato in rosso, dà vita alla tipologia Oltrepò Pavese Pinot Nero DOCG, mentre vinificato in bianco o in rosato costituisce la base per gli spumanti Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG. I vini bianchi vengono invece prodotti con i vitigni Riesling (soprattutto Italico), Cortese, Moscato, Malvasia, Chardonnay e Sauvignon.

Vernaccia nera

vitigno vernaccia nera

La Vernaccia Nera è un vitigno coltivato nelle Marche, soprattutto nella zona di Serrapetrona, in provincia di Macerata, dove ancor oggi se ne producono quantitativi molto limitati, tanto da poterla considerare una rarità, sia dal punto di vista ampelografico che enologico, con una superficie vitata di soli 45 ettari. Il termine “Vernaccia” sembra provenire dal latino “ver“, Primavera, oppure da “vitis vernacula“, ossia “di casa”, come riportato dal Columella nella sua opera “De re rustica“. Secondo altri il termine potrebbe essere di derivazione più recente e fatto risalire al vitigno di origine francese Grenache o dal suo sinonimo catalano Garnacha. Infatti, esistono chiare similitudini tra quest’ultimo vitigno e la Vernaccia nera coltivata nelle Marche. Inoltre, dal punto di vista genetico, è ormai certa la comunanza di origine sia col Cannonau sardo che col Tocai rosso coltivato nel vicentino, anche se le tre specie continuano ad essere catalogate distintamente nel Registro nazionale varietà di vite. La Vernaccia nera è utilizzata soprattutto per la produzione del vino Vernaccia di Serrapetrona DOCG, spumante rosso ottenuto con la particolarità di sottoporre ad appassimento circa metà (40%) delle uve e procedere alla spumantizzazione dopo l’assemblaggio col vino ottenuto dalle uve non passite. Sempre in purezza, ma anche a volta in assemblaggio con altri vitigni, possiamo trovare la Vernaccia nera in varie DOC locali come il Serrapetrona DOC e i Terreni di San Severino Rosso DOC. Mentre nei Colli Maceratesi DOC Rosso, quando presente, lo è in percentuali minori.

Tintilia

vitigno tintilia

Il Tintilia è un vitigno autoctono presente esclusivamente nel Molise da tempo immemore, ma che è stata oggetto di un progressivo abbandono a causa della sua scarsa produttività. A partire dagli anni 60 è stata progressivamente espiantata e sostituita con altre viti alloctone quali Sangiovese, Cabernet e Merlot, oltre al Montepulciano e all’Aglianico, che grazie alla maggiore produttività assicuravano ai viticoltori rese maggiori. Sembra che il suo nome derivi da “tinta“, cioè dalla intensa colorazione rosso rubino dei suoi mosti, che assumono toni violacei, quasi neri. Grazie al colore e alla forza di questi vini, la Tintilia è da sempre impiegata per irrobustire i vini prodotti nella regione. La Tintilia è un vitigno rustico, di buona vigoria, resistente agli sbalzi termici e alle gelate, adatto quindi al territorio montuoso del Molise, tanto da diffondersi anche nelle zone interne della regione. La Tintilia è stata recentemente riscoperta per la sua capacità di dare vini di elevata qualità. Infatti, grazie al suo grappolo piuttosto spargolo, con acini piccoli e ricchi di vinaccioli, è un vitigno che dà al vino colore, profumi, struttura, buona acidità e un tannino elegante. Per questo motivo la Tintilia è molto versatile e se ne possono trovare prodotti sia freschi e beverini che strutturati ed eleganti. Il vino che si ottiene dalla Tintilia vinificata in purezza ha un colore rosso rubino con riflessi violacei, specie in gioventù. Al naso esprime sentori di frutta rossa, mentre al gusto il vino si presenta pieno, con buona persistenza e presenza di tannini sempre eleganti e mai aggressivi. Il vino della Tintilia predilige affinamenti in acciaio che favoriscono la conservazione delle sue note speziate. Alcuni produttori propongono versioni affinate in legno, ma quasi sempre di secondo e terzo passaggio, per preservare le sue note olfattive.

Schioppettino

Lo  Schioppettino è un antico vitigno autoctono del Friuli-Venezia Giulia, le cui origini risalgono al medioevo. Il suo nome deriva dal friulano, “Scopp“, che richiama il croccare dei suoi acini, oppure il fatto che la sua elevata acidità un tempo provocava la fermentazione malolattica in bottiglia, facendone esplodere il tappo. Lo Schioppettino, chiamato anche Ribolla Nera, oggi è il più noto autoctono friulano a bacca nera insieme al Refosco dal Peduncolo Rosso. Nonostante la sua storia millenaria, all’inizio degli anni ’70 il vitigno era pressoché estinto a causa degli attacchi dell’ Oidio prima e della Fillossera. Molti viticoltori scelsero di sostituire i vitigni autoctoni con vitigni internazionali e lo Schioppettino per anni non veniva neppure catalogato tra le varietà di cui era consentita la coltivazione. La zona storica di coltivazione dello Schioppettino è quella di Prepotto, in provincia di Udine, anche se il vitigno si può trovare in tutta la media collina friulana ed anche in parte in Slovenia. Nel 2008, lo Schioppettino ha ottenuto il riconoscimento di un proprio cru, la Sottozona Schioppettino di Prepotto della DOC Friuli Colli Orientali. I vini prodotti con lo Schioppettino hanno un corredo aromatico molto interessante e vario, con note finemente speziate. Le versioni giovani sono vini freschi, dal fragrante profumo di frutti di bosco. Sono vini colorati, scuri, moderatamente alcolici e dotati di un buon corpo, discreta acidità e una struttura tannica leggera.

Sauvignon

vitigno cabernet sauvignon

Il Sauvignon, assieme allo Chardonnay, è la varietà a bacca bianca più diffusa e famosa al mondo, e da essa si ricavano alcuni fra vini bianchi più conosciuti e ricercati. Il Sauvignon è un vitigno di origine francese, e per la precisione la sua culla è la Valle della Loira, specialmente nei pressi di Sancerre e Pouilly-sur-Loire, famosa per il vino Pouilly-Fumé, ma viene coltivato anche nell’area Bordolese, in particolare nella zona dello Sauterne, dove assieme al Semillon e al Muscadelle rientra nella composizione del famoso vino passito botitrizzato. Il suo nome deriva da “sauvage” (selvatico) quindi l’etimologia corrisponderebbe a quella dei nostri Lambruschi (dal latino “vitis labrusca“, ossia selvatica), con i quali esiste infatti qualche lontana affinità. Ne esistono perlomeno due biotipi, il Sauvignon piccolo o giallo e il Sauvignon grosso o verde, meno diffuso e che corrisponde al Sauvignonasse, vitigno più simile al Tocai Friulano. Il Sauvignon è un vitigno semi-aromatico, ossia in parte caratterizzato da profumi varietali, riscontrabili sia nel vino che nelle bacche mature. Il suo riconoscimento è solitamente immediato, con le sue caratteristiche note di uva spina, ortiche, muschio e pipì di gatto (tipiche dello Sancerre e delle zone centrali della Valle della Loira) oltre che di sambuco e foglia di pomodoro. Il Sauvignon raramente prevede l’affinamento in legno e la sua straordinaria mineralità dà vita a vini di grande spessore, profondi, caratterizzati da note fresche di lime e pompelmo. Viene coltivato con successo anche in California, Australia e Nuova Zelanda. In Italia il Sauvignon ha trovato il suo ambiente ideale sulle marne e le arenarie delle colline del Collio Goriziano e dei Colli Orientali del Friuli, dove domina la scena assieme al Tocai Friulano, rendendo queste zone meta obbligata per ogni amante dei vini bianchi.

Sangiovese

vitigno sangiovese

Il Sangiovese è il vitigno a bacca nera più coltivato in Italia. Le sue origini sono molto antiche e risalgono all’epoca Etrusca, anche se il suo nome appare per la prima volta in scritti risalenti al 1500. Il nome sembra derivare da “sangiovannese” ossia originario di San Giovanni Valdarno, mentre altri sostengono che derivi da “sanguegiovese”, ossia “sangue di Giove”, in riferimento al Monte Giove, nei pressi di Santarcangelo di Romagna. La sua superfice vitata complessiva rappresenta l’11% di quella totale nazionale e copre un territorio che va dall’Emilia-Romagna fino alla Puglia. Il Sangiovese è il vitigno più coltivato in Toscana e con esso si producono alcuni dei più famosi vini della regione, tra i quali Chianti, il Brunello di Montalcino, il Vino Nobile di Montepulciano, il Morellino di Scansano. In Emilia-Romagna il Sangiovese si trova come Sangiovese di Romagna e nei vini rossi dei Colli di Faenza. Lo troviamo anche in Umbria, in purezza o in assemblaggio, in vini come il Torgiano, il Rosso di Montefalco, il Rosso dei Colli Amerini, dei Colli del Trasimeno e dei Colli Martani.  Nelle Marche svolge un ruolo da protagonista insieme al Montepulciano, ad esempio nel Rosso Conero e nel Rosso Piceno. Troviamo il Sangiovese anche nel Lazio e più marginalmente in moltissime altre regioni. Si coltiva anche in Corsica, dove è conosciuto con il nome di Nielluccio. I vini prodotti con Sangiovese in purezza hanno un’acidità piuttosto elevata e un alto contenuto di tannini. Il loro colore è mediamente intenso e la struttura anch’essa media. L’elevata produttività del Sangiovese costringe i produttori ad utilizzare pratiche colturali scrupolose per mitigare la sua irruenza e tenere sotto controllo le rese per ettaro. Spesso per mitigare la sua naturale “ruvidità” il Sangiovese viene assemblato con vini prodotti da altre uve, come il Canaiolo Nero nel Chianti.

Sagrantino

vitigno sagrantino

Il vitigno Sagrantino viene coltivato nella zona di Montefalco, in Umbria, sin dal medioevo. Le prime testimonianze datano all’anno 1100 con la sua storia del Sagrantino legata all’importanza delle comunità religiose in Umbria, da cui anche il nome “Sagrantino”, che sembra fare riferimento al suo uso sacro durante le funzioni religiose. Il vino da Sagrantino oggi più diffuso è la versione secca, ma tradizionalmente se ne produce una passita, legata agli usi sacri e tutt’oggi prevista dalla DOCG Montefalco Sagrantino. Il fenomeno del Sagrantino inizia negli anni ‘90, quando la sua crescente notorietà gli fa abbandonare le vesti di vino rustico per fargli ricoprire il ruolo del grande vino rosso. La sua struttura importante e le intense note fruttate gli aprono i mercati internazionali, dove vi è una grande richiesta di vini intensi all’olfatto e muscolosi di corpo. In tutto sono circa 1000 gli ettari coltivati a Sagrantino, molto pochi per un vino di questa notorietà, che lo rendono un vino estremamente legato al suo territorio. Il vino che si ottiene dal vitigno Sagrantino è famoso per la sua grande intensità, concentrazione e capacità di invecchiamento, grazie all’elevato contenuto polifenolico. Il Sagrantino è una delle varietà più tanniche al mondo e dà origine a vini dal colore viola molto scuro. Al naso è caratterizzato da profumi di frutti rossi, cannella e terra. Il Sagrantino di Montefalco, DOCG dal 1992, è vinificato da uve Sagrantino in purezza, richiede un minimo di 30 mesi di invecchiamento, di cui almeno dodici in botti di legno, a cui deve seguire un ulteriore periodo di affinamento in bottiglia di almeno 4 mesi. Alcuni produttori tendono ad usare la barrique, per ottenere vini di gusto maggiormente vicino alle richieste dei mercati internazionali.

Raboso Piave

vitigno raboso piave

Il Raboso Piave è un vitigno autoctono a bacca nera della provincia di Treviso, derivato presumibilmente dalla addomesticazione di viti selvatiche che crescevano spontaneamente sulle colline attorno al fiume Piave. Le origini del nome Raboso sono incerte. Esso potrebbe derivare dall’omonimo torrente che scorre nell’area del Piave, oppure derivare dall’espressione dialettale “rabbioso”, impressione che si poteva avere assaggiando il vino tradizionalmente prodotto da quest’uva, il cui contenuto spicca per acidità e tannini, che combinati assieme danno un effetto decisamente astringente. Proprio per questa ragione il Raboso è stato da sempre considerato un vitigno “rustico”, adatto per la produzione di prodotti di qualità minore e vini da taglio. Questa interpretazione “tradizionale” del Raboso viene attualmente affiancata da interpretazioni “ingentilite” del vino, prodotte utilizzando attente tecniche di vinificazione, incluso l’appassimento. Oggi il Raboso è alla base delle DOC Piave e Venezia e della DOCG Malanotte del Piave. Il Raboso Piave è coltivato anche nella bassa padovana, attorno al comune di Bagnoli, dove è noto col sinonimo di “Friularo“. Il Raboso Piave non ha nulla a che vedere col Raboso Veronese, se non il nome e l’essere originari della stessa regione, il Veneto. Il colore dei vini Raboso Piave vinificati secondo la tradizione è un rosso rubino intenso, con al naso profumi vinosi che evolvono in note di frutta rossa e di frutti di bosco. Al palato si distingue per la tagliente acidità e la forte carica tannica, più che per la struttura, sostenuta ma non impressionante. Il Raboso dà vini dalla buona predisposizione all’invecchiamento, che vengono spesso affinati a lungo in grandi botti di rovere. La sua caratteristica forte acidità rende il Raboso Piave particolarmente adatto alla produzione di basi da spumantizzare, previa l’accurata vinificazione in bianco delle uve. La tipologia Piave Malanotte invece verte invece su un’altra caratteristica di quest’uva, ovvero la sua predisposizione all’appassimento, per dare vini più corposi, ma anche eleganti, dal tannino più maturo e meno aggressivo, austeri e longevi.

Pinot nero

vitigno pinot nero

Il Pinot nero appartiene al gruppo di vitigni “internazionali” di origine francese, ampiamente coltivati in tutto il mondo e viene considerato uno dei più nobili tra i vitigni a bacca rossa a livello mondiale, con una fama in Italia seconda soltanto al Nebbiolo. Il Pinot nero Il Pinot nero è un vitigno difficile, sia in fase di coltivazione che di vinificazione, che rappresenta una sfida importante per qualunque enologo e porta a risultati variabili di annata in annata persino nelle zone ad esso più vocate. Il Pinot nero è anche un vitigno estremamente sensibile al terroir, per cui si ottengono interpretazioni molto diverse a seconda della zona di produzione. Per tutte queste ragioni in fase di degustazione il Pinot nero pone sia il consumatore che il professionista di fronte ad una delle realtà enologiche più complesse. L’origine del Pinot nero è la Borgogna, con esso vengono creati alcuni tra i più grandi vini rossi del mondo. Il colore neutro della sua polpa lo rende adatto anche alla vinificazione in bianco, ottenendo un vino che risulta la miglior base per la produzione degli spumanti metodo classico, soprattutto in assemblaggio con lo Chardonnay, a cui dà insieme corpo, complessità e anche una notevole longevità. Nello Champagne, soprattutto nella zona della Montagne de Reims, entra in tutte le principali cuvée. In Italia lo troviamo sia vinificato in rosso, soprattutto in Trentino-Alto Adige, nell’Oltrepò Pavese, nel Veneto, nel Friuli, ma anche in Toscana. Vinificato in bianco, rientra nella composizione degli spumanti a metodo classico, dal Franciacorta all’Oltrepò Pavese, al Trento DOC.

Pignolo

vitigno pignolo

Il Pignolo è un vitigno a bacca nera coltivato in Friuli. E’ un vitigno antico, le cui prime notizie della sua presenza nel comprensorio di Rosazzo risalgono alla fine del ‘700. Il vitigno fu successivamente abbandonato a vantaggio di varietà più produttive, tanto che alla fine dell’800 il “Pignùl”, così chiamato in Friulano, spariva dagli atlanti ampelografici. Restavano poche produzioni, non controllate e spesso il Pignolo finiva un uvaggio con altri rossi. Il nome Pignolo deriva da “pigna“, e sono molti i vitigni il cui nome ha questa radice, spesso confusi uno con l’altro. La passione di alcuni vignaioli friulani ha fatto sì che questo vitigno autoctono si salvasse da una estinzione quasi certa e fu così che si arrivò alla rinascita del Pignolo nei primi anni ’80, ma fu solo nel 1995 che il Pignolo entrò nella DOC Colli orientali del Friuli. Il Pignolo friulano viene spesso confuso con la Pignola valtellinese, che poco ha in comune a parte l’etimologia del nome e il colore della bacca. Il vino del Pignolo in purezza è di colore rosso rubino chiaro, di buona gradazione alcolica e acidità, dal gusto armonico, pieno e delicato ed un profumo tipico. Può essere lasciato invecchiare per qualche anno, anche in barrique, con ottimi risultati.

Montepulciano

vitigno montepulciano

Il Montepulciano è una varietà di uva a bacca nera coltivata ampiamente nel centro Italia, in particolare in Abruzzo, Marche e Molise. La varietà ha lo stesso nome del comune di Montepulciano, situato in Toscana, anche se lì non viene utilizzata, visto che il Vino Nobile di Montepulciano DOCG è prodotto con il vitigno Sangiovese ed è comunque certo che i due vitigni non hanno nulla in comune. L’origine del Montepulciano è quasi certamente abruzzese, in particolare della provincia di Pescara, anche se alcune delle massime espressioni enologiche riportano alle Marche, in particolare alla Conero DOCG. Il Montepulciano è la seconda varietà di vite a bacca nera più coltivata in Italia, dopo il Sangiovese e leggermente avanti al Barbera. Il Montepulciano viene utilizzato in varie proporzioni per produrre vini di 50 tipologie DOC e DOCG. Anche se dà ottimi risultati vinificato in purezza, il Montepulciano risponde bene anche negli uvaggi con altre varietà, in particolare con il Sangiovese. I più famosi vini da Montepulciano provengono dall’Abruzzo, dove sono prodotti sulle basse colline e pianure intorno alla costa adriatica nella denominazione Montepulciano d’Abruzzo DOC. I migliori esempi abruzzesi di Montepulciano provengono dal nord della regione, ai piedi delle Colline Teramane (Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG). Altri due vini dell’Italia centrale ottenuti da uve Montepulciano, sono il Rosso Conero (Conero DOCG) e il Rosso Piceno DOC, entrambi marchigiani. In generale, i vini da uve Montepulciano sono apprezzati a livello globale per i loro sapori morbidi, il colore forte e i tannini delicati. Il Montepulciano non ha sviluppato una reputazione solo per i suoi vini da tavola rossi secchi, infatti una notevole eccezione può essere trovata nel Cerasuolo d’Abruzzo DOC, vino rosato luminoso e leggero.