Aglianico del Vulture Superiore DOCG

La denominazione di origine Aglianico del Vulture Superiore DOCG include vini prodotti a partire da uve del vitigno Aglianico e Aglianico del Vulture in purezza, provenienti da una zona che ricade nella parte nord della regione Basilicata, in provincia di Potenza. Essa comprende un territorio di alta e media collina, situato sulle pendici del Monte Vulture, un vulcano spento, la cui vetta maggiore a 1.327 mt s.l.m. e degrada progressivamente verso ovest, lungo il fiume Ofanto e verso Est verso la piana della Puglia, dando vita a pendii che sono sull’intero territorio in esame. I vini della denominazione comprendono le tipologie Aglianico del Vulture Superiore e Aglianico del Vulture Superiore riserva. L’Aglianico del Vulture Superiore DOCG deve essere sottoposto ad un periodo di maturazione minimo di tre anni di cui almeno 12 mesi in contenitori di legno e 12 mesi in bottiglia. La versione Riserva deve passare un periodo di maturazione minimo di quattro anni, dopo un invecchiamento di almeno 24 mesi in contenitori di legno e almeno 12 mesi in bottiglia. Entrambi questi vini hanno buona acidità, mentre il colore è rosso rubino intenso che sfuma verso il rosso granato, con riflessi aranciati nei vini più invecchiati. In tutte le tipologie i profumi sono soprattutto fruttati, ma vi sono anche note floreali tipiche dei vitigni di base, che nei vini più invecchiati  si accompagnano a sensazione speziate dovute al passaggio in legno. Al sapore i vini possono avere un’astringenza residua tipica dei vitigni, ma sono soprattutto caratterizzato dall’ottima struttura, che contribuisce al loro equilibrio gustativo e a garantire la grande longevità.

Aglianico del Taburno o Taburno DOCG

La denominazione Aglianico del Taburno DOCG  comprende i vini  Rosso, Rosso riserva e Rosato, che vengono prodotti con le uve del vitigno Aglianico (min.85%). Il 15% rimanente può essere composta da uve di vitigni a bacca nera, autorizzati per la coltivazione nella provincia di Benevento, in Campania. La zona di produzione della denominazione Aglianico del Taburno DOCG comprende i comuni di Apollosa, Bonea, Campoli del Monte Taburno, Castelpoto, Foglianise, Montesarchio, Paupisi, Torrecuso e Ponte ed in parte il territorio dei comuni di Benevento, Cautano, Vitulano e Tocco Caudio, tutti in provincia di Benevento. Il vino a Aglianico del Taburno rosso DOCG deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno due anni. La versione riserva deve essere sottoposta a un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni, di cui almeno dodici mesi in botti di legno e sei mesi in bottiglia.

Etna

Le pendici dell’Etna, con il suolo lavico e le elevate escursioni termiche, sono un habitat ideale per la vite, con vigneti coltivati fino a 1000 metri di altitudine. La zona vinicola dell’Etna si sviluppa attorno al lato orientale del vulcano, dal comune di Randazzo a nord fino a Santa Maria di Licodia a sud. I terreni della zona partono dal livello del mare per arrivare a più di 1200 metri. I vigneti dell’Etna sono oggi tra i più alti d’Italia e anche del mondo, accanto solo a quelli dell’Alto Adige. I produttori di vino dell’Etna stanno sperimentando i siti posti sulle pendici del vulcano posti ad altitudini il più elevate possibile, per valutare gli effetti sulla produzione dei terreni più neri e ricchi di lava. La tipologia più comune di vino dell’Etna è l’Etna Rosso DOC, di base, prodotto prevalentemente da uve del vitigno Nerello Mascalese con aggiunta fino al 20% di Nerello Cappuccio (noto anche come Nerello Mantellato). L’Etna bianco DOC è invece composto per almeno il 60 percento da uve Carricante, cui si aggiunge il Catarratto, l’uva bianca più diffusa della Sicilia e altri vitigni presenti in quantità minori, tra cui il Trebbiano e la Minnella. Esiste anche un rosato basato anch’esso su Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio.

Marsala

Marsala è un’antica città situata a circa 30 km a sud di Trapani, che, alla fine del ‘700, entrò nella storia enologica d’Italia per il famoso vino liquoroso che porta il suo nome. Nell’800 il Marsala è riuscito a contrastare il dominio del Porto, dello Jerez (Sherry) e del Madeira tra i “vini da viaggio” commercializzati dagli Inglesi e deve la sua notorietà al commerciante Inglese John Woodhouse. Dopo un secolo di sfolgorante notorietà, il Marsala conobbe un periodo di decadenza iniziato circa venti anni fa. Oggi il Marsala, abbandonata l’ingiusta immagine che lo vedeva unicamente relegato all’impiego in cucina, si presenta come un grande vino, capace di straordinaria longevità. Il Marsala è un un vino fortificato (liquoroso) prodotto con uve Grillo, Inzolia, Catarratto e Damaschino. Il Marsala Vergine Stravecchio (con almeno 10 anni di maturazione) è un’esplosione di aromi e sapori, con una persistenza quasi infinita. Il Marsala viene prodotto nei seguenti stili: Fine (almeno 1 anno di maturazione), Superiore (2 anni), Superiore Riserva (4 anni), Vergine o Soleras (5 anni), Vergine Stravecchio o Riserva (10 anni). Esiste inoltre il Marsala Rubino, rosso, prodotto con uve Nero d’Avola, Perricone e Nerello Mascalese.

Murge Occidentali

Le Murge sono una zona condivisa tra le regioni Puglia e Basilicata, la cui parte occidentale, compresa tra le province di Bari e di Barletta-Andria-Trani, coincide con l’area delle tre denominazioni DOCG di Castel del Monte, dedicate al Bombino nero, al Rosso riserva e all’Uva di Troia riserva. Nella zona costiera il vitigno più coltivato è il Moscato bianco, da cui si produce il Moscato di Trani DOC, vino da dessert che rappresenta il fiore all’occhiello di molte delle aziende del territorio. Sono proprie di quest’area anche le uve di varietà Bombino nero, Aglianico e Montepulciano e, a bacca bianca, il Bombino bianco, il Pampanuto, il Greco e la Malvasia bianca.

Vesuvio

I vigneti del Vesuvio si trovano sulle pendici del vulcano, ancora attivo, subito est di Napoli. Si producono qui vini rossi, bianchi e rosati, uno spumante e un vino liquoroso, sia secco che dolce. Il vino bianco è ottenuto da uve del vitigno Coda di Volpe (il cui lungo grappolo ricorda la coda di una) con eventuale aggiunta di Falanghina o Greco. La versione liquorosa è ottenuta dalla stessa miscela. Il rosé e il vino rosso sono invece basati sul vitigno Piedirosso (localmente noto come Per’e Palummo o Palombina), una varietà di vite chiamata così per via delle nodose basi rosse delle viti e la loro somiglianza con i piedi rossi di una colomba, e sullo Sciascinoso (localmente noto come Olivella). Il Lacryma Christi del Vesuvio, sia bianco che rosso, è una tipologia della denominazione Vesuvio DOC che corrisponde ad un “superiore”, con una gradazione alcolica leggermente più elevata rispetto a quelli di base.

Capri e Ischia

L’Isola di Capri vanta una lunga e illustre storia di produzione vinicola. La denominazione Capri DOC copre un vino rosso e uno bianco, il primo prodotto prevalentemente con l’uva Piedirosso, vitigno autoctono campano, diffuso a Capri più in qualsiasi altro luogo, pur essendo ampiamente coltivato anche attorno al Vesuvio per l’utilizzo nei vini Lacryma Christi. Il Capri Bianco è invece ottenuto da uve dei vitigni Falanghina e Greco Bianco.

L’isola d’Ischia è caratterizzata da terreni vulcanici ben drenati e fertili e da brezze marine che temperano il calore estivo. Grazie anche all’altitudine delle colline dove sono posti i vigneti (attorno ai 200 m), le viti trovano qui il loro ambiente ideale. L’isola è piuttosto piccola e i vigneti siano generalmente situati su terrazze. Le difficoltà della gestione delle vigne viene però ripagata da vini di alta qualità, prodotti in sette tipologie: bianco, bianco frizzante, rosso, Biancolella, Forestera, Piedirosso e Piedirosso passito. Ischia è conosciuta soprattutto per i suoi vini bianchi, prodotti con uve del vitigno Biancolella, vitigno coltivato esclusivamente sull’isola, alle pendici del Monte Epomeo. La Forastera è l’altro vitigno a bacca bianca più diffuso a Ischia, ha un ruolo importante, conferendo ai vini bianchi di Ischia il loro sapore fresco e asciutto. I vini rossi sono dominati invece dalle uve Guarnaccia e Piedirosso (localmente noto come Per’e Palummo, ossia “piede di piccione” per la forma e il colore delle radici della vite), con Barbera e pochi altri. I vini prodotti da questa varietà tendono ad avere buoni tannini e gradazione alcolica.

Penisola Sorrentina

Situata al confine delle province di Napoli e Salerno, creando sul mare una barriera lunga circa 20 chilometri, che si protende idealmente in direzione dell’isola di Capri. Una tipicità della zona è il vino rosso frizzante ottenuto dai classici vitigni campani Piedirosso, Sciascinoso e Aglianico. Sorrento è il comune più importante della penisola da cui prende il nome. La zona si trova tra le acque azzurre del Golfo di Napoli e la cresta montuosa che costituisce la spina dorsale della penisola. L’altitudine massima è di 550 metri, sopra Sorrento, al di là della quale si trova la Costiera Amalfitana. Sorrento è uno dei tre comuni della penisola riconosciuti per la qualità dei loro vini. Gli altri sono Gragnano e Lettere, ed in quanto tali, hanno dato il nome alla tre sottozone DOC della Penisola e possono quindi aggiungere il proprio nome al marchio DOC Penisola Sorrentina sulle etichette dei vini. La zona di Sorrento è anche famosa nel mondo per il limoncello, liquore ricavato dall’infuso delle bucce dei limoni, prodotti nei molti limoneti posti su terrazzamenti a picco sul mare. Il Limoncello viene tradizionalmente prodotto in tutta la Penisola Sorrentina e anche nelle isole di Capri e Ischia, anche se al giorno d’oggi la sua produzione è estesa a tutte più grandi isole del Mediterraneo, inclusa la Sicilia, Sardegna e Malta.

Sannio

Il Sannio è la zona collinare a nord di Napoli, situata a cavallo tra le province di Benevento e Avellino, nel cuore della regione Campania. L’area insiste sulla storica regione viticola del Samnium, la terra dei Sanniti, un antico popolo dell’epoca pre-romana. Il suo patrimonio storico è stato menzionato nelle opere di scrittori come Plinio il Vecchio, Catone e Orazio. Le uve provengono da vigneti collinari, dove il clima è ideale per la coltivazione di uve di alta qualità, e le aziende vinicole seguono in genere la tradizione, utilizzando per i loro vini le varietà tradizionalmente coltivate in zona, quali l’Aglianico, la Coda di Volpe, la Falanghina, il Fiano, il Greco, il Moscato bianco, il Piedirosso (localmente noto come Per’e Palummo) e lo Sciascinoso (localmente conosciuto come Olivella). I vini bianchi del Sannio sono basati sui due vitigni Greco e Falanghina, i cui vini nelle versioni spumantizzate sono elaborati col Metodo Classico. Il Sannio Bianco DOC deve contenere almeno il 50% di Greco, assieme a Trebbiano, Coda di Volpe, Falanghina, Fiano e Moscato, mentre il Rosso è basato sul Sangiovese al 50% e la parte rimanente può essere costituita da Aglianico, Barbera e Piedirosso. Ciascuno dei vitigni della denominazione dà anche vita al corrispondente vino varietale. La presenza di cinque sottozone rende la Sannio DOC una delle più complesse d’Italia, contando su più di 300 distinte tipologie di vino.

Gradoli

Il comune di Gradoli si trova non lontano da Montefiascone e le zone vinicole rispettivamente delle denominazioni Est!! Est!! Est!! di Montefiascone DOC e Aleatico di Gradoli DOC in parte coincidono. A Gradoli con l’Aleatico, vitigno semi-aromatico a bacca nera dal sapore simile a quello di un moscato nero, si producono quattro tipologie di vino rosso, “di base”, “liquoroso”, “liquoroso riserva” e “passito”.

Castelli Romani

La zona vinicola dei Castelli Romani ricade nella parte centrale della regione Lazio, per la maggior parte in provincia di Roma e per una quota minore in provincia di Latina. Essa comprende la parte meridionale dell’Agro romano, i Colli Albani, la parte nord-orientale dell’Agro Pontino e l’alta valle del fiume Sacco. I vitigni utilizzati per la produzione dei vini Castelli Romani DOC sono quelli tradizionalmente coltivati nell’area geografica considerata, ossia la Malvasia di Candia, la Malvasia del Lazio ed il Trebbiano toscano, verde e giallo per i vini bianchi; il Cesanese, il Merlot, il Montepulciano ed il Sangiovese per quelli rossi. La DOC Castelli Romani include 3 tipologie di vino bianco (“secco”, “amabile” e “frizzante”), 3 tipologie di vino rosato (“secco”, “amabile” e “frizzante”) e 4 tipologie di vino rosso (“secco”, “amabile”, “frizzante” e novello).

Piglio

Il Piglio è un comune in provincia di Frosinone, che dà il nome alla denominazione Cesanese del Piglio DOCG. Il Cesanese è un vitigno a bacca nera, autoctono della zona, caratterizzato per l’intensità e la complessità dei suoi profumi, per il corpo e per la sua predisposizione all’invecchiamento. I vini sono prodotti con uve dei vitigni Cesanese di Affile e/o Cesanese comune 00% minimo e vitigni complementari, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, per non più del 10%. Il territorio della denominazione è situato sulle pendici dei Monti Ernici, laddove in ampie vallate, in particolare nell’alta valle del Sacco, sono coltivati i vigneti del Cesanese del Piglio. La zona include tutto il territorio comunale di Piglio e Serrone e parte del territorio di Acuto, Anagni e Paliano. La denominazione di origine Cesanese del Piglio DOCG è riferita a 3 tipologie di vino rosso (“base”, “Superiore” e “Riserva”).

Controguerra

La zona geografica della denominazione DOC Controguerra comprende le aree collinari di soli cinque comuni dell’alto teramano (Controguerra, Torano Nuovo, Ancarano, Corropoli e Colonnella), al confine con le Marche. Il vitigno Montepulciano è alla base dei vini rossi, rosato, novello e passito. Nella zona, accanto ad una presenza abbastanza omogenea su tutto il territorio dei vitigni Montepulciano e Trebbiano Abruzzese, base rispettivamente dei vini rosso e bianco, si rileva la presenza altrettanto diffusa di altri vitigni quali la Passerina, il Pecorino, il Cabernet, il Merlot, che utilizzati in uvaggio con i vitigni principali caratterizzano i vini dell’area della Controguerra DOC. Il vino passito, sia bianco che rosso, se invecchiato per 30 mesi a decorrere dal 31 marzo dell’anno successivo alla vendemmia in caratelli di capacità massima di 500 litri, può portare in etichetta la menzione “Annoso. I vini spumanti metodo classico devono subire un periodo minimo di permanenza sui lieviti di diciotto mesi, mentre per il millesimato il periodo minimo è di ventiquattro mesi. Il vino rosso riserva può essere immesso al consumo dopo un periodo di invecchiamento non inferiore a 24 mesi, di cui 6 mesi di affinamento in bottiglia.

Serrapetrona

Nelle colline dell’entroterra in provincia di Macerata, attorno al comune di Serrapetrona, si coltiva la Vernaccia nera, un vitigno autoctono di questa località che viene utilizzato per la produzione del vino DOCG Vernaccia di Serrapetrona. La Vernaccia nera ha una superficie totale dei vigneti di appena 45 ettari. Anche se di recente riscoperta, è stata la prima nelle Marche a ottenere il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG). Il vino Vernaccia di Serrapetrona è uno spumante rosso prodotto nelle versioni secco e dolce, utilizzando un sistema piuttosto particolare. Infatti, dopo la vendemmia, una parte delle uve sono vinificate in rosso, mentre una parte viene lasciata ad appassire in modo da concentrare la quantità di zuccheri. Le uve appassite sono quindi pigiate e il mosto si aggiunge al primo vino, provocando una seconda fermentazione. La spumantizzazione della Vernaccia di Serrapetrona con il metodo Charmat dona al vino la caratteristica spuma rosa e i suoi aromi inconfondibili.

Piceno e Offida

Il Piceno è l’ampia zona vinicola a sud di Ancona, che abbraccia la provincia di Ascoli Piceno, nella quale si coltivano i vitigni a bacca nera Montepulciano e Sangiovese, che danno vita alla denominazione Rosso Piceno DOC, e quelli a bacca bianca Passerina e Pecorino, che caratterizzano le tipologie dei vini delle denominazioni Offida DOCG, Terre di Offida DOC e, assieme al Trebbiano toscano, Falerio DOC, con il vino Falerio dei Colli Ascolani, nelle tipologie bianco o Pecorino in purezza.

Conero

Il monte Conero è un rilievo dell’Appennino umbro-marchigiano, alto 572 m s.l.m. e situato sulla costa del mare Adriatico, nelle Marche. Fa parte della provincia di Ancona e il suo territorio è compreso nel comune del capoluogo e di quello di Sirolo. La costa di questo monte è chiamata Riviera del Conero e su tutto il promontorio che esso delinea si estende il Parco regionale del Conero. La zona vinicola del Conero si trova sulle retrostanti colline, caratterizzate da una morfologia dolce ed omogenea, ove insistono i vigneti. Sono presenti vitigni anche non autoctoni ma che hanno eletto come habitat questa parte delle colline del Monte Conero grazie al clima temperato ed ai terreni che contribuiscono ad esaltare le loro intrinseche potenzialità. I vitigni più caratterizzanti che vi si coltivano sono il Montepulciano e il Sangiovese, che vinificati e assemblati danno vita al vino DOC Rosso Conero. La versione riserva, con un periodo di maturazione di almeno due anni costituisce il vino della denominazione Conero DOCG.

Orvieto

Orvieto nel passato rappresentava uno dei pochi grandi nomi dell’enologia Italiana, ma la sua fama era dovuta più alle quantità prodotte e alla diffusione del vino che alla sua qualità. Negli ultimi anni il territorio sta progressivamente recuperando il terreno perduto ed i suoi vini, soprattutto i bianchi e i “Muffati“, passiti prodotti con uve attaccate dalla muffa nobile, la “Botrytis Cinerea“, sono ovunque conosciuti ed apprezzati. Il Procanico è il nome con cui è noto nella zona il Trebbiano Toscano, ma anche il Verdello, il Grechetto, il Drupeggio (Canaiolo Bianco) e la Malvasia Toscana sono i vitigni coltivati nel territorio. I bianchi sono prodotti anche nelle versioni Classico, Superiore e Classico Superiore. I rossi (Rosso Orvietano DOC), sono presenti sia come assemblaggi che come vini monovarietali, con il Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot Nero, Ciliegiolo, Canaiolo Nero e Aleatico.

Montefalco

L’area di Montefalco si trova a circa 40 chilometri ad est di Perugia e, come la vicina Torgiano, anch’essa condivide sia la denominazione DOC che DOCG. Ai vini prodotti esclusivamente con Sagrantino, nelle versioni secco e passito, è riconosciuta la Montefalco Sagrantino DOCG. Il Sagrantino è un vino robusto e possente, con una carica tannica notevole e una rilevante ricchezza organolettica, capace di produrre vini apprezzati in tutto il mondo. A Montefalco si producono anche vini DOC nelle tipologie bianco e rosso. Il Montefalco Bianco è prodotto con Grechetto e Trebbiano Toscano, mentre il Montefalco Rosso è prodotto con uve Sangiovese e Sagrantino e disponibile anche nella tipologia riserva.

Torgiano

Torgiano si trova a pochi chilometri a sud di Perugia in un’area riconosciuta sia come DOC sia come DOCG. Torgiano è stata la prima zona dell’Umbria a raggiungere il traguardo della DOC, riconosciuta nel 1968 e della DOCG nel 1990. Il Torgiano Rosso Riserva è l’unico vino DOCG di questa zona, e viene prodotto prevalentemente con uve dei vitigni Sangiovese e Canaiolo Nero. I vini DOC di Torgiano sono molti, sia bianchi, che rossi, rosati e spumanti. Il Torgiano bianco è prodotto con Trebbiano Toscano e Grechetto e si affianca ai monovarietali a base di Chardonnay, Pinot Grigio e Riesling Italico. Il Torgiano rosso DOC è prodotto con Sangiovese, Canaiolo Nero e in piccola parte Trebbiano Toscano. Vi sono poi i vini monovarietali da Cabernet Sauvignon e Pinot Nero. Il rosato è prodotto con lo stesso uvaggio del Torgiano Rosso.

Carmignano

La zona di produzione della denominazione Carmignano DOCG corrisponde ai terreni collinari dei comuni di Carmignano e Poggio a Caiano, in provincia di Prato. Essa è riservata al vino rosso, fermo, ottenuto a partire da uve del vitigno Sangiovese (min.50%), Canaiolo nero (max.20%), Cabernet Franc e Cabernet sauvignon (10-20%) e una eventuale aggiunta di uve bianche (max.10%) dei vitigni Trebbiano toscano, Canaiolo bianco e Malvasia del Chianti. Il Carmignano è un vino rosso da invecchiamento, strutturato e al tempo stesso elegante ed armonico con un bouquet fine ed intenso.